Cassano, la mega saga: come un “vaffa” può costare 18 milioni di euro a chi se lo becca…

di Franco Manzitti
Pubblicato il 31 Ottobre 2010 - 13:05 OLTRE 6 MESI FA

Può un vaffanculo a pieni polmoni, condito con un “vecchio rincognonito” e con l’aggiunta apparentemente incomprensibile di un insulto in stretto dialetto di Bari (vecchia) costare 18 milioni di euro a chi quell’insulto se lo becca sul muso? Se lo becca a dieci centimetri dalla faccia, con l’aggiunta di un dito puntato sul naso, delle scarpe da gioco lanciate contro il muro dello spogliatoio. Può costare eccome e costerà proprio questa cifra di 18 milioni di euro, uno sull’altro, lo strappo da Cassano del patron della Sampdoria, il presidente-padrone, Riccardo Garrone, il grande petroliere, rapito dal sogno del calcio quasi per un caso sei anni fa, uno degli uomini più potenti e nodali della vecchia Superba, 72 anni, ex leader di Confindustria, offeso a cielo aperto e poi nelle stanze dello spogliatoio, davanti ai suoi dirigenti e a mezza squadra della Samp che rientrava nella palazzina di Bogliasco martedì pomeriggio, dopo il solito allenamento defatigante , dopo la splendida prestazione a san Siro, pareggio 1-1 e l’esaltazione del presidente che aveva addirittura esagerato forzando il risultato: “Nel derby tra petrolieri ho vinto io con Cassano……”.

Aveva pareggiato, in realtà, con la squadra di Moratti, ma era come se avesse vinto con Cassano, proprio lui che aveva fatto scintille sul campo di san Siro, ammutolendo le superstar nerazzaurre e facendo venire l’acquolina in bocca proprio a lui, al Moratti…. Diciotto milioni di euro sono la cifra che la Samp, quindi Garrone, dovrà sborsare, avendo deciso di troncare unilateralmente il rapporto con il giocatore Antonio Cassano, comprato per un piatto di lenticchie dal Real Madrid quattro stagioni fa, pagato con un ingaggio da 2 milioni e ottocento milioni a stagione (contro i cinque milioni che prendeva per non giocare quasi mai nel Real di Fabio Capello). Tanto costa la clausola rescissoria che il consiglio direttivo della Samp ha deciso di far scattare, tutto unito e compunto, dopo l’ennesima sceneggiata di Bogliasco, dolce collina rivierasca dove la Samp si allena e _verrebbe da aggiungere _ dove spesso Antonio Cassano si scatena. Sul campo e con la lingua. Diciotto milioni per liberarsi del “cafone barese” sono tanti e sono una enormità a Genova, dove i soldi contano di più e nella Sampdoria, dove Riccardo Garrone per anni è stato criticato perchè si rifiutava di rinforzare la squadra adeguatamente, salvo poi smentire tifosi passionali e supercritici con il supercolpo di Cassano e poi con l’affaire dell’acquisto di Pazzini, il centroavanti goleador strappato alla Fiorentina con un gesto di destrezza dell’ex general manager Beppe Marotta, oggi dg della Juve, il genio degli affari che aveva già portato sotto la Lanterna Cassano e che ora è visto come il grande traditore da Garrone&C non solo perchè è passato alla Juventus, ma anche perchè sta puntando i migliori giocatori della Samp, cercando di portarli in bianconero, a incominciare dal portiere Storari, che sabato notte ha fermato il Milan di Ibra. Regia di Marotta anche dietro a questo affare Cassano, che sta scuotendo Genova da cinque giorni di più dell’alluvione catastrofica del 4 ottobre e degli scioperi selvaggi dell’Amt? Marotta da Torino smentisce secco: “Cassano non ci interessa a noi della Juventus.” Ma pochi credono che, Juve a parte, non ci sia dell’altro in questo divorzio folgorante che è già sanzionato: Antonio fuori rosa, fuori organico, contratto rescisso, ridotto a piangere (ma nessuno l’ha visto) nel suo flet di Quinto sul mare accanto alla moglie, la oramai celebre campionessa di pallanuoto Carolina Marcialis, incinta di quattro mesi dell’erede di Cassano, accanto alla madre Giovanna barese doc e pure incazzata di stare a Genova, dove ammazza il tempo gestendo un bar sulla passeggiata a mare di Nervi, angolo di Paradiso che alla signora di Bari vecchia non va giù perchè la gente non è abbastanza gentile e ossequiosa e accanto a tutto il clan di Superantonio, genio e sregolatezza, genio e pioggia permanente di vaffa e di capricci a getto continuo, mescolati a dosi alterne con i capolavori sul campo.