Tavola calda Senato: pasta, branzino, dessert 10 euro. E no carta di credito

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Luglio 2014 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tavola calda Senato: pasta, branzino, dessert 10 euro. E no carta di credito. Il mitico ristorante del Senato, chiuso da Renato Schifani allorché venne fuori che i lauti e preziosi pasti erano fissati a prezzi politici (cioè lo Stato Pantalone pagava la differenza tra i 10 euro di conto e i 30 di prezzo reale), è rinato sotto l’insegna più sobria e cheap di self service, di una anonima tavola calda. Peccato, però, che (a parte vino ed extra) a richiesta vengano sfornati piatti appena cucinati e che il menù sia sempre a prezzi politici, specie rispetto agli infrequentabili, per le tasche, ristoranti del centro storico a Roma.

“Pennette, branzino, dessert, acqua” a 10 euro c’è scritto nel menù. Anche l’ambiente, il decòr sono gli stessi (a parte l’assenza di cerimoniosi camerieri in livrea). Come gli stessi sono i privilegi. Che dire, per esempio, del fatto che alla cassa non si accettino carte di credito, nell’epoca della fissazione (peraltro giusta) della tracciabilità assoluta dei contanti e dell’obbligo di Pos perfino in spiaggia? In ogni caso, la frequentazione è assolutamente bipartisan, grillini compresi.

Qui è venuto a pranzo Beppe Grillo nella sua ultima trasferta, bofonchiando che comunque era un privilegio da casta, qui comunque continuano a tornare anche i suoi uomini, a cominciare dall’agguerritissimo Andrea Cioffi, qui hanno pranzato Nichi Vendola e Dario Stèfano prima di andare a colloquio con Giorgio Napolitano. E sempre qui tornano anche gli ex, come una vecchia gloria ecologista come Alfonso Pecoraro Scanio, seduto poco distante da coppie (politiche) collaudate, come Ichino-Tonini o Romani-Caliendo. (Sonia Oranges, Il Messaggero)

Tavola calda Senato: pasta, branzino, dessert 10 euro. E no carta di credito

Tavola calda Senato: pasta, branzino, dessert 10 euro. E no carta di credito