Eternit, Schmidheiny condannato a 18 anni. Al Comune di Casale 30 milioni

Pubblicato il 3 Giugno 2013 - 15:54 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Niente sconti in Appello. Anzi: i giudici di secondo grado aumentano la pena. E’ stato infatti condannato a 18 anni di reclusione l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eternit. In primo grado era stato condannato a 16 anni. Al comune di Casale Monferrato, il Paese che più ha pagato in termini di vittime la vicenda Eternit,  i giudici hanno riconosciuto un risarcimento da 30,9 milioni di euro.  Risarcita, con 20 milioni di euro, anche la regione Piemonte.Schmidheiny era accusato di disastro doloso come l’altro imputato al processo, il belga Louis De Cartier, scomparso però a 92 anni pochi giorni prima del verdetto di Appello. Per gli imputati il pm Raffaele Guariniello aveva chiesto 20 anni di pena. 

La Corte d’Appello di Torino ha ritenuto il miliardario elvetico responsabile di disastro anche per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli e Rubiera così come chiesto dall’accusa.    Per quel che riguarda l’altro imputato, il barone belga Louis De Cartier, i giudici si sono pronunciati direttamente per l’assoluzione per alcuni degli episodi contestati, mentre hanno dichiarato il non luogo a procedere data la morte dell’imputato per gli altri.    La lettura del dispositivo, che si preannuncia piuttosto lunga, e’ proseguita con l’elenco dei risarcimenti alle numerose parti civili.

Resta però sospesa la questione risarcimenti. Con De Cartier morto e la posizione stralciata i tempi si allungano. I parenti delle vittime dell’eternit rischiano di dover attendere ancora diversi mesi.

I numeri sono sconcertanti. Sono oltre seimila le parti civili, quasi tremila i morti e i malati per la fibra killer, almeno 2.300 le vittime negli stabilimenti italiani, a partire dal 1952, di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Millecinquecento solo i morti a Casale, lo stabilimento più grande in Italia, chiuso nel 1986. Per tutti loro non ci sarà alcun risarcimento.

(Foto LaPresse)