Piccoli ospedali l’alibi perfetto… per ammazzare la domanda: chi paga?

di Lucio Fero
Pubblicato il 6 Luglio 2012 - 15:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il piccolo ospedale, l’alibi perfetto. E’ piccolo, quindi tenero, infante, familiare. Una compassionevole cronaca de La Repubblica lo descrive come il luogo dove il primario chiama i malati per nome perché son pochi e si conoscono tutti, appunto come in famiglia. Ed è ovviamente anche ospedale, il luogo della salute, della malattia, della lotta per la vita e contro la morte. Ma come si fa a voler male ad un ospedale per di più piccolo? Bisogna essere non solo contro il “diritto alla salute” ma anche cattivi, proprio cattivi d’animo.  Ma come si fa a non essere comprensivi e solidali con i piccoli ospedali? Poi sempre nella suddetta compassionevole cronaca leggi che la creaturina ospedaliera dove il primario chiama per nome i malati tanto siamo tutti una famiglia…la famiglia si è alquanto allargata: 21 posti letto, 104 dipendenti, solo sette medici e dieci milioni l’anno di costo per la sanità pubblica. Ma bisogna essere dei crudeli ragionieri, anzi ha detto bebe Di Pietro, degli “aguzzini”, anzi ha colto nel segno Vendola, dei demolitori “della Costituzione” per mettersi a fare di questi ignobili conti. Ecco, appunto, il piccolo ospedale è l’alibi perfetto.

Il piccolo ospedale lo ama la gente come i bimbi amano il piccolo trenino. Sta più o meno sotto casa o comunque a pochissimi chilometri ed è rassicurante, di notte e di giorno, con le sue insegne con la croce medica. Spesso solo con quelle, soprattutto con le insegne e con poco altro perché il piccolo ospedale è tanto rassicurante quanto poco sicuro. Poco sicuro? Già, nel piccolo ospedale è più facile che ti curino male o che non possano, anche volendo curarti bene. Perché non hanno l’esperienza che vien e da migliaia di precedenti casi analoghi e neanche ovviamente ogni attrezzatura medica. Tanto per fare un esempio: un parto in reparti dove non nascano almeno 500 bambini l’anno è un rischio maggiore di quello fatto in un grande ospedale, meglio se specializzato. Il piccolo ospedale lo ama la gente ma la gente spesso non sa quello che ama e comunque quell’ospedale sotto casa, quello da difendere contro i “cattivi”, non è il “diritto alla salute”, è solo un luogo dove si pratica alla meno peggio e non per colpa di chi ci lavora il diritto ad essere curati.

Il piccolo ospedale lo ama la politica, soprattutto quella locale. Cosa c’è di meglio, di più nobile e redditizio che inaugurare un ospedale sul “territorio”? Niente, rende in popolarità, consenso, prestigio. E rende anche in senso più stretto: ci sono primari da nominare, aziende con cui fare contratti di fornitura, medici, infermieri e portantini da assumere, senza dimenticare vigilanti, elettricisti, aziende di pulizia e di ristorazione. Tutte cose di cui la politica locale volentieri si occupa: le Regioni stanno lì praticamente per questo.

Il piccolo ospedale lo amano quasi tutti, la gente, la politica e chi ci lavora. Cura poco e male, costa troppo e sempre di più. Ma è un “dovere” tenerlo in piedi. Dovere che alcuni dicono sia scritto in Costituzione, altri dicono sia stampato a fuoco nella costituzione materiale della sinistra politica, altri ancora dicono sia scritto per sempre nelle tavole dei diritti umani. A leggere sia la Costituzione, sia la storia e i valori della sinistra, sia le tavole dei diritti cosiddetti umani, dei piccoli ospedali però non trovi neanche una sillaba. Quando parla di Costituzione “violata” Vendola intende che lo Stato centrale non deve mettere bocca e togliere soldi allo “Stato-Puglia”. Perché? Perché la Sanità dipende dalle Regioni e quindi bisogna considerare ovvi e benefici i costi non di un solo Stato ma di venti e passa quante sono le Regioni. E in nessuna, neanche la più gauchista e ardita interpretazione del Welfare, cioè della garanzia collettiva al singolo dalla nascita alla morte, troverete l’obbligo e l’indicazione all’assistenza sanitaria obbligatoriamente fornita nei luoghi e nei modi che costano il più possibile. Eppure in Italia i piccoli ospedali si salvano e sono tutti contenti, la gente, i politici, quelli che ci lavorano. Salvi, quei piccolini, qualcuno pagherà per loro. Son proprio l’alibi perfetto i piccoli ospedali perché nessuno domandi davvero, di fronte a tanta tenerezza e diritto essenziale, chi paga davvero.

Il resto del mondo, sì proprio il resto del mondo, però se lo domanda e non trova risposta né rassicurante né equa. Nel giorno in cui in Italia vanno salvi i piccoli ospedali, l’economia mondiale non reagisce al massaggio cardiaco praticato dalla Cina, da Londra, dalla Bce. Su scala mondiale viene abbassato il costo del denaro ma il cavallo dell’economia si rifiuta di “bere”, di utilizzare quel denaro per investire e produrre. Nessuno si fida, tutti vedono o credono di vedere che ci sarà meno da produrre e vendere ancora e ancora nel prossimo futuro. Nella quasi disattenzione generale la Bce di Mario Draghi ha azzerato l’interesse pagato alle banche sui depositi. Azzerato perché le banche prendevano in prestito i soldi dalla Bce e poi parcheggiavano quei soldi presso la Bce, ci rimettevano ma preferivano il mini interesse sicuro pagato dalla Banca centrale al rischio di prestarsi soldi tra loro oppure prestarli in giro. Sono misure di “risveglio” dell’economia non ancora disperate, ma quasi. E il giorno dopo niente: la Spagna deve pagare tassi sopra il sette per cento, lo spread italiano torna verso 470, la Finlandia minaccia l’uscita dall’euro. Le stesse misura di cura aumentano la paura e fanno paura. Paura che qualcuno “salti”, paura che qualcuno non ripaghi il debito, paura di prestare, paura di restare con il cerino in mano. Paura che corre nel Parlamento tedesco, paura di essersi “esposti” con i soldi tedeschi verso “quelli del Sud”. Paura che corre nel Parlamento spagnolo, paura che “quelli del Nord” poi faranno arrivare i rinforzi finanziari alle banche volutamente troppo tardi. Paura in Francia, paura in Grecia e brividi di ansia anche negli Usa. Noi italiani però stiamo relativamente tranquilli, abbiamo salvato i piccoli ospedali. L’unica paura che corre in giro sembra essere quella delle Regioni di non poterne costruire altri domani. Piccolo ospedali, l’alibi perfetto per il delitto perfetto: quello degli incoscienti e sonnambuli, come fai a condannarli?