Berlusconi out, Forza Italia addio: non è buona cosa

di Lucio Fero
Pubblicato il 10 Giugno 2016 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi out, Forza Italia addio: non è buona cosa

Berlusconi out, Forza Italia addio: non è buona cosa (nella foto Ansa, Berlusconi con Bertolaso)

ROMA – Berlusconi, un’ottantina le primavere e il medico personale che caldamente gli consiglia di star fuori dalla politica attiva. Lui, o chi per lui, che dal letto d’ospedale dove attende l’operazione al cuore fa filtrare un “dite a tutti che tornerò”. Sì, certo, tornerà. Glielo augurano tutti. Ma un uomo che “ha rischiato di morire” l’altra settimana e che alla sua età non ha certo un organismo perfetto e intatto non torna a fare politica a tempo pieno. E’ un fatto e con i fatti non si polemizza. Berlusconi con il lavoro, il mestiere, la fatica e lo stress della politica chiude.

Di stretta conseguenza Forza Italia è destinata allo squagliamento. Berlusconi out, Forza Italia addio. E non è una buona cosa. Non lo è per la vita pubblica dell’intero paese. E perché mai? Forse che Berlusconi e Forza Italia sono stati nel loro ventennio esempio di buon governo? Tutt’altro.

Il ventennio berlusconiano si caratterizza soprattutto per lo sfregio alle regole, le leggi ad personam, e per una gestione dell’economia talmente disinvolta e irresponsabile da accompagnare l’Italia al quasi collasso del 2011. A margine, a Berlusconi e al suo ventennio si può imputare la promozione di un ceto politico tra i più miseri culturalmente ed eticamente della storia della Repubblica.

E allora, perché non è una buona cosa qui e oggi, buona cosa per tutti Berlusconi out e Forza Italia addio? Per circa cinquanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale in Italia ci sono state sostanzialmente tre forze politiche (i partiti erano molti di più ma le opzioni e le “istituzioni” del consenso erano sostanzialmente tre). Due erano per la stabilità del sistema, una per la sua eversione. Campione e pilastro della stabilità era la Dc. Ma anche il Pci a suo modo teneva alla stabilità, per decenni si è guardato e ha combattuto ogni fenomeno, gruppo e idea che gli apparisse destabilizzante. Per l’eversione del sistema era il Msi. La legge non scritta che impediva al Pci di andare al governo comunque non impediva che Dc e sinistra lavorassero da opposte sponde per tenere il paese dentro gli argini istituzionali e sociali.

Dopo 50 anni, negli anni ’90, questo schema si rompe, ne esce un paese che ha due “poli” ferocemente l’un contro l’altro: La Casa della Libertà e l’Ulivo. Berlusconi assorbe, ingloba, contiene anche la destra eversiva sia nella sua versione neofascista sia in quella leghista già allora e fin da subito lepenismo in salsa padana. L’Ulivo assorbe, contiene, in realtà mai ingloba, il rifiuto eversivo del sistema che più in là torneremo a chiamare populismo (un vecchio e radicato filone della tradizione italiana, già nel dopoguerra l’Uomo Qualunque diceva di Dc e Pci quel che poi M5S dirà di Pd e Forza Italia).

Quel che conta è che nel ventennio berlusconiano, interrotto dai due governi Prodi, nonostante la contrapposizione feroce, viscerale tra i due “poli”, entrambi contengono l’elemento eversivo e un vero e proprio schieramento eversivo non c’è.

Oggi invece ce ne sono addirittura due. Forza Italia che si squaglia significa che la Destra è Salvini e Meloni, quindi uno schieramento esplicitamente, orgogliosamente eversivo delle compatibilità interne e internazionali. M5S lo dice con ferma convinzione e lo annuncia come un avvento di giustizia e benessere il rifiuto, il ribaltamento, l’eversione della stabilità. In mezzo, a fare il lavoro della stabilità, il Pd che di suo tanto stabile non è. Ecco quale non è la buona cosa.