A votare col cappotto sognando soldo libero. E ‘sto spread che è? Un “complotto”

di Lucio Fero
Pubblicato il 10 Dicembre 2012 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – A votare con il cappotto, non ci si era mai andati, conosceremo anche questa. A votare sognando che poi a primavera i soldi tornino a girare. Non tanto perché è tornato in giro quello che era riuscito una sola cosa a far davvero girare quando comandava lui: parola sua , “la patonza”. Sognando che il soldo torni a girare perché non c’è più quello che li voleva addirittura pedinare i soldi mentre giravano, niente meno che “tracciandoli”. Così se la racconta, se la canta, la spera e la vive un “pezzone”, lungo e largo quasi mezza penisola, Appennini, Alpi, pianure e coste compresi.

A votare contro il “complotto dello spread”. Manovra organizzata ai nostri danni dalla finanza internazionale questa storia dello spread che sale, anzi monta. Così dicono con parole fotocopia Cicchitto e Brunetta, l’ala costretta e quella entusiasta del Pdl riberlusconizzato. E pure Ferrero di Rifondazione comunista e soprattutto Beppe Grillo. Aguzzando l’orecchio in Fiom e Sel, dalle parti di Landini e Vendola non fai fatica a sentire che questa storia dello spread è antidemocratica. Non distogliendo lo sguardo riesci a cogliere qualche cenno di assenso in Cgil e nel Pd, dalla parti di Camusso e Fassina. E allo spread complotto Maroni e la Lega hanno da tempo dichiarato guerra. Insomma, un complotto, una manovra, un potere oscuro e nemico, un bau bau, uno spaventapasseri…questo è lo spread per un bel “pezzone” di italiani.

Provate a veder che succede se quando arriva la data del mutuo andate in banca e dite che è un complotto. Provate a immaginare il vostro datore di lavoro che a fin e mese, quando attendete la retribuzione, vi dice che stipendio e salario sono montature e manovre ai danni dell’azienda. Provate a pagare un fornitore, un artigiano, uno qualunque che da voi aspetta dei soldi dicendogli che il suo atteggiamento è anti democratico. Provate e dopo il primo sorriso di condiscendenza, arrivano i Carabineri o la Neuro. Eppure un bel “pezzone” di italiani è pronto a “ripudiare lo spread” manco fosse una concubina aggiuntiva ingaggiata per sbaglio in un suk orientale. Meriteremmo i Carabinieri o la Neuro e, alla fine, se insistiamo, li avremo.

In buona parte è una storia già vista, appena un anno fa. Era l’estate 2011 e l’Italia aveva dei problemucci con il suo deficit, insomma spendeva molto più di quanto incassava. Questo la rendeva infida per chi dall’Italia si aspetta di essere ripagato dei soldi che le ha prestato. E allora Berlusconi governante disse che avrebbe fatto…meno spese e più tasse. Dopo queste promesse e assicurazioni la Bce, la Banca Centrale europea, decise di sostenere l’Italia comprando un bel po’ di titoli del suo debito pubblico. Detto, fatto: appena la Bce comprò Btp Berlusconi e il suo governo si rimangiarono tutto: niente più meno spesa e più tasse, la destra aveva perso le Comunali e doveva riconquistare voti. magari con i soldi degli europei. Era questa la priorità.

Gli altri europei nel loro grande si incazzarono assai, in autunno a Cannes sbattono Berlusconi in un angolo e gli dicono: o rientri dal deficit entro il 2013 o noi ti molliamo. Tremonti è anche lui lì e va in soccorso del Capo, con grande senso delle proporzioni e con la prudenza che si addice agli statisti minaccia: e allora noi usciamo dall’euro e vediamo chi sta peggio. Anche qui andava chiamata la Neuro, si preferisce i capi di Stato e di governo europei nella funzione dei Carabinieri: Berlusconi che aveva provato a fregarli tutti vendendo loro promesse e sfilando loro soldi viene costretto a firmare l’impegno a rientrare di 60 miliardi in poco più di 24 mesi. La storia nessuno se la ricorda perché in Italia la storia non esiste, ma la storia dei “tagli da macelleria sociale” comincia qui: dall’aver provato a fregarli gli altri europei.

E adesso ci riproviamo, bilancio di un solo giorno dopo che il tappo Monti è saltato: 500 milioni di sperpero pubblico non risparmiato perché le Province sono salve, 1,8 miliardi di tagli alla spesa sanitaria perché tutti ricorrono e i Tar impugnano. Pensavate si potesse imporre un prezzo standard per pagare siringhe, garze e stent e le pulizie? Pensavate bastasse vedere quanto costano e quindi ovviamente obbligare tutti a pagarli quel prezzo e n on altro? Pensavate male, l’autonomia dei centri di spesa, cioè l’ognun fa come gli pare e conviene, in Italia è sacra più delle vacche in India. Due miliardi e trecento milioni in un giorno solo, non c’è male come prestazione. Proiettata sul 2013 elettorale fa decine e decine e ancora decine di miliardi che tornano a girare.

Fino a che non arriveranno i Carabinieri o la Neuro, sotto forma di qualcuno o qualcosa che dovrà garantire per i debiti che non paghiamo. Qualcuno o qualcosa che per quella “garanzia”, per non metterci letteralmente in mezzo a una strada, per non togliercele proprio le pensioni e gli ospedali e i salari e le scuole metterà sotto sorveglianza e ipoteca tutti i nostri redditi, nazionali e privati. Fino a che non “gireranno” ancor meno soldi di quando pensavamo potesse ricominciare la festa. E allora grideremo ancora al complotto anti democratico.

A meno che…a meno che non ci sia altro e più grosso “pezzone” d’Italia che a votare ci va col cappotto nella testa oltre che sulle spalle. Un cappotto, quello sulle spalle, che ripari dal freddo di febbraio. Un cappotto, quello nella testa, che ripari dai riesumati, dal “Silvione con tutti i filistei”, dai teatranti della crisi, dai fanfaroni che dicono che lo spread lo cancellano loro con la sola imposizione della mani. Un “pezzone” di italiani che andasse a votare certo, sicuro e convinto che per farli tornare a girare i soldi occorre prima crearli sotto forma di lavoro e prodotto e che il tempo di spillarli a mamma Stato e fregarli di sotto banco a quelli che hanno la stessa moneta potrebbero anche tornare. E sarebbe game over, la fine, il the end senza neanche un briciolo di happy end.