Guerra (stavolta giusta) di Hollande, la sinistra stavolta si “silenzia” da sola

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Gennaio 2013 - 15:51 OLTRE 6 MESI FA
Francois Hollande

ROMA – Francois Hollande, presidente socialista della Repubblica francese, gode spesso delle citazioni ammirate e benevole della sinistra italiana. Tanto più è sinistra, tanto più aumenta il calore delle citazioni e la passione dei riferimenti: “fare come Hollande” sulle tasse ai ricchi è un must di Nichi Vendola, “fare come Hollande” in Europa è parte integrante della differenza di governo possibile dell’economia e della società che Pier Luigi Bersani assegna a se stesso per non commettere errori della coppia Monti-Merkel. “Fare come Hollande” sui diritti civili, sul “matrimonio per tutti”, ovviamente gay compresi è un altro argomento sul quale la sinistra italiana non fa economia di richiami e citazioni al governo di Parigi.

Però tre giorni fa il governo socialista di Parigi, proprio quello di Hollande, ha aperto una guerra in Africa, ha mandato soldati, sta bombardando, uomini in divisa francese stanno morendo. Dal mali del nord milizie e truppe islamiste avevano attaccato in direzione della capitale del Mali. Milizie e truppe islamiste che nel Nord del paese avevano già costituito una specie di Gran Califfato nel segno di Al Qaeda. Milizie e truppe che sono già l’esercito di uno Stato terrorista in embrione, anzi di più che in embrione. Per fermare, impedire il consolidarsi di questo Stato nemico, di questo Afghanistan talebano nel sud del Sahara, il socialista Hollande ha deciso di combattere una guerra.

Una guerra, non un raid, un blitz. Una guerra che durerà mesi. Una guerra con truppe europee in terra d’Africa. Una guerra appoggiata anche dall’Europa, sia pure con sostegni soprattutto morali e poco materiali, e dagli Usa con droni e tecnologie. Il socialista Hollande ha deciso a malincuore che non si potesse fare altrimenti ma, come dicono i suoi “la mano non ha tremato”. Una guerra che i socialisti francesi, Hollande, il punto di riferimento della sinistra italiana per tasse, ripresa, diritti, ha scelto di combattere ritenendola obbligata e a suo modo, nel modo in cui possono esserlo le guerre, una guerra giusta.

La mano di Hollande non ha tremato dicono i suoi del governo socialista di Francia. La bocca di ogni sorta e tipo di sinistra italiana si è quindi totalmente tappata, anche qui senza alcun tremore. Non una parola da Vendola né per appoggiare, tanto meno per criticare. Muta la Camusso, muto Fassina, in altro impegnato Bersani. Si può capire: buona parte dell’elettorato di sinistra ancora non perdona a D’Alema premier l’intervento militare nella ex Jugoslavia. Si può capire: come si fa a spiegare all’elettorato pacifista senza se e senza ma che invece la storia e pure l’etica sono pieni di se  e di ma? Oppure come si fa a graffiare la statua equestre eretta dalla sinistra italiana ad Hollande?

Da notare almeno altre due cose: neanche la destra italiana ha profferito verbo. Non si sono certo messi d’accordo ma sono di fatto concordi sul fatto che l’elettore non va turbato con domande difficili. E difficilissima è la domanda su quale sia il giusto prezzo da pagare, talvolta anche in termini di guerra, per avere la pace e al sicurezza. Quindi tutti zitti e muti, pregando il Santo patrono che il Mali sia allontani da noi con tutta l’Africa possibilmente. Seconda circostanza, tanto per la cronaca: non è vero che Hollande sta mollando il “rigore” in economia, il suo governo ha appena finito di varare un piano di incentivi al Pil con iniezioni di pubblico denaro tutte finanziate da tagli di spesa. Quei tagli di spesa che sono tabù e bestemmia nella campagna elettorale sia del Pd che del Pdl.