Storia “rozza” delle tasse: Irpef dipendenti e pensionati pagano il 90%

di Lucio Fero
Pubblicato il 2 Aprile 2012 - 13:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mario Monti ha ammesso, bontà sua, che ci sono stati “aumenti di tasse e tariffe rozzi”. Ha aggiunto: “Sempre meglio della Grecia”. Corrado Passera ha chiesto all’Italia tutta una “sanzione sociale” contro l’evasione fiscale. Non una legge e neanche una punizione, solo una pubblica e condivisa disistima. Sarà il caso di avvertire il governo, ma presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo di certo lo sanno, che ogni provvedimento fiscale resterà inevitabilmente “rozzo” e che mai nessuna “sanzione sociale” ci sarà nella coscienza nazionale fino a che la costituzione materiale del paese, quella che vige nella realtà, continuerà a stabilire che i cittadini non sono uguali davanti alle tasse.

Chi paga i 149 miliardi annui di Irpef? Novanta milioni li pagano i lavoratori dipendenti, 49 miliardi li pagano i pensionati: fanno 139. Gli altri dieci miliardi li pagano tutti gli altri. Dice: ma gli “altri”, quelli che non sono lavoratori dipendenti e pensionati con “trattenuta alla fonte” pagano le altre tasse e non solo l’Irpef. Dice, ma dicono male. Il 14% per cento degli italiani paga il 53 per cento di tutte le tasse. Sono quegli otto milioni che dichiarano tra i 26mila e i 100mila euro di reddito all’anno. Guarda caso di quegli otto milioni di “dichiaranti” presunta agiatezza la gran parte sono lavoratori dipendenti e pensionati. Gli altri trenta e passa milioni di contribuenti, si fa per dire, pagano il 47 per cento delle tasse. Dividi il 53 per cento delle tasse pagate per otto milioni di paganti e il 47 per cento di tasse pagate per trenta e passa milioni e ottieni la differenza costituzionale: quella tra chi è tenuto a pagare e chi ha il diritto di contrattare quel poco che paga, se lo paga. Fine della storia, una storia “rozza” e priva di ogni “sanzione sociale”.