“Balotelli, Prandelli non lo convochi”. La “sculacciata” di Massimo Donelli

"Balotelli, Prandelli non lo convochi". La "sculacciata" di Massimo Donelli
“Balotelli, Prandelli non lo convochi”. La “sculacciata” di Massimo Donelli

ROMA – “Balotelli, Prandelli non lo convochi”. La “sculacciata” di Massimo Donelli. Pubblichiamo di seguito un contributo di Massimo Donelli, “Una bella sculacciata mediatica al ragionier Mario Balotelli”, TvSvizzera.it

E’ cresciuto in un’ottima e solida famiglia. Ha 23 anni. E’ un calciatore professionista con oltre 150 partite giocate tra Serie A e Premier League. Ha indossato 45 volte la maglia azzurra della Nazionale (29 quella dei grandi, 16 quella dell’Under 21). Guadagna 4,5 milioni di euro netti l’anno. Ha una figlia. Una fidanzata che lo adora. E tutti i gadget più desiderati dai giovani maschi del terzo millennio: la tartaruga (nel senso degli addominali), gli orecchini di brillanti grandi così, gli occhiali scuri dai prezzi esagerati, la Ferrari e gli orologi più costosi.

Non basta.

Ha una madre adorabile (e da lui adorata) che lo ha strappato alla malattia e alla miseria adottandolo. Ha l’agente più bravo del calcio mondiale. Gioca nel Milan, uno dei primi club al mondo. E ha avuto come allenatori i tecnici più apprezzati a livello internazionale. Infine, la rivista Time gli ha dedicato una copertina e lo ha incluso in una speciale classifica dei 100 uomini più influenti del mondo.

Stop.

Questa, in sintesi, la scheda biografica del ragionier (60/100 alla maturità) Mario Balotelli, nato il 12 agosto 1990 a Palermo, nel quartiere di Borgo Nuovo, da Thomas e Rose Barwuah, immigrati del Ghana; cresciuto a Concesio (Brescia) prima in affido e poi adottato dalla meravigliosa famiglia Balotelli dove è stato accolto e coccolato dai fratelli Giovanni, Corrado e Cristina.

Ora, per favore, trovate voi un motivo – uno solo – che possa giustificare quanto segue:

1. Balotelli prende regolarmente a calci gli avversari con una forte propensione a farlo quando il pallone è distante;

2. provoca in ogni modo i tifosi, inclusi quelli della sua squadra (a San Siro si tolse la maglia dell’Inter e la scagliò sul prato con rabbia);

3. manda a quel paese arbitri, compagni di squadra e allenatori;

4. insulta chi lo intervista;

5. non tollera i controlli stradali;

6. quando è in campo ha sempre un’aria indolente e caracolla sul prato mentre compagni e avversari si dannano a correre su e giù;

7. usa Twitter come una clava;

8. in auto ne fa e ne subisce di ogni (una volta ha sparato con una scacciacani mentre guidava); 9. riesce a litigare anche in discoteca;

10. sono più gli autografi che rifiuta che quelli che concede.

Un modo di vivere fuori e dentro il terreno di gioco (ribadito venerdì 25 aprile durante Roma-Milan e il giorno seguente) cui, oltretutto, non fa nemmeno da contraltare – numeri alla mano – un rendimento calcistico da stropicciarsi gli occhi: nessuno che si intenda di calcio oserebbe accostare Balotelli a Lionel Messi o Cristiano Ronaldo; e nella classifica cannonieri del campionato di serie A non è nemmeno tra i primi tre…

E allora?

Che cosa giustifica tanta rabbia, protervia, indisciplina?

Nulla.

E come si può continuare a tollerarle?

Qui sta il punto.

Il comportamento di Balotelli è professionalmente, sportivamente e socialmente inaccettabile.

Di più: costituisce un pessimo, pericolosissimo esempio per migliaia di ragazzini che praticano il calcio. Nessuno, fino ad oggi, è stato capace di dargli una bella sculacciata mediatica; di mettere in castigo questo adulto che si comporta come un adolescente ineducato; di fargli prendere coscienza dei suoi privilegi e dei riflessi sociali negativi che ha il suo approccio allo sport e alla vita.

C’è una sola persona che, se vuole, può farlo: Cesare Prandelli.

In che modo?

Il commissario tecnico della Nazionale ha istituito un codice etico che fin qui ha usato più o meno inflessibilmente (vi risulta qualcosa di davvero inflessibile in Italia?).

Per esempio, ha escluso dalla Confederations Cup l’allora romanista e oggi juventino Pablo Daniel Osvaldo perché si rifiutò di presenziare alla cerimonia di premiazione della Coppa Italia.

Ha lasciato a casa prima degli Europei l’ex giocatore del Genoa e oggi titolare dello Zenith di San Pietroburgo Domenico Criscito perché era indagato nell’inchiesta sul calcio scommesse (alla quale è risultato del tutto estraneo).

Contestualmente, però, ha aggregato lo juventino Leonardo Bonucci parimenti sotto inchiesta (anch’egli scagionato).

Più di recente ha lasciato fuori il romanista Daniele De Rossi, smascherato dalle telecamere mentre dava un pugno a un avversario.

E in passato ha punito anche Balotelli, quando giocava nel Manchester City, per una scarpata a un giocatore del Tottenham (4 giornate di squalifica).

Bene.

Se Prandelli vuole lasciare il segno, predicare bene e non razzolare male, a questo punto ha una sola decisione da prendere: d’accordo con la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) escluda Balotelli dai prossimi mondiali del Brasile.

Altrimenti chiunque sarà autorizzato a pensare che comportarsi male paga, a sentenziare che il codice etico è una buffonata.

E Balotelli continuerà, come si dice a Milano, a fare il pirla… (Massimo Donelli, “Una bella sculacciata mediatica al ragionier Mario Balotelli”, TvSvizzera.it)

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