Liù, il cane che fiuta i tumori: ci prende al 98%

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Dicembre 2017 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA
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Liù, il cane che fiuta i tumori: ci prende al 98%

ROMA – Diagnosticare un tumore solo annusando una persona. Il cane Liù è stato addestrato a scovare il cancro alla prostata dalle urine dei pazienti e mette a segno la diagnosi giusta nel 98 percento dei casi. Liù, il pastore tedesco dell’esercito addestrato a Grosseto, da cinque anni lavora con gli specialisti dell’ospedale Humanitas di Castellanza e si è rivelato utilissimo perché in grado di rilevare tracce della malattia quando ancora non si è sviluppata.

Nicola Pinna su La Stampa scrive che il naso del cane Liù è molto più affidabile e preciso delle macchine utilizzate in reperto:

“«Ci ha dimostrato che il tumore ha una molecola caratteristica, anzi caratterizzante, e per questo il cane riesce a riconoscerla subito grazie al suo olfatto – sottolineano i medici dell’urologia – Con l’aiuto del cane, da questo momento in poi, speriamo di individuare questa molecola e di riuscire a isolarla. A quel punto la diagnosi precoce e la prevenzione saranno molto più semplici».

Il risultato più stupefacente di questa sperimentazione si è ottenuto quando il conduttore e i veterinari dell’Esercito temevano che Liù avesse commesso un errore inspiegabile e inaspettato. «Temevamo che fosse entrata in confusione – racconta il colonnello Lorenzo Tidu – Segnalava qualcosa di strano sui campioni di un paziente a cui i medici avevano diagnosticato un tumore alla vescica. Era strano perché Liù è addestrata a riconoscere solo il cancro alla prostata e per questo credevamo fosse incappata in un clamoroso errore. E invece si è scoperto successivamente che quel paziente aveva sviluppato anche il tumore alla prostata»”.

L’esperimento con Liù è iniziato nel 2012, solo un test che si è rivelato decisamente interessante, spiega il colonnello Tidu:

“Il ministero della Salute per ora non consente che la diagnosi sia eseguita solo con il fiuto del cane. E per questo tutti i pazienti sono stati prima sottoposti ai normali protocolli medici e dopo Liù ha fatto la sua analisi. Tra i campioni che ha dovuto “fiutare” sono stati inseriti anche quelli di pazienti sani e così ne abbiamo accertato l’attendibilità”.

Le sue straordinarie competenze, Liù le aveva dimostrate anche durante la sua prima occupazione in divisa. Sempre al fianco del sergente Paolo Sardella, che per lei non è un semplice conduttore ma una specie di papà molto generoso. «E’ entrata in servizio nel 2010 con la specializzazione della ricerca degli esplosivi. Era uno dei cani del centro cinofilo che l’Esercito impiega in svariate situazioni: negli scenari operativi all’estero ma anche per supporto alla Protezione civile in caso di calamità o per scopi di sicurezza come è avvenuto durante l’Expo. Insieme, siamo stati in Kosovo, ma dopo qualche mese Liù è stata scelta per partecipare a questa sperimentazione scientifica».

Il progetto dell’ospedale di Castellanza ha raccolto subito l’entusiasmo del ministero della Difesa: medici e militari da cinque anni combattono insieme la guerra ai tumori. Il lavoro si svolge un po’ nei laboratori dell’Humanitas e un po’ nel centro veterinario militare di Grosseto. «I medici ci fanno arrivare i campioni delle urine dei pazienti sottoposti a controllo e nel suo ambiente abituale il cane esegue con calma tutti i suoi test. La prima fase dell’addestramento è servita a insegnargli a distinguere gli odori caratteristici. Esattamente come si fa per la ricerca degli esplosivi. Ogni volta che riconosce quell’odore caratteristico, ma solo in quel caso, Liù si siede e noi così possiamo capire il messaggio che vorrebbe farci arrivare. Un lavoro che per gli uomini e la scienza è tanto importante, per il cane è un divertimento. Che, nella sua testa, ha un solo obiettivo: conquistare una dose in più di crocchette e il suo giocattolo preferito»