Matteo Renzi figlio buono di Berlusconi. Scalfari: primo violino non direttore

di Sergio Carli
Pubblicato il 27 Aprile 2014 - 12:17 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi figlio buono di Berlusconi. Scalfari: primo violino non direttore

Matteo Renzi da Maria De Filippi ad Amici. A Scalfari il tipo proprio non va giù

Matteo Renzi è il figlio buono di Berlusconi, ma al massimo può essere un eccellente primo violino; un direttore d’orchestra no: parola Eugenio Scalfari che chiude con una piccola dose di curaro il suo articolo della domenica su Repubblica in cui da un paio di settimane china il capo a superiori volontà e assolve, sempre con beneficio di inventario, Matteo Renzi dalle sue ciarlatanate, per poi lanciargli sott’acqua, come il pallanuotista che Scalfari non risulta essere mai stato, un terribile calcio all’inguine.

Questa volta Scalfari ha scritto che

“il centrosinistra, il riformismo radicale del Pd forgiato dall’Ulivo di Romano Prodi e messo a punto da Walter Veltroni col programma del Lingotto, sarebbe la sola risposta seria”

ai mali dell’Italia di oggi.

“Purtroppo non è quella di Renzi. L’attuale presidente del Consiglio è, come più volte ho detto, il figlio buono di Berlusconi, il principe di seduttori; i programmi vincolati alla coerenza non sono il suo forte. Il seduttore vive di annunci e aspira alle conquiste. È un dongiovanni come Berlusconi: non si innamora ma vuole sedurre. Se la seduzione non funziona, cambia obiettivo e sposta il tiro. La sua donna Elvira è la Boschi, come la Gelmini lo è per il Berlusca. Il suo Leporello è Delrio come per l’altro è stato Dell’Utri”.

Qui Scalfari paga pegno a un dogma della sinistra contro Maria Stella Gelmini, infamata solo perché uscita da sotto l’ala protettrice di Berlusconi, mentre Maria Elena Boschi, certo più bella ma non più furba, non può essere certo considerata all’altezza della Gelmini.

La proporzione Gelmini sta a Boschi come Delrio sta a Dell’Utri è offensiva un po’ per tutti, perché Marcello Dell’Utri, oggi latitante o quasi, e quindi per definizione persona da mettere all’indice e alla quale infatti tanti che gli devono molto hanno girato le spalle, è stato un colosso del mondo dell’editoria, dei cui incoraggiamenti molti che oggi lo aggrediscono sui giornali una volta erano orgogliosi; mentre Delrio, persona fino a prova contraria certamente inattaccabile dal punto di vista giudiziario, non ha finora dimostrato grandi capacità se non quella di sistemare la ex segretaria e montare quel po’ po’ di caos che sono le ex Province.

Prosegue Scalfari:

“Bastano forse questi nomi per comprendere che la qualità di Renzi è cento volte maggiore di quella dell’ex cavaliere. Ma si tratta pur sempre di due dongiovanni, con una differenza di fondo: Berlusconi finirà nell’abbraccio d’un Convitato di pietra che metterà la parola fine alle sue imprese. Renzi troverà invece un Figaro che venda per lui una “pomata fina” di ottima qualità. Ormai Renzi fa parte dei quadri della politica ed ha le qualità e la grinta per rimanerci. Potrà essere un eccellente primo violino; un direttore d’orchestra no. Sebbene nello strano Paese che è il nostro tutto possa accadere”.