Soumahoro Soumahoro

Murekatete-Soumahoro-Panzeri-Kaili: la politica acceca coloro che vuol perdere

Una volta erano gli dei, ora magari danno una mano i giornali di riferimento e più massicciamente il prontuario dei luoghi comuni e la vittoriana ipocrisia verso se stessa della sinistra politica. Una mano a far cosa? Ad accecare coloro che vuol perdere. Lo fa la politica, lo sta facendo la politica, cioè i vettori e lo spazio tempo della cosa pubblica, nei confronti della sinistra. Sinistra cieca per scelta, elezione, volontà, viltà e voluttà.

Mi si nota di più…

Nanni Moretti, resiste nei fatti e nei comportamenti a sinistra il canone, eppur ormai datato, del mi si nota di più se vado e resto lì in disparte o se non vado? Fedele al canone, una professionista della scrittura, elevata dalle circostanze al rango di maitre a penser, cattedra e guida intellettuale (i tempo di tempesta ogni pertugio è porto rileva un detto popolare antico) ha deciso che la si notava di più se si schierava a difesa di Murekatete Liliane, i suoi abiti griffati, le sue foto glamour. Sublime l’argomento a difesa: perché Chiara Ferragni può e Liliane Mureketete no? E Maria Antonietta e Cleopatra e Giovanna d’Arco stavano nello “io può” o nell’io può negato? Un dibattito ridicolo con tanto di intervento avverso e giustapposto da par condicio di testata: questa l’iniziativa culturale, il moto di riflessione, la recita, la mossa (intesa in senso e prassi teatrale) dell’habitat riflessivo appunto della sinistra dopo pervenute informazioni non tanto su Soumahoro e congiunti quanto su accoglienza e dintorni. Ancora Moretti…quanto attuale e doveroso, visto io livello e le modalità esposte, del suo “no, il dibattito no”.

O famo strano…

A Moretti si sovrappone la modalità Verdone: offrire il proprio petto a difesa della donna nera massacrata dai media è senz’altro modalità, consolidata, dello “O famo strano” di Viaggi di Nozze. Nella versione più politica ne è stato offerta la derivazione “o dimo strano”, insomma diciamolo strano, strano assai. Brando Bonifei, che guida la delegazione Pd al Parlamento europeo e anima gli animi anti liberisti del Pd nazionale, ha detto che se vice presidenti del Parlamento europeo, ex deputai e collaboratori e complici, tutti di matrice e storia di sinistra, vengono trovati con in casa pacchi e sacchi di banconote (tutte da 20 e 50 e viva l’ingombro) è colpa…della Destra! Della Destra che non fa le leggi anti corruzione e allora che ci possono fare quelli della sinistra se arriva qualcuno a corromperli e comprarli?

La sinistra ruba, urla la destra

Lo urla non riuscendo a nascondere la gioia per il mal comune…mezzo gaudio. L’arraffo di pubblico denaro, individuale e di gruppo, è in Italia politicamente trasversale, socialmente non di rado curato e incentivato, spesso addirittura professionalizzato. E il ceto politico di destra è stato a lungo specializzato nel farsi restare attaccato qualcosa alle mani mentre pubblico denaro distribuiva. Quindi non c’è pulpito immacolato. Ma il fatto è che qui la questione non è il rubare. La questione è il farsi comprare e, soprattutto, il come coprire il farsi comprare. E qui la sinistra è appunto per volontà, viltà, voluttà, gioiosamente e perdutamente cieca.

L’accoglienza è un business

Provate a dirlo in un habitat di sinistra che l’accoglienza ai migranti è un business, sverranno dall’indignazione per tale frase anti umanitaria. Provate a dirlo che sull’accoglienza c’è chi ci campa, anzi ci fa i soldi. Ci fa i soldi, ci guadagna. Non necessariamente rubando. Ma per farci i soldi sì. Come accade ogni volta che c’è giro e distribuzione di pubblico denaro (nell’accoglienza ai migranti ce n’è) c’è chi sopra ci campa e ci fa i soldi. E lo fa, l’accogliere, per camparci e farci i soldi. Non per umanità, fraternità, solidarietà che possono esserci e anche no. La ragione del business accoglienza è camparci e farci i soldi. Anche senza rubare, anche legalmente (non sempre ovviamente) ma il motore è farci i soldi. Provate a dirlo in habitat di sinistra e poi dovrete somministrare i sali a chi sviene e poi camomilla a chi trasale di indignazione e sdegno. Di fronte alla realtà l’ipocrisia vittoriana della sinistra si acceca, turbandosi come vergin violata dalle sole parole, la sinistra nega e si nega alla realtà dell’accoglienza come business e poi sgomenta nell’apprendere l’evidente: compagna e di lei madre di Soumahoro divenuto deputato di accoglienza ai migranti ci campavano e ci facevano i soldi. Magari senza rubare e legalmente, come tante altre cooperative del settore che operano ed esistono per d’accoglienza camparci e farci i soldi.

Le Ong un salvacondotto magico

Provate a dirlo in un habitat di sinistra che ci sono alcune parole magiche sotto le quali si è in soggezione, anzi irrazionale adorazione. Ong, inclusione, pluralità. Basta indossare una di queste cappe magiche e la sinistra nulla più vede di quanto c’è sotto. Così che possa perfino accadere che si fondino e animino Ong che fungano da centro promozione relazioni sociali  atti alla vestizione e logistica della corruzione internazionale. Ma provate a dire una cosa così laica e razionale e vi odieranno perché turberete, blasfemi, il carattere sacro della loro cecità. Quella a cui li ha condotti la politica, cioè la laica materia di cui son fatti i vettori e le configurazioni, la fisica, la meccanica e pure l’evoluzione della cosa pubblica e del vivere associati. La politica che acceca coloro che vuol perdere.

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