Referendum effetto disastroso sulla Sanità pubblica allarme di Aldo Ferrara (nella foto) Referendum effetto disastroso sulla Sanità pubblica allarme di Aldo Ferrara (nella foto)

Referendum effetto disastroso sulla Sanità pubblica, allarme di Aldo Ferrara

L’esito del referendum, scontato, indica che la nuova composizione del parlamento, voluta dagli italiani, sarà fatta di omologati che diranno sì a tutto. Specie alle Leggi Comode.

Chi pensa che la vittoria del Sì avrà conseguenze solo sul numero dei parlamentari si illude. Ci saranno anche ben altri tagli. Debitamente camuffati, come sempre. Più che una vittoria di Pirro, questa del Sì diventerà una vittoria di Annibale: che questa volta temo non si fermerà alla vista di Roma.

A ribadire con forza  l’allarme, già lanciato di recente su Blitz è il professor Aldo Ferrara, docente di malattie polmonari, da sempre molto attivo nella pubblicizzazione di temi medico sanitari e di temi legati ai trasporti (dagli oleodotti alle conseguenze non solo inquinatorie del traffico). Due campi nei quali Ferrara oltre che consigliere è anche animatore di varie iniziative e proposte rivolte agli amministratori pubblici.

DOMANDA Cosa sono le Leggi Comode? Lei assieme al costituzionalista Pasquale Costanzo ne parla nel libro Salute e Ambiente, sottotitolo Diritti Feriti, in libreria con SEU Editore.

 
RISPOSTA Le leggi comode sono quelle che avevano stigmatizzato per anni, le leggi ad personam che si sono trasformate in leggi ad comunitates, ad nationes etc. Ossia leggi che nulla hanno a che vedere con il benessere del vero destinatario ossia il popolo italiano. Dalla sanità all’energia ad esempio
 
D – Ma l’Italia non era il campione del benessere, il famoso welfare, a favore dei ceti meno favoriti?

R – Era. Certamente negli anni passati il welfare era nato in Italia per sostenere i più deboli, dai pensionati agli indigenti, basti pensare alla Riforma Mariotti che nel 1978 ( Legge 833/78) riassettò la sanità per rendere possibile la cura a tutti coloro che, ancorché residenti, fossero sul territorio nazionale. Una sorta di jus salutis che ha anticipato di 50 anni il dibattito sullo jus soli. 

 
Vanto della politica sociale italiana, frutto dell’incontro culturale e politico tra forze socialiste e cattoliche, il welfare preso in prestito da nazioni lungimiranti di allora quale Francia e Gran Bretagna, costituiva il fiore all’occhiello della politica della sinistra sociale dossettiana da un lato e nenniana dall’altro. Era lo Stato che, in base alla Costituzione, offriva la garanzia dei diritti essenziali quali salute, casa (il piano case popolari di Fanfani), energia (per la quale Enrico Mattei andava in giro per il mondo, con il suo velivolo Morane-Saulnier sul quale poi morì ma era un ottimo aereo) acquistando il petrolio al prezzo più basso per offrire ai cittadini motorizzati benzina al prezzo più basso ed energia (gas, metano, etc) all’industria per farla ripartire.
 
D – Poi cosa è avvenuto?
 
R – E’ avvenuto che  l’offerta dei diritti aI cittadini costituivano una filiera economica ricca tanto da imporre mediazioni, corruttele e vicende opache. La sanità è la top massacred area. 117 miliardi di euro da ripartire tra le Regioni, ben 10 delle quali hanno sforato il bilancio e non sono state in grado di soddisfare la domanda di salute, andando in Piano di Rientro.
 
D – Dove vanno questi soldi? 
 
R – Quest’anno abbiamo visto che il PIL della Lombardia di circa 25 miliardi, di cui 17 in sanità, non è bastato a contenere il disastro, tipo Caporetto, con 17 mila decessi per un’unica malattia. 14 milioni di cittadini italiani non hanno i soldi per curarsi, 7 milioni non accedono alle cure odontoiatriche, al 90% privatizzate, 75 delle 225 Aziende Sanitarie sono in odore di corruzione, La Guardi ai Finanza ha preparato esposti per ammanchi milionari. Adesso l’Agenda politica scova il MES per ripianare questo dissesto, per il quale mai nessuno ha speso una parola. Ma basterebbe recuperare i rivoli dispersi, accidenti!
 
D – Un esempio concreto?
 
R – Un esempio, considerato da molti di eccellenza, il Veneto, in mano alla Lega negli ultimi anni. Lì si riduce l’investimento pubblico del -20% mentre si lascia che il ricorso alle convenzioni e gli investimenti privati salgano del +16%. Dunque la privatizzazione strisciante deve essere istituzionalizzata. Perché non attribuire ai privati dignità alta come quella degli Istituti di ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS)? E così la loro istituzione, nata per servire la Ricerca Pubblica, viene conferita ad Enti privati lautamente retribuiti per questo. Così dei 51 Istituti di eccellenza 30 sono Enti Privati convenzionati e 21 strutture pubbliche, con un finanziamento statale totale pari a 148,426 milioni di euro.
 
D – Mi pare sia analoga la situazione degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) della Lombardia.
 
