La Rai naufraga come la Concordia: imiterà Schettino?

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 21 Febbraio 2012 - 13:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Chi sa se il gruppo dirigente della Rai, prima del naufragio prossimo venturo, imiterà il comandante Schettino e farà anche l’ultimo inchino, in segno di saluto, al cavallo bronzeo di viale Mazzini.

Quello che si è visto in questi giorni equivale ad un clamoroso naufragio editoriale ed industriale, anzi forse potrebbe essere paragonato ad un auto affondamento.

Nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione a strettissima maggioranza ha imposto le nuove nomine al Tg1 e alla Testata per l’informazione regionale. Il consigliere Rizzo Nervo si è dimesso, lanciando accuse pesantissime, immediatamente archiviate.

Il presidente cosiddetto di garanzia, Garimberti, ha fatto sapere di essere restato al suo posto solo per impedire nuove nefandezze.

La signora Lei, dopo aver firmato i contratti di Celentano, non è riuscita a gestire l’evento, oscillando tra minacce, suppliche, strizzate d’occhio alla Chiesa e agli ascolti.

Ora vorrebbero scaricare ogni “colpa” solo sul direttore di Rai1, Mauro Mazza, reo di non essere stato capace di mettere la museruola a Celentano.

Come se non bastasse si ritrovano al centro di una durissima campagna di proteste per la pretesa di voler fare pagare il canone anche ai possessori di tablet e pc,una cosa impossibile, e che, comunque, sta facendo montare ulteriormente la rabbia contro la Rai.

La ciliegina sulla torta è arrivata con la” clausola 10″.

L’associazione ” Errori di stampa” aveva segnalato come , nei contratti di collaborazione e di consulenza, fosse stata inserita una clausola sulla possibile rescissione del rapporto di lavoro in caso di gravidanza, quasi fosse una malattia o il ” Frutto della colpa”…

Ebbene una Rai in evidente stato di confusione e di caos, ha prima taciuto per ore, poi negato, poi, tramite la signora Lei, ci ha fatto sapere che: ” La norma c’è, ma tanto non si applica, comunque sono stati chiesti chiarimenti agli uffici…”.

Eppure quegli stessi uffici, sino a qualche mese fa, erano proprio alla dirette dipendenze della attuale direttrice e generale. In ogni caso se quelle norme sono ritenute inutili, perchè non abrogarle subito e fare persino bella figura?

Esempi diversi, episodi di natura differente, ma tutti convergenti nella rappresentazione di una impresa allo sbando, priva di una guida forte ed autorevole, incapace di resistere alle pressioni delle forze politiche, ma anche delle bande, dei gruppi di interesse, delle logge e delle chiese di varia natura.

Per queste ragioni, e prima dell’ultimo inchino, sarà davvero il caso che il governo Monti presenti al Parlamento la sua proposta di riforma della Rai.

Scelga il modello europeo che più gli piace, ma faccia presto, prima che una grande impresa pubblica, finanziata anche con il canone, faccia la fine, almeno da punto vista simbolico, della Concordia, naufragata per imperizia e dilettantismo…