Calciomercato. È partita la sessione invernale della campagna trasferimenti 2020-2021. Chiuderà il 4 febbraio alle ore 20. Come? Meglio non farsi illusioni. È vietato sognare.
La pandemia ha svuotato le casse delle società grandi e piccole. È un pianto generale. Addio sogni di rinforzi.
Il cosiddetto mercato di riparazione è un flop annunciato. Mancano all’appello 370 milioni. I volumi societari sono dimezzati. Le classifica delle perdite vede in testa quattro big: Roma-204, Milan -195, Inter -102, Juventus -90. Sono mancati gli incassi dei biglietti, degli abbonamenti, del merchandising.
CALCIOMERCATO, SERIE A IN ROSSO
Le sponsorizzazioni sono calate, l’hospitality (cioè i servizi di categoria superiore offerti al pubblico e agli sponsor) è evaporata. Idem tutte quelle attività connesse alla vita degli impianti come tour, musei, negozi. A differenza delle precedenti crisi economiche, stavolta sono le grandi a soffrire di più . È vero che molte di loro vantano proprietari solidi (Exor, Suning, Elliot, Friedkin) ma è altrettanto vero che il divieto di accesso degli spettatori ha interrotto gli enormi flussi di entrata che foraggiavano le spese di gestione, stipendi in testa. Ecco perché ci aspetta una sessione avara di colpi.
MESE CRUCIALE PER IL CALCIOMERCATO
Passata l’Epifania il calcio è atteso da sconquassi. Epocali. L’ingresso ufficiale dei “private equity” (CVC, Advent, Fsi) porterà 1,7 miliardi nelle casse delle società. Che cederanno a loro volta il 10% della serie A e potranno anche accedere a una linea di credito di 1,2 miliardi. Una svolta ritenuta necessaria “ perché la serie A è ad un passo dal burrone”. Nasce dunque l’azienda serie A. Nasce un nuovo modello di business. Il calcio entra nel futuro e la Newco, con i fondi, gestirà i diritti TV e lancerà il brand nel mondo. Auguri.
ASSALTO AL GOVERNO
La serie A tornerà all’assalto del governo. Chiede sconti fiscali, la riapertura degli stadi (Spadafora è per un no secco). Di sicuro la finale di Supercoppa Juventus-Napoli – in programma il 20 gennaio a Reggio Emilia – si giocherà senza pubblico. C’è poi una lettera al Governo firmata da Giovanni Malagò, Gabriele Gravina, Paolo Dal Pino – presidenti di Coni, FIGC, Lega serie A – in cui si ripropone il tema di una nuova generazione di impianti per rilanciare il calcio italiano. Cercando di andare oltre l’emergenza coronavirus. Abbiamo stadi vecchi, scomodi, che non producono reddito a sufficienza. I vertici dello sport chiedono l’apertura di un tavolo per interventi volti a semplificare l’iter autorizzativo. Campa cavallo.
GRAVINA SI RICANDIDA
Il 22 febbraio a Roma presso l’hotel Sheraton si terrà l’assemblea che designerà il presidente federale. Gravina è in una botte di ferro. Ha l’appoggio di gran parte delle componenti ad eccezione dei Dilettanti guidati da Cosmi Sibilia. C’è molto da fare. Dice Gravina: “Stiamo già lavorando a una piattaforma per il futuro. Vogliamo offrire un prodotto più appetibile”.
Giusto. Usciamo dal peggiore decennio di sempre. Perdiamo posizioni in Europa e nel mondo. Neppure un trofeo internazionale vinto, la Nazionale a picco negli ultimi tre Mondiali, una situazione economico-finanziaria che mette i brividi. E con un cerchio della nomenclatura che si ripropone da vent’anni. Stessi nomi, stesse facce. Un po’ troppo per sperare in un cambiamento. O no?