Dicono “cittadino”, intendono “roba”. La libertà di tenerla nascosta

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Marzo 2012 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dicono “cittadino”, intendono “portafoglio”. La privacy e la libertà che vogliono salvare è soprattutto quella del secondo, quella dei soldi, il cittadino c’entra un po’ meno. O meglio, dipende da che “cittadino” si è. Furente è stata la requisitoria di Francesco Pizzetti contro lo Stato fiscale che “spia” appunto il cittadino. Requisitoria ripresa e approvata in prima pagina del Corriere della Sera da Giuseppe Bedeschi: “una violazione costante e sistematica dei dati personali dei cittadini comporta un’offesa sempre più ampia al loro diritto alla riservatezza e una limitazione sempre più consistente della loro libertà”. Bene, ma in concreto quali sono le principali e aborrite “violazioni dei dati e della libertà”?

La prima cui Pizzetti, Bedeschi e molti altri nettamente alludono, ma si guardano bene dall’esplicitare, è quella che rende difficile, molto più difficile di prima, al cittadino di scomparire e trasfigurarsi in “società” quando si tratta di tasse. Intestare a società, far navigare tra società, disperdere nelle società le tracce dei beni e dei patrimoni è oggi più difficile per i cittadini che hanno materia per farlo. Pizzetti, Bedeschi e tanti altri fortemente, fortissimamente vogliono sia ripristinata in fretta la massima e abituale libertà dei cittadini di inabissare e velare i loro beni nelle strutture societarie.

La seconda violazione dei dati e della libertà è quella dell’accesso libero ai conti in banca da parte del fisco. Pizzetti, Bedeschi e molti altri difendono e rivendicano una sorta di “diritto d’asilo”. Una volta valeva per i cittadini che cercavano e trovavano rifugio nelle chiese e nei conventi, ora deve valere per i soldi che hanno varcato i portoni di una banca: se li hai portati fin lì devono essere al sicuro, al sicuro dal fisco.

La terza violazione dei dati e della libertà è nei controlli fiscali sul territorio: sono infatti pericolosissimi, regolarmente svelano che i controllati “battono” in scontrini fiscali la metà dell’incasso reale.

Dunque dipende da che “cittadini” si è: se hai beni e patrimoni di cui fingi di spogliarti incartandoli nella confezione di “società”, se hai depositi in banca con molti e carsici “affluenti”, se non batti scontrini e non rilasci ricevute, allora di certo questa “privacy” è violata. Questione squisitamente di portafoglio, la cittadinanza non c’entra. Questione di “roba” e non di “diritto”. E mascherarsi, intrupparsi dietro a chi paga troppo salato una multa ad Equitalia è espediente, trucco retorico e neanche dei più eleganti: come quelle signore e mamme di bell’indirizzo e ottimo reddito che si fanno esentare dal pagare la mensa alla scuola del figlio gridando alla “dittatura fiscale”.