Se il sindaco di Milano Moratti è una oriunda, dove sono i padani di Bossi? Ma non è con le battute di Fini che si risolve un profondo problema politico

di Marco Benedetto
Pubblicato il 29 Giugno 2010 - 23:04| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Poi Celti e Liguri finirono sotto il tallone romano, al punto che un bel giorno Augusto gli tolse le terre e le distribuì ai suoi veterani, tutti meridionali, senza guardare molto per il sottile.

Caduta Roma, arrivarono i barbari a mettere sotto quei poveri padani. I Longobardi diedero il nome alla Lombardia, ma non si mescolarono molto con i padani asserviti. I Longobardi facevano i soldati, erano nobili. Restarono a comandare anche dopo Carlo Magno.

La maggior parte delle famiglie nobili italiane di antica origine sono longobarde: gli Este, i Visconti, i Gonzaga. Ancora oggi chiamano i figli con nomi che suonano scandinavo, come la terra da cui si mossero i loro avi. E i padani sempre sotto.

Si dipanarono i secoli e l’Italia diventò terra di conquista e di spoliazione da parte di tedeschi spagnoli, francesi. Il Nord Italia fu spazzato, esercito dopo esercito, fino a diventare colonia spagnola prima, austriaca dopo, tale rimanendo fino alla annessione al regno sabaudo, tra il 1859 e il 1918.

Alla vigilia della prima guerra di indipendenza, i contadini della Padania vivevano nella fame e nella miseria come e forse peggio dei loro fratelli meridionali. Milano era un paesone. Sant’Ambrogio, oggi centralissimo, era fuori dalle mura, proprio come quando ci abitava come gaulaiter il futuro imperatore Giuliano.

Milano è diventata la più ricca città italiana molto poco per merito dei padani o dei milanesi, molto di più per la sua collocazione centrale rispetto alla valle padana, al grande porto di Genova oggi e anche di Venezia ieri, ai valichi alpini e al gigantesco mercato europeo che si stende tra l’Atlantico e l’Oder.

Milano è cresciuta nell’ultimo secolo, accelerando dopo la guerra, assorbendo e amalgamando, come una gigantesca impastatrice, braccia e cervelli prima dalle parti povere del Nord, l’Appennino emiliano, il Veneto, il Friuli, la Liguria terre che hanno alimentato, al pari del meridione, l’emigrazione italiana nelle Americhe. Poi sono arrivati i meridionali. Ora gli extracomunitari.

Prendiamogli il Dna ai nostri padani: avranno amare sorprese. Celti? Alti e biondi se ne vedono in giro pochi. L’accento non è un parametro: lo prendi alla seconda generazione. A Milano ci sono, nei negozi, commessi di origine africana che parlano con l’accento milanese e questo mi commuove, è la misura che l’Italia cresce e che la crescita è stata cosi forte da sviluppare un nuovo mondo, più sano, più ricco: è il modello americano a sud delle Alpi. Milano, la Lombardia hanno generato qualcosa di più grande e di radicalmente diverso, astronomicamente distante da quel mondo di miseria e di servitù che il Carroccio non riuscì certo a trasformare.