Parlamento, candidati. Soldi al partito per la poltrona? Giusto

I candidati destinati a entrare in Parlamento hanno sborsato o promesso di sborsare dai 35 mila euro (Pd) a 25 mila euro (Pdl). Apriti cielo. L’antipolitica dei giornali e degli opinionisti si scatena. “Pagano per entrare in Parlamento”, il giudizio più benevolo, fino a “35 mila euro per comprare la poltrona”, quello più sguaiato. Il fondo del barile è toccato. Della politica, non ci va più bene niente, a costo di forzare le cose e di trasformare in guano anche quelle buone.

Che i candidati destinati al seggio partecipino alle spese di campagna elettorale è storia vecchia e risaputa. E’ stato sempre così. I parlamentari dei partiti tardizionali o dei partiti nati dai vari predellini hanno sempre versato una quota della indennità alle casse del partito. I parlamentari del Pci versavano la metà a Botteghe Oscure e alle federazioni. Era il partito, infatti, a farsi carico delle campagne elettorali, non i singoli. Persino quelli del Pdl -nonostante il ricco sfondato leader Berlusconi– hanno l’obbligo di versare, e quest’anno il Cavaliere ha anche chiuso i suoi personali rubinetti a quel che si vede.

Questa è storia, non chiacchiera da bar.

Stupisce che proprio ora venga posta la questione come “immorale”. Invece oggi più che ieri, il contributo è giustificato. Il Porcellum, infatti, non prevede la preferenza, dunque non prevede la campagna elettorale “ad personam”. Sono i partiti a farsi carico della ingente spesa (decine di milioni) che servono per affrontare le elezioni in ogni angolo d’Italia. E gli eletti devono al partito la loro elezione, è giusto che diano un aiuto alla cassa. Primarie o non primarie, senza preferenze il seggio non se lo conquista nessuno da solo. Vale il simbolo, non la faccia del numero 6 o 7 o 8 in lista.

O forse andava meglio quando le preferenze obbligavano i candidati a investire ingenti somme o a pagare un tot a voto? Forse no, se sono veri i disastri di corruzione che a quel metodo sono seguiti. Meglio il finanziamento delle lobby, che poi recuperano a modo loro? O meglio il contributo personale che meglio giustifica la misura dell’indennità parlamentare?

Va bene che ormai la parola “politica” è diventata inpronunciabile, ma forse è meglio non esagerare. Questa roba delle “poltrone comprate”, prima che essere un’inutile carognata, sarebbe una stupidaggine troppo grande anche per l’Uomo qualunque. Vogliamo (ri)abolire il finanziamento pubblico? Giusto. E se i parlamentari si tassano per pagare una parte delle spese elettorali, perchè non va bene?

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