ROMA – Ma quando arriva la “Manovra-Monti”? Per ora è una “danza dei sette veli”: si intravede una tassa sulla casa, ma “quale” tassa di preciso non si vede. Cinque o quindici per cento di rivalutazione delle rendite catastali? Si “scopre” una tassa anche sulla prima casa, ma per tutte le prime case? Tassa legata al reddito del proprietario e anche all’entità del suo patrimonio immobiliare? Insomma tassa che si moltiplica quante più case hai e quanto più guadagni e si demoltiplica al calar del reddito e all’assenza di seconde case? Un “velo” si leva e la mostra, un “velo” subito dopo la copre. E quali nuove regole per andare in pensione? Contributivo per tutti a partire da…? Libertà di andare in pensione da 63 a 70 anni di età e chi va prima prende meno e viceversa? Ma quanto meno e quanto viceversa? Una patrimoniale sopra il milione, il milione e mezzo o i due milioni di euro? Divieto di pagamenti in contanti sopra…sopra quante centinaia di euro? Vendita di beni immobili dello Stato. Ma a chi, ai privati o a un Fondo che poi li rivende? Obbligo o incentivo a Regioni e Comuni di vendere qualcuna delle migliaia di società pubbliche di servizi? Iva che cresce ma di quanti punti percentuali, uno o due? E quale Iva, quella già salita dal 20 al 21 per cento o quella del dieci per cento che va all’undici e quella del quattro che va al cinque per cento? E meno Irpef e meno Irap subito, oppure no? Danza di “veli”: tutto o quasi si vede e tutto o quasi non si vede.
Dicono che Mario Monti abbia detto tutto ad Angela Merkel e a Giorgio Napolitano e niente agli italiani. Non è vero e non è neanche plausibile la Merkel che si fa dare e legge le tabelle del Catasto italiano e calcola l’Imu. Ma è vero che la “danza dei sette veli” Monti la danza con i partiti politici italiani. Quelli che gli hanno votato la fiducia in Parlamento. Ma, ci fosse uno spread che misura la distanza tra la fiducia in Parlamento e la reale fiducia reciproca tra il governo Monti e i partiti, questo spread segnerebbe quota mille: i parti si fidano del governo almeno dieci volte di meno di quanto non hanno detto alle Camere e il governo dei partiti si fida almeno dieci volte di meno di quanto Monti al Parlamento non abbia detto. Per questo Monti gioca a nascondino con i partiti e per questo i partiti giocano con lui ad “acchiapparlo”.
La tentazione, forte, dei partiti è di sapere prima per bloccare o correggere a propria immagine e somiglianza. La strategia dei partiti è di far arrivare in Parlamento una “tassa” o una “pensione” quanto più simile possibile ai connotati del proprio elettorato. La tattica è quella di poter dire preventivamente a Monti: questo io te lo voto, su quest’altro mi astengo, fattelo votare dagli altri. Così lavora il Pdl dove Berlusconi si rigira tra le mani il sondaggio che dice che il 50 per cento dei suoi elettori Monti non lo vuole. E così lavora anche il Pd, pressato dalla Cgil che ha fatto sapere a Bersani che su pensioni e contratti di lavoro “non ci sta” . L’unico che dà carta bianca è il Terzo Polo. L’Idv aspetta solo l’occasione buona per pronunciare il suo “Non possiamo”. Quindi Monti gioca a nascondino per non farsi acchiappare. Perché ancora un’altra tentazione affiora e deborda nei partiti: dar corda corta al governo Monti, fargli fare il lavoro sporco, duro e in fretta. E tornare ad elezioni anticipate nel 2012 sul cavallo del referendum sulla legge elettorale.
Un calendario Monti lo ha fornito: la “Manovra-Monti” arriva tra le due scadenze europee del 29 novembre e dell’otto dicembre. E’ come se Monti avesse promesso: vi dico tutto quella settimana. Ma, quando ve lo dirò, preparatevi ad una condizione: voi partiti votate sì o no in Parlamento a tutto il “pacchetto” entro Natale. Quando il gioco a nascondino del governo finisce non può cominciare quello dei partiti a nascondersi. Però in questo giocare c’è un terzo attore e Monti deve chiamarlo a giocare: la pubblica opinione. C’è nel paese disponibilità, anche verso i “sacrifici”. Monti deve far diventare questa generica disponibilità qualcosa di più: adesione, deve provare a giocare di sponda con la pubblica opinione anche “contro” i partiti. Se non lo fa, se aspetta troppo alimenta sospetti, incertezze, perfino illusioni. Vada per la settimana dal 29 novembre all’otto dicembre. Ma non un giorno di più: dopo la danza dei sette veli, forse obbligata, diventa una tarantella. E non è proprio il caso.