Assunti tutti, assunti meno. Chi è sinistra, Renzi o Camusso?

Assunti tutti, assunti meno. Chi è sinistra, Renzi o Camusso?
Assunti tutti, assunti meno. Chi è sinistra, Renzi o Camusso?

ROMA – Di tutto il gran festival suoni e luci made in Matteo Renzi una sola cosa finora è legge già in vigore: il contratto a tempo determinato lungo tre anni e nei tre anni rinnovabile senza interruzioni di lavoro e stipendio. Si può dunque assumere e far lavorare, essere assunti e lavorare con contratti a termine per un periodo di tre anni, molto più di quanto non fosse prima e, soprattutto, durante quei tre anni l’azienda non deve far finta di aver bisogni speciali, non deve inventare “causali” per un contratto a tempo. E nemmeno il lavoratore deve subire l’intervallo forzato, quelle settimane obbligatorie di pausa, di non lavoro e non salario, tra un contratto e il suo rinnovo. Per tre anni lavora filato e garantito dal suo contratto. Solo per tre anni ma prima era più o meno un terzo.

Tradotto in slogan, un po’ scherzando e molto no, è un “Assunti tutti, assunti meno”. Ricordate il “lavorare tutti, lavorare meno”? Allora era molto di sinistra, anzi addirittura gauchista. La riduzione dell’orario di lavoro, le 35 ore settimanali in Francia ma soprattutto l’idea che il lavoro fosse una “quantità” più o meno fissa che si poteva più equamente distribuire. Insomma il lavorare tutti, lavorare meno piaceva moltissimo ad  ogni tipo di sinistra, piaceva perfino, con qualche imbarazzo, alla Cgil. Ora lo “Assunti tutti, assunti meno” alla Cgil non solo non piace, fa proprio schifo.

Dice Susanna Camusso che della Cgil è un po’ papessa e un po’ sibilla: “Con il contratto a termine per tre anni si allunga solo la precarietà”. Le replica il ministro Giuliano Poletti: “Ad oggi il 70 per cento delle assunzioni avviene a tempo determinato”. Cioè ad oggi il 70 per cento di chi trova uno straccio di lavoro lo trova per anno, rinnovabile con pause e causali. A questo 70 per cento-osserva Poletti- allunghiamo il contratto, il tempo di lavoro e salario e togliamo complicazioni e burocrazie. La domanda implicita è: gliene importa qualcosa alla Cgil della Camusso di questo settanta per cento?

Gliene importa, certo che gliene importa alla Cgil e alla Camusso. A condizione e a misura che, goccia a goccia o secchiata a secchiata, quelli di quel 70 per cento di lavoratori a tempo determinato diventino lavoratori e contratti a tempo indeterminato. Solo questa condizione, quella del posto fisso, fisso magari anche nella forma di Cassa Integrazione fissa, fa secondo la Cgil del lavoratore un vero soggetto sociale degno di rappresentanza sindacale diretta. Gli altri, i lavoratori a tempo determinato, sono degli aspiranti lavoratori nella cultura e pratica della Cgil. Il loro lavorare, magari meglio molto meglio, magari per tre anni invece che per uno, è per la Cgil minaccia a quella che deve essere la loro unica aspirazione: il contratto  tempo indeterminato. E se il contratto a tempo indeterminato non lo fa più nessuno, nessuna azienda come già dimostra quel residuo e striminzito 30 per cento? Allora per la Cgil la riposta è chiara: le assunzioni a tempi indeterminato le faccia lo Stato. Migliorare la condizione dei lavoratori a tempo è solo distrazione e dispersione, errore e deviazione dalla retta via. Così la pensa la Camusso e anche quel pezzo di Pd che si riconosce, ad esempio, nelle parole di Stefano Fassina che il decreto sui tre anni di lavoro e contratto non lo voterà.

Insomma, lavoro  tempo indeterminato è sinistra, lavoro a tempo determinato non è sinistra. Così Camusso e compagni. Ma sinistra non era occuparsi di chi sta peggio e migliorare per prima cosa la condizione di chi sta peggio? La domanda la pongono oggi i “renziani” ma in realtà la pongono da decenni tutti quelli che a sinistra e da sinistra hanno provato invano a rifare i connotati e non solo il trucco all’Italia sociale politica. E qui parte altra questione e bivio su chi o cosa è sinistra o no. La Camusso dichiara “minaccia alla democrazia” il metodo Matteo Renzi di non contrattare sempre, comunque e in eterno con le “parti sociali”. Per la Camusso democrazia è quel costante, continuo, ininterrotto “stare al tavolo” tra il potere politico, leggi il governo, governo a qualunque livello, anche di quartiere…”stare al tavolo con le forze sociali”. Leggi sindacati, associazioni, comitati…ma soprattutto sindacati. Non decidere e soprattutto non fare senza aver contrattato e scambiato è per la Camusso la democrazia. Trattativa Continua al posto di Lotta Continua per celiare un po’ è la sinistra vera secondo Camusso.

Ma è di sinistra, è sinistra trattare e scambiare quando sul tavolo c’è l’inamovibilità al sapor di privilegio e l’invalutabilità al sapor di inefficienza dell’impiego pubblico? E’ sinistra trattare e scambiare, cosa c’è di sinistra da scambiare quando sul tavolo ci sono le settemila società pubbliche e semi pubbliche con i loro pessimi servizi ai cittadini e i bilanci costantemente in rosso da ripianare con le tasse? Confindustria o Confcommercio vogliono scambiare e trattare esplicitamente a difesa dei loro dichiarati interessi di parte. Interessi legittimi e talvolta anche “giusti”. Ma mai interessi di gruppo o categoria che diventano interesse generale né pretendono di esserlo.

Al contrario la Cgil si dice fiera di essere portatrice dello “interesse generale”, cioè di quello dell’intera collettività che mai coincide esattamente con quello di un gruppo sociale. Poi però la Cgil fa coincidere, sputato-sputato, l’interesse generale con quello degli assunti a tempo indeterminato, con quello dei dipendenti pubblici, con quello degli amministratori pubblici. Interessi legittimi ma è bugiardo chiamarli interesse generale. Eppur qualcuno, più d’uno è convinto e sostiene che proprio tale bugia sia la prova se sei sinistra o no. Chi è dunque la sinistra bugiarda? Bella, antica e attualissima domanda, di solito il bugiardo è quello che per primo risponde: la sinistra sono io, sono sempre stato io.

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