Onorevoli pensioni: migliaia di euro in meno. Rancore e buona novella

di Lucio Fero
Pubblicato il 30 Novembre 2011 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Bastava loro essere eletti una volta, anche per una sola legislatura, insomma essere “onorevoli” per cinque anni o anche meno e a cinquanta anni di età cominciavano a incassare un “vitalizio”, cioè una pensione, spesso anche seconda pensione, pari a 2.486 euro lordi A cinquanta anni e poi continuavano a percepirlo ovviamente per tutta la vita. D’ora in poi ne prenderanno 900 lordi di euro e non più a cinquanta ma a sessantacinque anni. Se eletti per tre legislature, quindici anni di Parlamento, il “vitalizio” era di 7.460 euro lordi. D’ora in poi sarà per i parlamentari di 2.500 euro lordi. Meno pensione per i parlamentari, un “meno” pari a 1.586 euro lordi al mese se eletti una volta sola e pari a 4.960 euro lordi al mese se eletti tre volte. E aspettando quindici anni di più per cominciare a prenderlo il “vitalizio”. E’ una buona novella, anzi una “breaking news”, una notizia che spezza e spacca il solito andazzo e la routine delle notizie relative alla cosiddetta “Casta”. Ma il rancore della pubblica opinione verso la “Casta” offusca e annebbia la buona e per certi versi incredibile notizia.

Rancore giustificato e stratificato: troppo a lungo e troppi privilegi. Tanto da far sembrare impossibile quel che invece è improvvisamente vero: il taglio alle pensioni di favore parte dagli “onorevoli”. E parte subito, da gennaio 2012. La notizia che la “Casta” smette di avere pensioni prima e meglio degli altri ne contiene implicitamente altra: presto toccherà a tutti quelli che vanno in pensione in età relativamente giovane, presto le pensioni saranno calcolate per tutti con il metodo contributivo, presto, anzi prestissimo toccherà a tutti. E si parte da “loro”, proprio da loro. Se i parlamentari e gli eletti nei Consigli regionali, provinciale e comunali vorranno pensioni più alte dei 900 euro lordi o dei 2.500 euro lordi mensili dovranno pagarsi una pensione integrativa. Come capita a tutti i comuni mortali. Ma il rancore di umore e di popolo, di esperienza e di rabbia contro di “loro”, più che increduli ci rende singolarmente sordi alla notizia. Ne sentiamo il “botto” ma pensiamo sia effetto speciale e artificioso, la notizia rimbalza sul muro di gomma della nostra giustificata diffidenza.

Rancore verso la Casta giustificato e stratificato e fin qui è un dato della realtà. Rancore che però rischia di essere disperato, cioè talmente senza speranza da non farci “vedere” che è finalmente successo: un “osso” e che “osso” lo hanno mollato. Stropicciamoci pure gli occhi, diamoci un pizzicotto per verificare non sia illusione. Poi prendiamone atto: è successo. Altrimenti il giustificato e stratificato e incredulo rancore rischia di diventare altro: paura di perdere il migliore e finora fondato alibi. Paura di perdere l’argomento: “si cominci da loro”. A forza e troppo tardi da “loro” si è cominciato, come era doveroso. Un privilegio, almeno uno, è caduto. E insieme ad esso anche un fino a ieri sacrosanto alibi, quello che consentiva di dire: “perché noi sì e loro no?”.