Elezioni 2013. Monti, austerity sempre. Nobel Krugman boccia

di Salvatore Gatti
Pubblicato il 22 Gennaio 2013 - 07:29| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti

Mario Monti. Economista e ora anche politico italiano. Sessantanove anni: è nato infatti a Varese il 19 marzo del 1943. Senatore a vita dal 9 novembre 2011; presidente del Consiglio dei ministri dal 16 novembre 2011. Succede al dimissionario Silvio Berlusconi, travolto, tra l’altro, dallo spread tra Btp e Bund decennali arrivato a ben 574 punti poco prima della sua caduta.

Spread che Monti (il 21 gennaio 2013) porta a 265punti , con l’aiuto determinante del presidente della Bce, Mario Draghi. Applica con fervore la ricetta della austerity e salva l’Italia dal baratro di un probabile, imminente default ma poi non si dimostra capace di coniugare il rigore con la crescita. E oggi quattro famiglie si dieci non riescono ad arrivare alla fine del mese.

Il bilancio del governo del professore è comunque complessivamente positivo. Anche perchè aveva il vulnus della strana maggioranza tripartita.

“Non so se Monti ha salvato l’Italia”, chiosa Luca Ricolfi su “La Stampa”, “ma sono piuttosto sicuro che, senza di lui, oggi saremmo messi ancora peggio di come siamo”.

Ma c’è chi la pensa diversamente ed è un Nobel per l’economia, Paul Krugman.

“Monti è una brava persona, profondamente sincera. La sua magia ha funzionato per un po’ e lo spread è sceso. Ma l’anno di Monti è stato una bolla, buona per gli investitori; però ben poco è cambiato nell’ultimo anno, a eccezione del fatto che l’economia è caduta in una profonda depressione”.

E infatti il “Financial Times”, il 21 gennaio, condanna il professore scrivendo che

“non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”.

Ora ha formato la lista di “centro” , “Scelta civica con Monti per l’Italia”, che sembra destinata a contrastare Berlusconi e ad allearsi con la sinistra di Bersani, “moderandola”: operazione resa abbastanza difficile per la scarsa disponibilità dell’estrema sinistra di Nichi Vendola, alleato del Pd di Pierluigi Bersani. Ma, se avrà, come è probabile, voce in capitolo (nell’ultimo sondaggio del Tg3 del 21 gennaio ha preso il 14,3 dei consensi, in quello del Tg7 ha preso il 15,2, rimanendo così la terza coalizione italiana) quale sarà la sua politica economica? Vediamo.

L’ oramai famosa “agenda Monti” lascia poco spazio a delle aggiunte estemporanee, che pure ci sono. Cosa dice, in sintesi, con il linguaggio asciutto del professore?

No al populismo in Europa e in Italia.

“Bisogna costruire un’Europa più integrata e solidale, contro ogni populismo (che per il prof è sia di destra che di sinistra,Ndr). L’Italia deve battersi per un’Europa più comunitaria e meno intergovernativa, più unita e non a più velocità, più democratica e meno distante dai cittadini”.

Solo così, in effetti, si possono battere tutti i populismi.

La strada per la crescita.

“La crescita si può costruire solo su finanze pubbliche sane. “Per questo l’Italia dovrà: 1. Attuare in modo rigoroso, a partire dal 2013, il principio del pareggio di biancio strutturale, cioè al netto degli effetti del ciclo economico sul bilancio stesso. 2. Ridurre lo stock del debito pubblico a un ritmo sostenuto…In presenza di un tasso anche modesto di crescita l’obiettivo di riduzione dello stock…sarebbe già automaticamente rispettato. 3. Ridurre, a partire dal 2015, lo stock del debito pubblico in misura pari a un ventesimo ogni anno, fino al raggiungimento dell’obiettivo del 60 per cento del prodotto interno lordo. 4. Proseguire le operazioni di valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico in funzione della riduzione dello stock del debito”.

Come cambiare il fisco.

“Per la prossima legislatura occorre un impegno, non appena le condizioni generali lo consentiranno, a ridurre il prelievo fiscale complessivo, dando la precedenza alla riduzione del carico fiscale gravante su lavoro e impresa. Questa va comunque perseguita anche anche trasferendo il carico corrispondente su grandi patrimoni (la patrimoniale, insomma, Ndr)…Servono meccanismi di misurazione della ricchezza oggettivi e tali da non causare fughe di capitali. In questo modo il fisco diventa strumento per perseguire anche obiettivi di maggiore equità…”.

Imu, Irpef e Iva.

“L’Imu va modificata e il gettito va dato maggiormente ai Comuni. C’è la possibilità di abbassare di un punto l’Irpef e di congelare l’aumento dell’Iva”.

Abolire il redditometro?

“Se fosse dipeso da me non lo avrei messo”, polemizza Monti: “Non credo che il redditometro abbia un ruolo così importante. Ma è una misura doverosa che ha introdotto il governo precedente così come altre bombe a orologeria messe sulla strada di questo governo”. La sua abolizione sarebbe “una cosa da valutare seriamente, anche se è un sentiero obbligato”.

