Rapimento Emanuela Orlandi: la farsa del Lupo 007

di Pino Nicotri
Pubblicato il 15 Settembre 2011 - 08:03 OLTRE 6 MESI FA

Che su quello che diceva potesse esserci qualche gigantesco dubbio lo avevamo pensato e scritto da tempo, ora però è ufficiale: il procuratore capo di Bolzano, Guido Rispoli,  ha iscritto nel registro degli indagati, con due ipotesi di reato, come doppio millantatore, il famoso “Lupo” che il 16 giugno ha telefonato in diretta alla tv privata RomaUno, dove erano ospiti Pietro Orlandi e un giornalista, asserendo di aver lavorato nel Sismi fino al 2000 e che Emanuela Orlandi, sorella di Pietro, scomparsa dal Vaticano 28 anni fa quando era una sedicenne, “è viva e chiusa in un manicomio di Londra”.

Come abbiamo scritto il 10 agosto, “Lupo” è in realtà il bergamasco Luigi Gastrini, che sostiene di vivere più in Brasile che in Italia perché vi possiede un’azienda agricola. Con la telefonata a RomaUno e in una successiva intervista per le pagine romane del Corriere della Sera, il signor Gastrini ha sostenuto anche d’essere stato “presente al momento del sequestro della Orlandi come supervisore”: autoaccusandosi così di concorso in un rapimento! Rapimento che, sempre a dire del Lupo fasullo, sarebbe stato eseguito da uomini di vari servizi segreti.

In più lo 007  fasullo aveva avvertito, nello studio tv, Pietro Orlandi: “scoprirai cose poco piacevoli, tuo padre infatti era al corrente di maneggi illegali di soldi nella banca Antonveneta”

Che il Lupo raccontasse frescacce era chiaro fin da subito: in Inghilterra i manicomi non esistono e l’Antonveneta è nata ben 16 dopo la scomparsa della Orlandi, quindi il padre di Pietro, l’ormai defunto Ercole Orlandi, non poteva avervi scoperto un fico secco. Eppure un sacco di sito e blog, più le pagine romane del Corriere della Sera, si sono tuffati ghiottamente sulle nuove “rivelazioni”, senza minimamente curarsi che facevano a cazzotti con le altre “rivelazioni” man mano rifilate sul caso Orlandi, diventato ormai una farsa manuale della mitomania nazionale e dell’arte del depistaggio perpetuo, oltre che del giornalismo troppo facilone e dell’ipocrisia vaticana da coda di paglia.

E’ infatti assodato che in Vaticano la Segreteria di Stato sa cosa è successo alla ragazza, ma testardamente ha taciuto e continua a tacere con i magistrati italiani che hanno tentato invano a più riprese di interrogare alcuni cardinali. Come ho scritto nel mio libro, “Emanuela Orlandi: la verità. Dai Lupi Grigi alla banda della Magliana”, edito nel 2008 da Baldini Castoldi Dalai, in Vaticano risulta che Emanuela “è morta la sera stessa della scomparsa nel corso di un incontro conviviale in Salita Monte del Gallo”, viuzza nei paraggi del Vaticano. La cosa strana è che né gli Orlandi né i magistrati mi hanno mai cercato per almeno tentare di saperne di più…

Il 10 agosto ho raccontato su Blitz del tentativo di Gastrini, tramite un avvocato che conosco da 30 anni, di convincermi a trovare 4 milioni di euro “per liberare Emanuela” e per un memoriale “esplosivo” le cui anticipazioni, fatte per ingolosirmi, puzzavano lontano un miglio.

Non ho avuto, peraltro, l’onore dell’esclusiva. Il tentativo di bidone è stato proposto a vari altri giornalisti e anche a qualche prelato di rango. Ora il finto Lupo 007 dovrà rispondere dei reati di usurpazione di titoli (articolo 498 del codice penale) e simulazione di reato (articolo 367).

Il procuratore della Repubblica Rispoli ha infatti chiesto ai servizi segreti sia militari sia civili se davvero Gastrini sia o sia stato un loro agente, e la risposta è stata netta: “No, mai!”. Anzi, Gastrini non ha mai fatto parte neppure dei carabinieri, cosa questa assai strana perché come carabiniere si è presentato a suo tempo, vari anni fa, quando chiese al mio conoscente avvocato di occuparsi di una sua altra vicenda.

Il mio conoscente avvocato però insiste: “Ho riscontri che Gastrini era nei servizi all’epoca di Andreotti e Craxi”.

Mah. La farsa continua: “Venghino, siòri, venghino. Avanti c’è posto”.