Obbligazioni bancarie: e se domani si rischia il capitale?

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Ottobre 2013 - 15:51 OLTRE 6 MESI FA
Mario Draghi

Mario Draghi

ROMA – Da giorni, in documentate e insistenti “puntate”, Federico Fubini narra su La Repubblica una trama che è come storia che si conclude con il “di te narra la favola”. Narra dell’imminente esame cui saranno sottoposte dalla Bce le 130 maggiori banche europee, di cui circa 15 italiane. Esame, stress test, insomma verifica se le banche, quelle grandi, reggono o no ad una nuova crisi, sono o no giganti dai piedi d’argilla, tengono o crollano se il mercato prende paura dei bond pubblici di cui sono imbottite. Dice: riguarda le banche, affari loro, meglio o peggio per loro, a me che me ne viene e che me ne cale…

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Sbagliato, la “favola narra di te”. Le banche, quelle grandi, quelle “di sistema” devono farsi trovare all’esame in grado, strutturalmente meritevoli di essere aiutate in caso di guai dal Fondo di salvataggio europeo. Fondo fatto di soldi pubblici, fondo alimentato dai soldi dei contribuenti di tutti i paesi dell’Unione. Fondo che meno male che c’è, altrimenti se crolla domani una banca, crollano ad effetto domino la seconda e la terza e crolla anche la certezza e solvibilità del tuo conto corrente. Se parte un effetto domino, tu lì avevi un conto, un deposito, un bancomat anche piccolo e poi non c’è più, bloccato, sospeso, tagliato. Meno male che il Fondo c’è e meno male che la Bce prende la regia della vigilanze delle e sulle banche.

Però per avere gli aiuti pubblici in caso di disastri finanziari ora giustamente in Europa si vuole che la banca ci metta del suo. Per non soccorrere e salvare sempre e comunque con i soldi pubblici chi con le banche o dentro le banche fa carne di porco con i soldi privati, si vuole che una banca che va in difficoltà e chiede aiuto metta a perdita, insomma ci rimetta di tasca sua almeno l’otto per cento del suo capitale. Tradotto: se un banca sta fallendo, arrivano aiuti pubblici dagli Stati, dal fondo europeo se la banca in questione paga parte dei suoi debiti con l’otto per cento del patrimonio dei suoi azionisti. Insomma chi ha investito e guadagnato in una banca se le cose vanno male ci rimette anche lui in prima persona. Altrimenti niente aiuto pubblico. E fin qui tutti d’accordo. E fin qui ancora: fatti loro, meglio o peggio per loro, quanti mai saranno gli azionisti delle banche? Tanti i pochi, io che leggo certo no. Eppure “di te la favola narra”.

Perché solo gli azionisti a pagare un po’ per avere i soldi pubblici a qualcuno in Europa non basta. Non basta alla Germania. Germania governata dalla Merkel presto insieme con i socialdemocratici che si apprestano ad affrontare la questione Europa in questi termini generali: più aiuti a chi sta in difficoltà e insieme regole più rigide, più soldi pubblici e insieme più impegni inderogabili. La Germania si appresta a dire all’Europa, soprattutto quella del Sud: io sborso di più e quindi anche controllo di più. Sarà divertente vedere l’effetto che fa in un paese come l’Italia dove tutti, politica e informazione, raccontano che la legge di stabilità va a Bruxelles per conoscenza e dove tutti ignorano o vogliono ignorare che l’Italia h firmato patti per cui l’Unione Europea ha diretto-dovere di esame, approvazione o ripulsa delle leggi di bilancio dei singoli Stati. Ci piace non sapere quel che abbiamo firmato, figurarsi quando la Merkel dirà: sborso di più e di più controllo.

Lo dirà in generale, prova a dirlo sulle banche. Sulle banche lo dice in modo un po’ rozzo: soldi e aiuto pubblici alle banche in quasi default se oltre agli azionisti anche gli obbligazionisti saranno chiamato a pagare parte di quell’otto per cento. Gli obbligazionisti, quelli che comprano o hanno in tasca obbligazioni bancarie. Non più figure astratte ma centinaia di migliaia, milioni di cittadini risparmiatori in carne e ossa. E che succede se si stabilisce e si sa che chi compra obbligazioni bancarie domani magari rischia di non riavere indietro a scadenza un po’ del suo capitale? Succede che tu non compri più il bond, l’obbligazione bancaria. E che la banca si finanzia con maggiore difficoltà e che quindi eroga credito ancora di meno di quel che fa. E questo riguarda non solo te risparmiatore ma anche te che vuoi un mutuo, un prestito o hai un’impresa, un negozio. La “favola narra di te”: meglio rischiare un po’ del tuo capitale di risparmio o meglio pagare per via fiscale aiuti senza condizioni e responsabilità alle banche?