Meloni premier rigetto anti Draghi: elettori premiano lei che diceva governo avaro e nemico

Il 26 per cento dei voti alla Meloni dà corpo ad un rigetto sociale e d'opinione verso il governo Draghi e verso il governo sempre percepito come avaro e nemico, qualunque sia (del rigetto beneficia anche M5S di Conte). Meloni premier, il pericolo non è il suo essere di destra dura e pura, il pericolo è che non duri più di un umore popolare.

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Settembre 2022 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
Meloni premier rigetto anti Draghi: elettori premiano lei che diceva governo avaro e nemico

Meloni premier rigetto anti Draghi: elettori premiano lei che diceva governo avaro e nemico FOTO ANSA

Al governo che c’era, al governo Draghi e allo stare al governo e allo stare con Draghi l’elettorato italiano ha messo in conto la pandemia, l’inflazione, il costo dell’energia e non i sussidi, i ristori, la protezione via welfare e bonus, il Pnrr…Al governo che è stato l’elettorato italiano ha messo in conto il fastidio di mettersi la mascherina e non la mascherina. I rischi e le paure derivanti dalla guerra e non la scelta di stare in questa guerra dalla parte dell’Occidente. Al tradizionale sentimento di popolo del governo sempre ladro. in queste elezioni politiche l’elettorato ha aggiunto il sentimento, anch’esso radicato e non privo di tradizione, del governo avaro e nemico. Quindi un italiano elettore su quattro (qualcosa di più) ha votato Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e solo uno su cinque (qualcosa di meno) ha votato per il Pd di Enrico Letta.

Quindi M5S di Giuseppe Conte è risorto al 15 per cento mostrandosi anti Draghi, anti governo, anti Sistema. Quindi Matteo Salvini è stato duramente punito dall’elettorato guarda caso per aver la Lega governato…Il cittadino richiedente insoddisfatto di un governo nei suoi confronti percepito come moroso è la figura sociale decisamente maggioritaria, il cittadino richiedente riforme è una figura sociale decisamente minoritaria. Questa è la sostanza della volontà popolare espressa qui e oggi mediante questo voto, il fatto che il fenomeno sociale assuma la forma di un voto ad un partito di destra pura e dura e che il premier sarà una donna di destra pura e dura è, pur nella sua grandezza dimensionale, un accidente. 

La corrente del golfo della democrazia

Si è interrotta, e non perché Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia vengano o siano di destra dura e pura, non perché la loro cultura affondi e in qualche misura permanga nelle idee e valori reazionari più che conservatori. La corrente del golfo della democrazia, abbiamo visto il suo interrompersi già quattro anni fa, nel 2018, quando M5S raccolse il 33 per cento dei voti. Anche allora l’elettorato punì in maniera massiccia e clamorosa i governi di allora, sempre percepiti e vissuti come avari e nemici. La corrente del golfo della democrazia funzionava così fino a che ha funzionato: il sistema democratico garantiva libertà, protezione via welfare (dalla culla alla tomba) e incrementi di redditi e consumi e ne ricavava consenso (al sistema, poco o nulla importava se ai partiti di destra, sinistra o centro che fosse).

Questo scambio si è interrotto: mai come in questi tre anni il sistema ha protetto con così tanti soldi pubblici le popolazioni e mai così montante è stata l’avversione, il rigetto del sistema da parte delle popolazioni protette. Un cambiamento climatico radicale dell’habitat del sistema democratico.  Riassunto in una equazione apparentemente folle ma coerente con il nuovo habitat: ottenere il 30 per cento dei voti è la condizione per ottenerne al giro successivo il dodici per cento. Il pericolo non è avere un premier di destra come non mai, il pericolo è che questo premier e il suo governo durino il breve tempo e abbiano lo scarso spessore, come sempre, di un umore popolare.