Contributi a tutti ma i soldi non ci sono. E comunque Delrio blocca tutto

di Bruno Tucci
Pubblicato il 22 Maggio 2020 - 10:04 OLTRE 6 MESI FA
Contributi a tutti ma i soldi non ci sono. E comunque Graziano Delrio blocca tutto

Contributi a tutti ma i soldi non ci sono. E comunque Delrio blocca tutto (Foto d’archivio Ansa)

Contributi a tutti, Con soldi che non ci sono. “Che Stato è mai questo se promette tanto e poi non dà quasi nulla?” La frase è di un deputato del gruppo misto alla Camera che preferisce rimanere nell’anonimato. “Adesso pagate”, titola stamane un giornale a tutta pagina. Ha torto? Giudicate voi.

Comunque sia, si deve dare atto che i soldi degli italiani sono stati gli unici a rimpinguare le casse dello Stato. 23 milioni di BTP venduti in 4 giorni, la metà del MES. Però, adesso è venuto il momento di non fare attendere milioni di persone bisognose. Il coronavirus le ha ridotte sul lastrico e non sanno più come mettere insieme il pranzo con la cena.

Le cifre fanno paura a leggerle. Nel solo mese di aprile, 772 mila lavoratori sono stati messi in cassa integrazione, polverizzando un record già assai negativo del 2009. Ma il numero dell’intero squarcio dell’anno è ancora più sconfortante. Si arriva attorno alle 835 mila.

Alcuni esempi sono significativi e dimostrano il perché delle agitazioni di piazza. A Napoli, una pasticceria di fama internazionale ha venduto domenica scorsa 164 sfogliatelle rispetto alle oltre 1500 dello stesso giorno dell’anno passato. Novantamila tra bar e ristoranti non hanno riaperto il 18 maggio. Malgrado ne avessero la possibilità. Perché?

Spiega il proprietario di una trattoria situata in un quartiere periferico di Roma: “Se prima del Covid19 facevo 175 coperti in un giorno e oggi riesco a malapena ad arrivare a 40, mi dite voi come posso andare avanti? Le bollette, l’affitto, il personale è rimasto lo stesso. Ed allora? Preferisco continuare a rimaner chiuso invece che indebitarmi ancora di più”

Le categorie che protestano sono tante:. Persino i professionisti si lamentano e dicono che il loro lavoro è diminuito di oltre il 50 per cento. Gli avvocati poi sono sul piede di guerra perché le udienze vanno molto più al rilento del solito. E i clienti, spazientiti, fuggono.

Eppure quando lo Stato vuole riesce a mantenere le promesse. Non solo per i contributi. Prendiamo Genova e il suo ponte  ex Morandi oggi Piano. “In un anno lo ricostruiremo” avevano detto le autorità il giorno dopo la tragedia. Oggi la nuova opera è una realtà e prestissimo i liguri potranno riavere quello che il destino (e non solo) gli aveva tolto.

Se è così perché non mantenere con milioni di italiani le continue promesse di contributi del premier Conte e dei suoi ministri?

Replica Graziano Del Rio, capogruppo del Partito democratico alla Camera: “L’esempio di Genova non è replicabile”. Alla faccia. Altro che contributi. Per quale ragione? Non dobbiamo distinguere fra figli e figliastri. Ed a questo punto la protesta si allarga e raggiunge anche quei braccianti di colore che sono stati esclusi dalla regolarizzazione della legge Bellanova, la donna ministro che piange.

”Non abbiamo né terra, né pane”, gridano. Ma probabilmente le loro urla non saranno soddisfatte perché le casse dello Stato sono semivuote.

A dispetto di coloro che affermano che adesso l’INPS ha risolto i problemi che l’affliggevano e dunque darà il dovuto a chi di dovere entro 48 ore.

Comunque, in Parlamento (che dovrebbe dare il buon esempio al resto della Nazione) ne succedono di tutti i colori. Ieri un discorso del cinquestelle Riccardo Ricciardi contro il Governo della Lombardia ha scatenato le ire degli oppositori e la norma sul distanziamento sociale è stata dimenticata e travolta.

Poi, se lungo i Navigli o sul lungomare di Napoli la gente si assembra non dobbiamo meravigliarci e addossare loro tutte le responsabilità e una certa leggerezza che comunque ci sta.