Carceri affollate. Rivedere i reati, condizioni affido diverse o nulla cambierà

Carceri affollate. Rivedere i reati, condizioni affido diverse o nulla cambierà
Annamaria Cancellieri, alle prese con il problema del sovraffollamento carcerario

Come risolvere i problemi delle carceri e del sovraffollamento carcerario si sa, è un problema annoso e sempre foriero di discussioni che puntualmente e con maggiore forza si ripropone ogni estate, come se il fresco settembrino alleviasse il disagio di una popolazione detenuta costretta a vivere in strutture fatiscenti ed in condizioni inaccettabili in un paese civile.

Quindi ancora una volta si è dato il via alla girandola di proposte tutte accomunate da un unico denominatore, non intervenire in maniera organica sul trattamento penitenziario, quando è indispensabile invece farlo e farlo in modo consono al dettato costituzionale oltre che in linea con gli impegni internazionali.

E già, perché tra le altre cose anche la Corte Europea ha condannato l’Italia per il trattamento inumano reso ai nostri detenuti.

E attenzione, poiché il provvedimento della Corte non è stata una generica ramanzina al governo ma si è tradotta in una sanzione pecuniaria che l’Italia sarà tenuta a pagare per aver costretto la popolazione carceraria a vivere in condizioni inaccettabili.

Un costo economico dunque per l’Italia che dovrà quindi porre fine a questa situazione, pena un salasso economico che non possiamo permetterci.

Tuttavia, ancora una volta, gli interventi proposti non appaiono risolutivi, come del resto tutti quelli che si sono succeduti in questi anni, vedi gli effetti dell’ indulto, vanificati in pochi mesi o quelli del decreto “svuota carceri” (peraltro ad efficacia transitoria) che non ha sortito i risultati sperati tanto che a distanza di pochi mesi siamo costretti a riparlare di interventi risolutivi del sovraffollamento carcerario.

No, è evidente che una soluzione può essere solo strutturale, insomma mettere mano al sistema penale ed al trattamento penitenziario in maniera organica.

Certo, la riforma dell’ istituto della liberazione anticipata (concessione di 60 giorni di sconto di pena anziché 45 ogni semestre scontato) può comportare un significativo ridimensionamento della popolazione carceraria.

Tuttavia, a che servirà se poi in carcere si continuerà a finire anche per violazioni di non particolare allarme sociale? A cosa servirà ridurre momentaneamente la popolazione carceraria se poi per essere chiamati a fruire dalle misure alternative alla detenzione sarà sempre necessario essere nelle condizioni in cui ben pochi si trovano, tra i tanti detenuti afflitti da povertà e marginalità?

Una casa, un lavoro, questo è necessario per un programma di affidamento ai servizi sociali meritevole di accoglimento da parte del Tribunale di Sorveglianza

Quanti detenuti credete sarebbero tali se avessero casa e lavoro?

Ovviamente ci riferiamo alla criminalità bagattellare, quella spicciola fatta di “pericolosi” senegalesi che spacciano paccottiglia di quattro soldi per le nostre strade ma che violano l’ordine finanziario costituito e sempre ben tutelato da leggi come quelle sul copyright, oppure piccoli pusher tossici costretti a spacciare per conto della criminalità organizzata e cosi via seguitando.

Ebbene sono loro che sovraffollano le nostre carceri con buona pace degli strepiti da bar dello sport secondo cui “in galera in Italia non ci va nessuno”

Ebbene è chiaro che sino a quando non si ripenserà al modo di punire la devianza, a patire le condizioni disagevoli saranno sempre i più deboli.

Ed allora fermo restando un’auspicabile depenalizzazione di un gran numero di reati di non speciale rilevanza, è arrivato il momento di affrontare radicalmente il problema del trattamento sanzionatorio, permettendo al giudice di non essere vincolato nell’ infliggere la sola pena della reclusione (o quella pecuniaria ove prevista), consentendogli di applicare immediatamente una misura alternativa senza necessità di passare attraverso il Tribunale di Sorveglianza , comminando direttamente, già nella fase della cognizione, la detenzione domiciliare, almeno per alcune tipologie di reato.

Una rivoluzione soprattutto culturale nel nostro panorama giudiziario, che postula uno sforzo coraggioso ed anticonformista, il che non è poco con i tempi che corrono.

Esistono varie proposte in merito e vale la pena di approfondirle se davvero si vuole porre fine a questi ridicoli rattoppi estivi a dei problemi che hanno a che fare con la nostra civiltà più che con i fenomeni atmosferici.

 

 

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