Gianni Mion, l’omertà sul Morandi. Sicuri non sareste rimasti zitti anche voi?

Gianni Mion, nel 2010 ad di una società che gestiva autostrada e Ponte Morandi, oggi testimonia di una riunione aziendale in cui tutti discussero del ponte a rischio crollo. E della sua scelta di restare zitto e di non fare niente.

di Lucio Fero
Pubblicato il 23 Maggio 2023 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA
ponte morandi

Foto Ansa

Quanti Gianni Mion ci sono davvero al fondo e neanche tanto al fondo del nostro collettivo vivere e convivere? Gianni Mion è stato un Ad, un amministratore delegato di una grande società. Quindi niente indigenza a forzare, costringere, determinare il suo agire (ammesso e non del tutto concesso che l’indigenza sia un’esimente universale). Gianni Mion racconta oggi in una testimonianza come nel 2010 in azienda si sapesse e si discutesse del Morandi come di un ponte che poteva crollare.

Il resoconto della riunione aziendale prosegue con il ricordo della domanda: chi controlla lo stato del ponte a rischio? E la risposta: noi stessi. Noi stessi che gestiamo l’autostrada e il ponte. Quindi il controllato era anche il controllore. Quindi se l’alternativa era tra chiudere il ponte o tenerlo aperto anche se a rischio, la scelta fu quella del rischio. Oggi Gianni Mion riferisce che allora scelse di starsene zitto, scelse di non fare nulla, scelse l’omertà. Omertà di gruppo, azienda, cultura. Omertà di opportunità, omertà perfino di autodifesa. Dice infatti: forse non dissi nulla “per difendere il posto di lavoro”.

Don Abbondio

In giorni di celebrazioni manzoniane a molti è venuto in mente Don Abbondio, l’archetipo del male che viene dal non fare. Don Abbondio non ha il coraggio che oggi definiremmo civile, il coraggio del fare le cose che si debbono fare. Indipendentemente e anche contro il proprio vantaggio e la propria tranquillità, comodità, confort zone esistenziale. Non l’ha avuto il coraggio civile il manager Gianni Mion. E oggi sentirglielo dire motiva e muove titoli e commenti all’insegna dello choc e sorpresa sgomenta. Sorpresa? Sgomenta sorpresa? Quanti di voi, quanti di noi sarebbero rimasti zitti, zitti anche loro “per difendere il posto di lavoro”? Quanto invece è comune questa del “posto di lavoro” che è alibi, anzi giustificazione somma e primaria per ogni fuga dalla responsabilità e dovere civile?

Sicuri, proprio sicuri che Gianni Mion sia una incredibile eccezione e non la ricorrente figura del “prima io” (al massimo la famiglia) nella vita associata? Ogni giorno di ogni mese di ogni anno da anni su ogni social, televisione, radio, giornale e nelle frasi fatte di ogni calciatore, cantante, attore, show girl, influencer… la pedagogia sociale regolarmente impartita e condivisa è “realizza te stesso”, “sii te stesso” facilmente e immediatamente declinabile in “difendi te stesso” come l’unico valore irrinunciabile e non negoziabile. Da difendere anche con l’acqua in bocca come profilassi anti fastidi personali. Gianni Mion, l’omertà sul ponte Morandi, proprio sicuri che non sareste rimasti zitti anche voi?