De Luca alla frutta, Renzi alla clessidra

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Novembre 2015 - 14:38 OLTRE 6 MESI FA
De Luca alla frutta, Renzi alla clessidra

De Luca alla frutta, Renzi alla clessidra

ROMA – A questo punto importa poco cosa davvero abbia fatto o saputo Vincenzo De Luca. Importa poco se il presidente della Regione Campania abbia saputo e benedetto in silenzio la trattativa tra i suoi collaboratori e il marito del giudice che andava a decidere sul suo di caso. Importa poco se la sentenza sia stata sottoposta a scambio: un via libera del Collegio dei giudici al presidente, una presidenza di peso nella Sanità campana al…ricattatore? Importa poco se invece trattativa mai c’è stata, se il marito del magistrato ci ha provato, se vendeva merce che non aveva, se millantava credito, se il collaboratore di De Luca è imputabile soprattutto di essere un fessacchiotto presuntuoso che dà chiacchiera a tutti…

Certo, cosa è davvero successo, come è andata davvero, insomma quella parola grossa che si chiama verità importerà, domani…Domani le inchieste giudiziarie troveranno appunto, insieme ai processi, se ci saranno, la verità giudiziaria. Che spesso è parente stretta della verità e basta. Talvolta invece con la verità dei fatti quella giudiziaria non è neanche imparentata. Una verità giudiziaria verrà domani, più o meno sulla base dei fatti veri. Domani…magari dopodomani.

Ma qualunque sia stata ieri la verità dei fatti e qualunque sarà la verità giudiziaria domani, importa poco. Vincenzo De Luca è politicamente alla frutta, all’ultimo valzer, all’ultimo giro. La macchina della giustizia o ingiustizia che sia si è messa in moto e lo sta triturando, lo triturerà. Se c’è un Guglielmo Manna che in intercettazioni dice “se io non faccio il presidente lui non fa il governatore…” può essere il rammarico furente di un patto criminale disatteso da De Luca e dai suoi. O può essere anche il mordersi le mani e il minacciare a vuoto di uno che ci ha provato ed è stato ascoltato più o meno per finta e nei fatti respinto.

Se c’è un Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio, che dice “l’investimento l’ho fatto, non mi è stato ritornato”, può essere il lato di un triangolo a  delinquere che si lamenta della spartizione del bottino, oppure può essere un imbroglione cui è fallito l’imbroglio perché non ha trovato complici.

Se c’è un giudice Scognamiglio che informa di ciò che fa, del suo lavoro e dei suoi processi, il marito Manna, se i due che vivono nella stessa casa sono separati in casa e hanno altri partner, il fatto che continuino a intendersi può essere la prova che ci provano insieme a ricattare ed estorcere, a vendersi una sentenza. Oppure può voler dire che un marito già di fatto ex abbastanza spregiudicato intorta e usa la moglie magistrato. Ma come che sia stato, ormai non importa più. De Luca è colpito nell’immagine e nella credibilità. Colpito, giusto o sbagliato che sia. Colpito, che affondi è solo questione di tempo.

E quindi Napoli che vota a primavera per il suo sindaco va a quelle elezioni con un Pd esangue e sanguinante. Anche se la storia è diversa, anche se nel caso di Ignazio Marino il beneficio del dubbio non c’è, essendo l’ex sindaco di Roma per prove provate un narciso discretamente incapace che pasticcia d’abitudine con i rimborsi spese e un rancoroso convinto di essere stato mandato in terra a mostrare miracoli…Anche se la storia è diversa, Roma va a votare per il suo sindaco escludendo di fatto che sia un candidato del Pd. E più o meno lo stesso si assembla, configura, prepara a Napoli.

E a Milano di fronte a una candidatura insieme seria e suscettibile di vittoria, tutta la sinistra che ha in odio Renzi si prepara a sfilarsi. E a Torino quelli di Sinistra Italiana faranno lo stesso. Insomma c’è un sacco di gente a sinistra che è pronta a ripetere, a riproporre la “grande vittoria della Liguria”. Cioè sconfiggere il candidato di Renzi, sconfiggere Renzi. La vittoria di un leghista o di un berlusconiano viene considerato accettabile effetto collaterale. La vittoria poi di un candidato M5S viene considerata come vittoria “amica”.

A primavera, quando si voterà per i sindaci…Renzi avrà contro M5s e Salvini e Berlusconi e Vendola e Fassina. E la Cgil scuola e i Cobas della scuola e i prof e gli studenti che non vogliono “gerarchia”. E i sindacati e tanti del Pubblico impiego. E un sacco di altra gente. Tutte le forme, varie e svariate ormai, della reazione di rigetto, dell’anti renzismo. La più virulenta quella che viene da sinistra o almeno da quella parte di società e pubblica opinione che si sente e si nomina sinistra. E con sé Renzi avrà…non il Pd. Non tutto e non certo nelle migliori condizioni.

Per una volta, per una volta nella sua vita Renato Brunetta l’ha detta non lontana migliaia di anni luce dalla realtà e dal buon senso. Ha detto Brunetta: alle amministrative comincia la fine di Renzi. Renzi infatti è…alla clessidra. Per lui la sabbia ha cominciato a scorrere in giù, a scendere. Dovrebbe rovesciarla la clessidra, sollevarla e girarla. Ma i De Luca alla frutta sono chiodo che inchioda la clessidra.