Imu e spread ne faremo un bel falò. Un “Me ne frego si aggira per l’Italia”

di Lucio Fero
Pubblicato il 11 Dicembre 2012 - 15:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sentite fresche di giornata alla radio e non una radio di quartiere sperduto o di lunari ultras del calcio o di chissà che, ascoltate fresche appena pensate alla radio niente meno che del Sole 24 ore, la serissima radio di confindustria. Ecco la prima che viene da un ascoltatore poco dopo le tredici: “Berlusconi toglierà l’Imu e per questo vincerà ancora”. Ecco la seconda: “Sono un elettore del Pd ma su questa storia dello spread imbroglio Berlusconi ha ragione”. Volete sentire della terza, della quarta e via andare? Con qualche robusta eccezione il tono è quello: la “Mummia” risvegliandosi ha risvegliato anche tutta un’Italia di “dormienti”.

E’ la vasta e ramificata Italia del “me ne frego”, appena abbracciata in spirito e in corpo da Berlusconi con il suo mattutino e televisivo “che c’importa dello spread“. Un Italia che mette gola al “me ne frego” appena sente parlare di spread e di debito pubblico. Per i prossimi sei, sette anni, se tutto va bene e non ci sono altri guai, l’Italia deve in media restituire ai suoi creditori un miliardo di euro al giorno, domeniche e festivi esclusi. Un candidato premier e il suo partito, forti forse di un voto su quattro, al riguardo cantano “Me ne frego”. In nome del “me ne frego” del miliardo al giorno di debiti da pagare si farà l’alleanza tra il Pdl di Berlusconi e la Lega di Maroni.

Finito?, No: “Me ne frego” riguardo al debito e allo spread è anche la canzone di Beppe Grillo e del Movimento 5Stelle. E anche il motivetto che fischietta la Fiom e che spesso canticchia la Cgil della Camusso e talvolta lo canticchia anche Nichi Vendola. Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, la canzone del “me ne frego” non la canta certo, però non fa mistero di conoscerne strofe e ritornello, la trova orecchiabile.  Se ne “fregano” in così tanti che perché mai non dovrebbero fregarsene quei cittadini-elettori che mandano i loro messaggi alla radio?

Già, ma che succede se ce ne freghiamo davvero del debito e dello spread? Che non paghiamo più l’Imu penserà festante un elettore di Berlusconi finora frustrato e “frustato” Da Monti. Che non andiamo più in pensione a 66 anni penserà un iscritto alla Cgil e un elettore di Sel o del Pd finora perplesso per l’attacco ai diritti acquisiti. Che Equitalia la chiudono o almeno la “tagliano” penseranno più o meno tutti. Che tornano i soldi per tutti gli ospedali, tutti i reparti, tutti i primari, anche quelli inutili, anche quelli che i soldi li gettano nell’inefficienza, nello spreco, nella incompetenza e nella truffa. Che tutti i precari prima o poi verranno assunti in ordine di anzianità di precariato penseranno i precari. A far cosa e sapendo far cosa nessuno si sognerà di pensarlo. Insomma che saremo tutti più ricchi o meno poveri, tornerà a girare un po’ di denaro se finalmente ce ne “freghiamo” dello spread e del debito e anche della Germania, la perfida teutonica che ha preso il posto che fu un tempo della “perfida Albione”. Chiunque abbia letto un manualetto di storia contemporanea e ne ricordi qualcosa, quindi non più del dieci per cento della popolazione e ancor meno del ceto dirigente, sa che tra un po’, appena un po’ l’Italia elaborerà l’idea delle “inique sanzioni” che il mondo esterno ci vorrà imporre perché “cerchiamo un posto al sole”.

