Milano nuova Terra dei Fuochi? Nessuno riesce a “prevedere” i roghi tossici…

di Pino Nicotri
Pubblicato il 21 Ottobre 2018 - 07:28 OLTRE 6 MESI FA
Milano e Lombardia nuova Terra dei Fuochi? Nessuno riesce a "prevedere" i roghi tossici...

Milano nuova Terra dei Fuochi? Nessuno riesce a “prevedere” i roghi tossici… (foto Ansa)

MILANO – Anche Milano e la Lombardia nuova “Terra dei fuochi”? Lo ha detto pochi giorn fa il ministro per l’ambiente Sergio Costa. Ma anche terra di eccessiva distrazione delle autorità addette ai controlli e alla prevenzione. Non sono infatti rari i casi di incendio – doloso – di depositi abusivi o no anche di sostanze tossiche (forse da fare sparire per evitare eventuali guai con la giustizia). 

Gli ultimi due casi, con fumo e cattivo odore da un capo all’altro della città, si sono verificati pochi giorni fa: nella serata di domenica 14 e nella notte tra domenica 14 e lunedì 15 ottobre. La sera di domenica 14 è andata a fuoco la discarica di via Chiasserini, al confine tra la Bovisasca e Quarto Oggiaro, della società Ipb Italia Srl, con i pompieri impegnati per ben tre giorni per spegnere le fiamme, l’impossibilità dei residenti di respirare per più di qualche minuto senza mascherina e puzza avvertibile fino ai quartieri di Milano all’altro capo della città. E a 5 chilometri di distanza, nella vicina Novate Milanese, nella notte tra domenica e lunedì  è andato a fuoco il deposito della ditta Ri.eco. 

Roghi che forse si sarebbero potuti prevedere, visto che per esempio la polizia municipale aveva scoperto che il deposito di via Chiasserini conteneva ben 16 mila metri cubi, ognuno del peso di una tonnellata, di eco-balle, frutto della raccolta differenziata dei rifiuti per il loro recupero e riciclo.

Quest’anno in Lombardia prima di questi due casi di depositi sospetti andati a fuoco ce ne sono stati altri 16 e nel 2017 ce ne sono stati ben 21. Il caso forse più grave è stato quello di inizio anno a Pavia: a Corteolona-Genzone è andato a fuoco un capannone dismesso trasformato in discarica abusiva, con i carabinieri che dopo mesi di indagini hanno arrestato sei persone con accuse gravi: incendio doloso, gestione illecita di rifiuti e loro traffico illecito. 

La cosa strana è che l’individuazione dei depositi abusivi avviene con difficoltà ed è ancora più strano che una volta individuati non vengano sottoposti a controlli permanenti per evitare che vengano dati alle fiamme. Possibile che le autorità non abbiano imparato a non arrivare tardi? E dire che già nel 1995 c’è stato un caso grave, descritto dal seguente articolo del Corriere della Sera del 29 maggio:  
 
 “Allarme l’altra notte in via Selvanesco, alla periferia sud della città , per l’ incendio di alcuni fusti contenenti sostanze tossiche. Le fiamme sono divampate improvvisamente verso mezzanotte e mezzo da uno dei capannoni abbandonati dell’ azienda di sostanze chimiche Sintender che ha cessato l’ attività già da tempo, ma ha lasciato nei locali centinaia di fusti pieni di ammoniaca, acido solforico e freon. In via Selvanesco 60, una strada in mezzo ai campi, sono prontamente intervenuti numerosi mezzi dei vigili del fuoco che per spegnere l’ incendio e per scongiurare il pericolo del formarsi di esalazioni tossiche hanno lavorato per quasi sette ore. Sul luogo dell’ incendio si è recato anche il dottor Aldo Cavallaro, direttore della Usl 38, il quale ha, comunque, tranquillizzato i pompieri affermando che il fumo non era tossico. E’ la seconda volta in 10 giorni che all’interno dell’ ex fabbrica alcuni fusti prendono fuoco. Finora le indagini dei pompieri e della polizia non sono riuscite a trovare alcun elemento che possa far pensare a incendi di origine dolosa; gli investigatori sospettano tuttavia che le fiamme siano state appiccate, magari involontariamente, da gruppetti di extracomunitari che durante la notte dormono nei capannoni abbandonati. Il cancello è chiuso da una catena che è stata trovata tranciata”.

Insomma, la autorità hanno avuto tutto il tempo di imparare la lezione e cercare qualche soluzione, ma invece…