Il fisco per l’occupazione.

“Introdurre forme di detassazione per chi assume giovani sotto i 30 anni”.

Cambiare le legge Fornero. I tecnici del professore stanno studiando la possibilità di varare un contratto di lavoro che cancelli tutte le forme del precariato creando un nuovo tipo di lavoro a tempo indeterminato ma flessibile, con un complesso sistema di garanzie economiche e normative che dia vita a un diverso equilibrio tra datori e prestatori di lavoro.

I tagli alla spesa pubblica. Non è il fisco la via maestra

“ ma la riduzione della spesa pubblica. Ci siamo messi all’opera (nell’ultima legislatura, Ndr) sulla spending review…che non vuol dire solo meno spesa ma migliore spesa…ma, rispetto a quello che abbiamo proposto abbiamo trovato molte difficoltà in Parlamento. Se ci sarà nel prossimo Parlamento una coalizione di forze che sono pronte a dire di no a interessi costituiti per guardare al di là del proprio naso, sarà possibile ridurre le tasse”.

Riformare la pubblica amministrazione.

“Ci vuole una pubblica amministrazione più agile, più efficiente, più trasparente secondo il modello del Freedom of Information Act degli Stati Uniti e del Regno unito”. Più trasparenza eguale anche meno corruzione.

Avanti con le liberalizzazioni.

“Le liberalizzazioni non sono…provvedimenti integrati ma parte integrante di una politica economica che ha messo al centro l’interesse dei cittadini-consumatori. E’ necessario proseguire e intensificare la politica della liberalizzazione dei beni e dei servizi”.

Rivitalizzare la vocazione industriale dell’Italia.

“Occorre aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione, attraverso il credito strutturale di imposta. Bisogna facilitare l’introduzione di nuove forme di finanziamento per migliorare l’accesso al credito e promuovere misure che facilitino la crescita dimensionale delle nostre imprese. Per gestire le ristrutturazioni industriali si può immaginare uno strumento nuovo, un Fondo per le ristrutturazioni industriali, che faccia da catalizzatore per la partecipazione di capitali privati. Occorre continuare a lavorare per ridurre il costo dell’energia. Bisogna inoltre continuare sulla strada del decentramento della contrattazione salariale”.

Il sindacato.

“A volte le istanze etiche, genuinamente sentite da certe organizzazioni politico-sociali, finiscono per non fare l’interesse delle categorie che vogliono tutelare, ma il loro danno”. Insomma, a volte i sindacati danneggiano i lavoratori.

Gli amici stranieri.

“Bisogna puntare a raggiungere un livello di investimenti diretti esteri vicino alla media europea, che potrebbe portare fino a 50 miliardi di euro di investimenti in più all’anno.” Per fare questo non bisogna fare stupide battaglie nel nome dell’italianità ma guardare con occhi più aperti a questo tipo di investimenti, quando sono basati su piani industriali seri e hanno prospettive di valorizzazione industriale e occupazionale”.

Istruzione.

“Bisogna prendere sul serio l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca. La scuola e l’università sono le chiavi per far ripartire il paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali”.

Mercato del lavoro.

“La modernizzazione del mercato del lavoro italiano richiede di intervenire per: 1.Una drastica semplificazione normativa e amministrativa in materia di lavoro. 2. Il superamento del dualismo tra lavoratori sostanzialmente protetti e non protetti. 3. Ridurre a un anno al massimo il passaggio da un’occupazione a un’altra”.

La questione giovanile.

“I giovani sono stati al centro di molte misure adottate dal governo. Ora bisogna varare un Piano per l’occupazione giovanile con incentivi a sostegno della formazione e dell’inserimento nel mercato del lavoro e con forme di detassazione per chi assume lavoratori tra i 18 e i 30 anni”:

La questione femminile.

“L’Italia non potrà dispiegare il proprio potenziale di sviluppo economico se non riuscirà a valorizzare maggiormente le donne. Come ha stimato la Banca d’Italia, se raggiungessimo il traguardo fissato dal Trattato di Lisbona -un’occupazione femminile al 60 per cento- il nostro prodotto interno lordo aumenterebbe del 7 per cento. Occorre una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile, per dare una spinta decisiva all’occupazione delle donne”.

Tolleranza zero per corruzione, evasione e sommerso.

“Va introdotta una coerente disciplina del falso in bilancio e va completata la normativa sull’anticorruzione, l’antiriciclaggio e l’autoriciclaggio. Va anche rivista la riduzione dei termini di prescrizione per garantire in modo più adeguato l’azione di prevenzione e contrasto di diversi gravi reati”.

Un programma tutt’altro che moderato, semmai rigorosamente riformista, con un minimo di attenzione alla crescita.

Peccato che Monti non abbia rinnegato la linea della austerity, limite del suo governo. Speriamo che il professore studi di nuovo, ma meglio, John Maynard Keynes (magari anche Paul Krugman). E che cambi definitivamente rotta. Questo sarebbe un salto di qualità rispetto al 2012. Buona fortuna.