Non c’è molta originalità nell’Italia, tanta, che “se ne frega”, il paese si conferma tradizionalista e affezionato ai suoi usi, costumi e linguaggi. Quindi “me ne frego” e addio Imu, pensione a 66 anni, Equitalia, precariato e forse anche cattivo tempo. E se qualcuno ci trova da ridire fuori dei patri confini è perché ci vuole sabotare e troveremo ben qualcuno che glielo impedirà. Forse il Gran Bugiardo, quello che stamane alla sua televisione raccontava di come quando era il capo si opponeva alla Merkel e alla Germania? Lui, lo stesso che ha firmato le carte e i numeri non della Germania ma dell’Europa, qualunque cosa firmava Berlusconi nel 2011 per restare presidente del Consiglio. Se non firmava, se non scaricava a domani , doveva dire nel 2011, prima di Monti, che l’Italia stava fallendo e che serviva l’Imu, la pensione a 66 anni e tutto il resto. Servivano perché per venti anni lui soprattutto e tutti gli italiani poi ce ne “eravamo fregati”. No, forse il Gran Bugiardo no ma qualcuno pur si troverà che spezzerà le reni a Berlino magari facendo l’Asse con..? No, forse il Gran Bugiardo no: appena ne sentono il nome reagiscono come noi davanti al piazzista al semaforo Obama e il papa, Washington e il Vaticano, l’Unione Europea e i singoli Stati europei. No, forse il Gran Bugiardo no, ma un bel “chi se ne frega” ci vorrebbe, questo vuole un bel pezzo di paese: c’è un enorme “Me ne frego” che si aggira per l’Italia.

E che succede quindi se ce ne freghiamo per davvero? Se non paghiamo più quel miliardo al giorno. Succede per prima cosa che crollano le banche: sono piene di titoli di Stato, cioè obbligazioni a pagare dello Stato italiano che, se non paghiamo più, valgono come carta…non da parati. E chi se ne frega pure delle banche, il grido si leva nel grande arco da Forza Nuova fino agli Indignati. Bene, se non fosse per il particolare che banche crollate vuol dire crollato anche il tuo conto corrente o deposito in banca, muto il tuo bancomat, cieco il tuo libretto degli assegni. Chi se ne frega, il popolo farà a meno dei ricchi che hanno un conto in banca: i “ricchi”?

La seconda cosa che succede se ce ne “freghiamo” è che quei fetentoni degli stranieri non vorranno più riconoscere che i nostri euro sono eguali ai valore ai loro euro. E chi se ne frega, fanculo anche l’euro, meglio così, una liberazione. Bene, però i cinquemila, diecimila, centomila, un milione, mille euro che avevi l’attimo stesso che te ne sei fregato anche dell’euro, il secondo preciso che l’ha mandato “fanculo” diventano la metà: valgono 2.500 invece che 5.000, cinquecento invece di mille. Carino no, immagina la scena, immaginala nel tuo portafoglio. La terza cosa che succede è che i soldi che ti sono rimasti ogni anno, anzi ogni mese valgono sempre di meno perché viaggi a un’inflazione non del 2/3 l’anno ma del 2/3 per cento al mese.

I soldi, quelli dell’Imu non pagata, quelli della pensione presa a 60 anni, quelli dello stipendio pubblico fisso e non da precario, quelli tirati su a bottega o in azienda perché non paghi le tasse o fai finta di pagarle, tutti questi soldi che arrivano, tornano se “ce ne freghiamo” li paghiamo al modico costo di risparmi spariti o bloccati in banche fallite, di patrimonio dimezzato dal cambio moneta e in redditi ridotti di almeno un terzo da un paio di anni di inflazione Come ai “vecchi cari tempi della vecchia cara lira”. Proprio un bell’affare, di quelli che convengono. Questi, soprattutto “Quello” ma fosse solo lui…Questi i risparmi, il salario, la pensione, il lavoro e l’azienda te li triturano mentre gridano che ti faranno d’incanto più ricco o meno povero. E tu, ancora una volta, come sempre gli dai una mano e forse un voto a fare polvere e detriti dei tuoi risparmi, salari, pensioni, lavoro, aziende. Quasi quasi te lo meriti, ma un non è questo un pensiero democratico, tutt’altro. Solo una considerazione, una constatazione: entrambe disperate e vere.