Terna e Snam. I risultati del monopolio e le ambizioni di Cattaneo

Pubblicato il 22 Marzo 2012 - 07:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Trionfalismo senza ritegno per Terna e il suo amministratore delegato, Flavio Cattaneo, che di strada ne ha fatto da quando si occupava della Fiera di Milano e frequentava Ignazio La Russa e Paolo Berlusconi. All’epoca aveva l’aria spiccia di un bravo milaneis, la sfumatura alta che aveva mantenuto nel passaggio alla Rai, dove però la corporatura si era fatta un po’ più cicciottella. Oggi si è affinato, si è fatto crescere baffi e capelli al punto da assomigliare, non solo nel cipiglio ma anche nell’aspetto, a Massimo D’Alema.

I risultati gli sorridono: utile lordissimo (ebitda)di 1,2 miliardi, utile netto teorico (senza effetto fiscale Monti) di 465 milioni su un fatturato di 1,63 miliardi. Però molti notano che non è un’impresa come produrre automobili per un mercato in declino: di fatto Terna è monopolista, il suo mestiere è più sicuro di una licenza per stampare denaro. Quel poco di mercato che è stato aperto nell’energia è a valle, ma se uno vuole spostare elettricità da un capo all’altro dell’Italia da lì deve passare, è come un’autostrada: e a Terna devi pagare il pedaggio. Sono mestieri sicuri, dove devi calibrare gli investimenti e non fare grandi errori, ma dove il rischio di mercato è zero, non c’è concorrenza, non ci sono alternative.

Quel che stupisce che nel trionfalismo di questi giorni nessuno si sia posto la domanda se non sarebbe decente da parte di Terna ridurre un po’ i suoi profitti da monopolio, riducendo le sue tariffe d’accordo con i suoi trasportati che quei risparmi siano trasferiti agli utenti, cioè agli italiani.

In questi  giorni c’è un gran fermento perché una fusione fra Terna e Snam è stata inventata come una delle possibilità per eludere la richiesta della Bce di privatizzare in modo estensivo i servizi pubblici. La lettera della Bce a Berlusconi nello scorso agosto parla specificamente di servizi locali, ma il contesto, incluso quel che è successo in Grecia, punta al pesce più grosso, Eni e indotto. Da mesi,in pratica dal suo insediamento, è opinione diffusa che questo fosse uno dei principali obiettivi dati al Governo di Mario Monti dal sistema finanziario globale che lo ha portato a palazzo Chigi dopo avere fatto saltare il troppo deludente e troppo sclerotico Berlusconi.

Per Cattaneo sarebbe un’apoteosi e il fatto che la sinistra si giri da un’altra parte quando si parla di questi temi fa supporre che la somiglianza con D’Alema qualche speculare effetto sugli atteggiamenti politici lo abbia portato.

La situazione dello scorporo Snam è complessa e contorta e è difficile per un lettore comune seguire gli intrecci tracciati da Antonella Olivieri sul Sole 24 Ore. Difficile è anche, per una persona di buon senso, capire cosa c’entrino una rete che porta elettricità e una che porta gas. Olivieri cita non attribuiti studi secondo i quali dalla fusione si avrebbero risparmi per 100 milioni di euro, ma si sa che quando si vuole dimostrare la bontà di un progetto i consulenti di alto bordo fanno schizzare fuori savings da tutte le parti, tanto, quando i savings non ci saranno, tutti si saranno scordati quelle promesse.

In ballo ci sono interessi contrapposti, c’è l’interesse strategico dell’Italia (ma strategico e sostenibile sono tra le parole più abusate negli ultimi tempi) alla distribuzione di energia come elettricità e gas; c’è l’interesse dell’Eni di non vedersi sfilare il valore della Snam, che in Borsa capitalizza 13 miliardi di euro contro i poco meno di 6 di Terna; c’è l’interesse degli azionisti di portarsi a casa le azioni Snam, come un super dividendo straordinario: ma in Italia la tendenza è di privilegiare gli interessi della società rispetto a quelli degli azionisti; ci sono le ambizioni imperiali di Cattaneo al quale è peraltro difficile dare torto, dal suo personale punto di vista.

Per farsene un’idea, basta leggere  l’articolo di Alberto Nosari su Affari e Finanza (supplemento settimanale di Repubblica), in cui si parla dei piani futuri di Terna, con le parole che Nosari, vecchio, serio e affidabile reporter finanziario già del Sole 24 Ore, attribuisce a Cattaneo: “Oggi «abbiamo oltre 300 cantieri aperti per un valore di 2,9 miliardi e in via di autorizzazione ci sono opere per altri due miliardi, mentre nel 2012 partiranno i cantieri di tre attività strategiche con investimenti complessivi pluriennali per 500 milioni: l’elettrodotto a 380 kV FoggiaBenevent (105 chilometri di lunghezza tra Puglia e Campania), la linea a 380 kV TrinoLacchiarella (94 chilometri tra Lombardia e Piemonte), l’elettrodotto a 380 kV DoloCamin tra Venezia e Padova». Iniziative che consentiranno «risparmi annui per circa 130 milioni per sistema e cittadini»

Nosari poi parla anche degli altri progetti in cantiere: “Nel contempo proseguiranno i lavori iniziati nel 2011 per il ponte elettrico SorgenteRizziconi tra Sicilia e Calabria per circa 700 milioni di investimento, e si procederà con il piano di ammodernamento e razionalizzazione delle grandi aree metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova) per un investimento complessivo di un miliardo di euro.

Prossimo obiettivo di Terna dovrebbe essere il tentativo di espandersi all’estero, come scrive anche Nosari: infatti “l’estero, ricorda Cattaneo, «avrà quindi in futuro una valenza strategica [ancora] in quanto parte degli investimenti del Gruppo sarà destinata alla realizzazione di nuove interconnessioni elettriche che si aggiungeranno alle 22 già esistenti e daranno all’Italia un ruolo sempre più centrale nel Mediterraneo e in Europa”. 

Vien solo da dire: Cattaneo, occhio alla penna e soprattutto alla macchinetta calcolatrice. Giocare in Italia è una cosa, giocare fuori confini un’altra.