Alla corte di re Silvio: Bondi, Bocchino e le ghedinate

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 16 Novembre 2009 - 20:08| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Italo Bocchino

Basta con le ghedinate…”. Chi ha osato pronunciare questa bestemmia contro il giureconsulto più amato dal sovrano? Abbiamo posto la domanda ad amici e conoscenti ricavandone le seguenti riposte: Di Pietro, in versione moderata; Grillo, in versione dimessa; un giornalista di origine veneta che ha usato questo neologismo al posto della più tradizionale dialettale ”monata”, espressione che indica una cosa malfatta, una stupidaggine, per traslazione, in questo caso, l’autore della monata viene anche considerato un mona, che non è esattamente un titolo nobiliare, soprattutto se l’epiteto viene scagliato contro un cittadino veneto, dunque in grado di intendere, di volere e, soprattutto, di capire, almeno così si presume.

Tutte le risposte si sono rivelate sbagliate, il blasfemo non è altro che il vice capogruppo alla camera dei deputati del Polo delle Libertà Italo Bocchino, per altro uno dei fedelissimi del presidente Fini.

Questo già dovrebbe dirla lunga sullo stato della maggioranza in questo momento e sul tema giustizia. I reduci di Alleanza Nazionale, già partito della legge e dell’ordine, cominciano a soffrire il ruolo di servizio d’ordine dei voleri del presidente del consiglio.

Del resto, nei giorni scorsi, e non abbiamo visto smentite, un altro degli avvocati di Berlusconi si era lasciato sfuggire una battuta micidiale nei confronti di Ghedini, ovviamente il responsabile delle ghedinate, e cioè: ”Ghedini perde i processi in aula e poi li vorrebbe vincere in Parlamento..”. Se non è vera è verosimile e corrisponde alle battute e agli umori di non pochi deputati del centro destra.

Il deputato Bocchino non aveva ancora terminato la sua orazione contro le ghedinate che dalla corte di Arcore giungeva la risposta irata e addolorata del ministro poeta Sandro Bondi.

Il ministro, anima pia e sensibile, ha sentito il bisogno di difendere l’avvocato deputato da tanta perfidia e non ha esitato ad accusare Bocchino di aver usato espressioni offensive, volgari, insolenti.

Il ministro che dovrebbe occuparsi dei beni culturali è talmente innamorato del capo che soffre, persino per interposta persona, quando sente sfiorare anche uno dei suoi vassalli, valvassori, valvassini.

Come accadeva nel Medio Evo quando il cuore e i timpani del cortigiano sanguinavano solo a sentire sfiorato l’onore e la virtù del signore e dei suoi famigli.

Così messer Bondi soffre solo a sentire usare il termine ghedinate…

Ci resta un solo dubbio ma il messer Bondi che soffre è lo stesso che qualche giorno fa ha definito servi e accattoni gli artisti che erano stati ricevuti e premiati dal presidente Napoletano?

Perché l’espressione ghedinate lo ha così colpito?

A meno che non la consideri assai più grave e volgare delle parole da lui scagliate contro gli ospiti del Presidente della Repubblica, in questo caso ci permettiamo di consigliare al deputato avvocato, sempre Ghedini, di meditare sull’antico adagio: ”Dagli amici mi guardi Iddio…”, con tutto quel che segue.