ROMA – Con la tassa Iva sulla tassa dei rifiuti (Tia) il Governo si “ruba” (perché non potrebbe) un miliardo l’anno. Nella bolletta della tassa sui rifiuti è compreso un 10% di Iva che il Governo incassa ma che la Corte Costituzionale e la Cassazione considera illegittimo. Illegittimo perché la legge vieta di imporre una tassa su una tassa. Il Governo, che non vuole rinunciare al miliardo di euro annuale intascato con l’Iva, obbliga l’Agenzia delle Entrate a proseguire nella raccolta infischiandosene delle sentenze che fanno divieto di imporre quel 10% supplementare e iniquo. Quella non è un a tassa dice, è una tariffa che per un servizio reso e come tale è suscettibile di imposizione Iva. In effetti si chiama TIA, tariffa igiene ambientale.
Una questione semantica? Non esattamente, visto che la giurisprudenza, al più alto grado di deliberazione, ha stabilito che quella non è una tariffa ma un’imposta. Tariffa cioè solo di nome perché il conto, quello che c’è scritto sulla bolletta, non corrisponde alla quantità di servizio reso. Non è proporzionale l’entità dell’imposta alla quantità di rifiuti prodotti individualmente. Questo spiegava la Corte Costituzionale nel 2009. Il Governo non se ne è dato per inteso e pur di non rinunciare alla sostanziosa gabella, ha provato a cambiare la legge, anche per arginare tempestivamente la pioggia di ricorsi e richieste di rimborso avanzate da cittadini e associazioni di consumatori. Nessuno ha ottenuto un euro di indennizzo perché, nonostante le sentenze favorevoli, il gettito era stato immediatamente dirottato dalle imprese che forniscono i servizi allo Stato esattore.
Il Governo ci ha provato a normare a suo vantaggio la questione inciampando però in qualche tentativo maldestro. Come il comma della manovra estiva del 2010 che inseriva il codicillo per cui la tariffa “non è tributaria” ma riferendosi alla legge sbagliata (quella cui si riferiva al codice ambientale 2006 mai attuato e finiva per applicarsi a una del 1997 introdotta dal decreto Ronchi). Prima la Corte dei Conti poi la Cassazione si sono incaricati di scoprire la goffaggine degli interventi (nel 2012 la Cassazione definiva l’identità fra le due leggi prospettata dal Governo “una forzatura logica del tutto inaccettabile”).
Di restituire quella tassa sulla tassa della “monnezza” il Governo non ci pensa proprio: nel 2013 arriverà la Tares federalista che sostituirà la tariffa. Si prevedono altri dolori fiscali con i Comuni ansiosi di esercitare la facoltà di alzare a suo piacimento le tariffe, visto che “dovranno coprire integralmente i costi del servizio” (Sole 24 Ore). Sarà una tassa a tutti gli effetti, e che tassa. A quel punto la maggiorazione Iva non servirà più…
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