Pensioni. La Corte Costituzionale dà ragione ai pensionati: costa poco. Ma c’è un giudice a Strasburgo…

Sulle pensioni la Corte Costituzionale dà ragione ai pensionati
L’aula della Corte Costituzionale (Foto Ansa)

La Corte Costituzionale smentisce se stessa e le sue sentente improntate alla ragion di Stato. Lo ha fatto con la sentenza n.12 del 30 gennaio 2018. In questa sentenza la Corte fa riferimento, esplicitamente, al’impatto economico della sua decisione sui conti pubblici come elemento discriminante.

La sentenza è riferita dall’avv. Michele Iacoviello di Torino, promotore di un ricorso alla Corte europea di Strasburgo a tutela degli interessi dei pensionati.

Scrive Iacoviello che “la Corte Costituzionale adesso smentisce la sua sentenza sul blocco della perequazione!”. La sentenza è di pochi giorni fa, è la n. 12 del 30 gennaio 2018. Con essa, la Corte Costituzionale è di nuovo tornata sui suoi passi, questa volta dichiarando INCOSTITUZIONALE una legge retroattiva di  interpretazione autentica che voleva far vincere all’INPS una causa che aveva già perso.

La Corte questa volta ha detto che, secondo la Corte di Strasburgo, questo viola l’art. 6 della CEDU. Ma perché questa volta la Corte ha dato torto all’INPS ? Perché stavolta costava poco. Infatti, si legge in questa sentenza: “È però da rilevare che i costi del contenzioso […], pari a circa 45 milioni di euro […] non risultano tali da incidere in modo significativo sulla sostenibilità del sistema previdenziale e sugli equilibri della finanza pubblica”.

CAPITO? Se da un lato questa vittoria è motivo di soddisfazione, resta la rabbia per questi ondeggiamenti della Corte che nulla hanno a che fare con il diritto, ma solo con la ragion di Stato.

Anche per questo, l’avv. Iacoviello si dichiara confidente in un risultato positivo del ricorso, i cui dettagli sono esposti nel sito dello studio legale.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, spiega il sito, ha il potere di condannare gli Stati se non rispettano i diritti garantiti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Fra questi diritti vi è quello ad un processo equo ed imparziale, in cui il Governo non può annullare con una legge una sentenza già emessa, poiché nella divisione fra i poteri dello Stato spetta solo ai Giudici emanare le sentenze ed il Governo non può interferire su di esse.
La stessa Corte Costituzionale italiana ha dovuto pochi giorni fa riconoscere tale principio nella sentenza n. 12 del 30 gennaio 2018, con la quale ha sostanzialmente smentito quanto affermato nella sentenza 250/17.

La Legge Fornero (che aveva congelato l’aggiornamento delle pensioni negli anni 2012 e 2013), era stata dichiarata incostituzionale con la sentenza n. 70/15 della Corte, che aveva affermato che ai pensionati spettava un aumento del 5-6% della pensione.

Subito dopo però il governo aveva bloccato l’efficacia della sentenza emanando il Decreto Legge n. 65 del 2015, che aveva escluso in tutto od in parte gli aumenti già riconosciuti dalla Corte Costituzionale.

Numerosi Giudici avevano però affermato che il governo Renzi non poteva interferire sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 70 del 2015, che aveva dichiarato illegittima la Legge Fornero.

Senonché la Corte Costituzionale (sent. 250 del 2017), ha convalidato l’operato del governo, giustificandosi con la situazione dei conti pubblici italiani.

Non è la prima volta che questo capita in Italia, ma in altre casi analoghi la Corte Europea di Strasburgo ha poi condannato lo Stato italiano a pagare ai pensionati il dovuto.
Le sentenze di Strasburgo sono scaricabili cliccando qui.
È questa la strada che noi vogliamo oggi percorrere anche per la Legge Fornero.

COSA FARE
Per ottenere giustizia alla Corte di Strasburgo è necessario che ogni interessato presenti un suo ricorso personale a Strasburgo ENTRO SE MESI dalla sentenza della Corte Costituzionale.

La sentenza della Corte di Strasburgo vale solo per chi ha fatto causa entro i sei mesi, e NON si riflette sui tutti gli altri che sono rimasti inerti.

COSA CHIEDIAMO A STRASBURGO

Nei nostri ricorsi collettivi vengono richiesti per i ricorrenti questi diritti:

gli aumenti e gli arretrati spettanti (vedi l’ apposita tabella)
i danni “morali” a titolo di c.d. “equa riparazione” in base all’ art. 41 della CEDU
gli interessi moratori.

COME PARTECIPARE? Spiega lo Studio Jacoviello:
“Per presentare questo ricorso ogni interessato deve firmare la delega ed il modulo di incarico al nostro Studio.

Avendo ricevuto moltissime richieste, abbiamo cercato di ridurre al minimo le spese, soprattutto per coloro che già ci avevano conferito il mandato per difenderli in Italia davanti alla Corte Costituzionale.
L’importo richiesto, di molto inferiore a quello indicato da varie associazioni”.

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