R – In questo caso le pare ciò che è vero. Il decreto legislativo del 16 ottobre 2003, n. 288, nell’istituirli, definisce gli IRCCS come “enti a rilevanza nazionale dotati di autonomia e personalità giuridica che, secondo standard di eccellenza, perseguono finalità di ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico e in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, unitamente a prestazioni di ricovero e cura di alta specialità”. 
 
In Lombardia troviamo 18 strutture, cui è destinata una quota, assegnata in base alla performance, pari a 74,848 milioni di euro, l’esatto 50% dell’intero fondo. Tra queste annoveriamo anche Enti Privati. Gli esempi sono tracciati nel dettaglio nel volume “Salute e Ambiente” da lei citato. 
 
D – Può farcene qualcuno?
R – Con piacere!
Casa di Cura S. Donato. Visibile dall’aereo appena questo fosse a ridosso della pista di Linate. Apparteneva al Prof. Luigi Rotelli i cui eredi l’hanno consolidata nel Gruppo San Donato – GSD (famiglia Rotelli). Nel complesso, è il principale gruppo privato della Lombardia. Ha una solidità tale da stabilire accordi internazionali (NMC Healthcare (Emirati Arabi). Si sta espandendo anche in Emilia Romagna. Ma il suo caposaldo è la Lombardia dove opera in 6 province e in altrettante Aziende Sanitarie Territoriali (ATS), conta 17 sedi di ricovero e numerose strutture di servizio a contratto con il Servizio Sanitario Lombardo (SSL).
 
Il S. Donato ha acquisito il principale ospedale privato della Lombardia (San Raffaele), sta per costruire un nuovo ospedale nell’area ex Expo (il cosiddetto “nuovo Galeazzi”) e un nuovo pronto soccorso presso l’ospedale San Raffaele. Nel 2017, in termini di valorizzazione dei ricoveri, il Gruppo San Donato raggiunge il 35% della componente privata del settore, mentre pesa per il 14% sull’intera valorizzazione dei ricoveri delle strutture pubbliche e private in regione. Ha valenza su una propria Facoltà di Medicina, quale sede di polo didattico dell’Università statale di Milano. E ha in proprietà la più prestigiosa Casa di Cura Privata, la Madonnina di via Quadronno.
 
In sintesi il Gruppo è costituto da 19 ospedali di cui 3 IRCCS (Policlinico San Donato, Ospedale San Raffaele e Istituto Ortopedico Galeazzi) per un totale di 5.568 posti letto e 4.300.000 pazienti curati ogni anno.
Oltre al S. Donato?
Il Gruppo Humanitas del Gruppo Techint di Felice Rocca, è in seconda posizione. In Lombardia conta 5 strutture di ricovero (una delle quali è un IRCCS) collocate in 3 province e in altrettante ATS. Opera anche in altre 2 Regioni italiane. Ha da poco fondato una propria Facoltà di Medicina con corsi solo in inglese, dopo essere stato a lungo polo universitario dell’Università Statale di Milano.
 
D – E oltre a Milano?

R – A Pavia è presente il Gruppo Maugeri. Dal 1 ottobre 2016, tutte le sue attività sanitarie sono state conferite a ICS Maugeri Spa Società Benefit IRCCS. È in terza posizione in Lombardia: 5,3% sul totale della valorizzazione dei ricoveri trattati dai privati. È presente in 6 province lombarde e in altrettante ATS e conta di sedi dislocate in altre 6 Regioni italiane. Non ultimo l’ex Gruppo Veronesi che gestisce due IRCCS: Istituto Europeo Oncologico (IEO) e Ospedale Cardiologico Monzino (gruppo IEO-Monzino) 

 
D – A volte però ci sono anche finanziamenti da parte dello Stato.

R – Certo! Le leggi comode infatti sono anche quelle regionali che hanno favorito, in virtù della interpretazione degli artt. 116 e 117 Costituzione in materia di sanità, la crescita di gruppi privati finanziati dallo Stato. Ottima cosa quando si tratta di strutture di eccellenza ma non tutte lo sono e naturalmente i finanziamenti si riduco si il rendimento scientifico non è all’altezza. E comunque in genere quando si vuole aiutare qualcuno gli si scrive una legge! 

 
D – Mi pare ci siano anche policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali.

R – E infatti! Legge Comoda è quella del 7 dicembre 2013, n. 147 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014). E il labirintico comma 377, sempre medesima legge di stabilità del 2014, legge 27 dicembre 2013, n. 147, si indirizza

 
 “…in favore dei policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali di cui all’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517, è disposto, a titolo di concorso statale al finanziamento degli oneri connessi allo svolgimento delle attività strumentali necessarie al perseguimento dei fini istituzionali da parte dei soggetti di cui al citato articolo 8, comma 1, il finanziamento di 50 milioni di euro per l’anno 2014 e di 35 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2015 al 2024, la cui erogazione é subordinata alla sottoscrizione dei protocolli d’intesa, tra le singole università e la regione interessata, comprensivi della definitiva regolazione condivisa di eventuali contenziosi pregressi. Il riparto del predetto importo tra i policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali é stabilito con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro della Salute…”
 
D – Lei tempo fa mi ha parlato anche di un famoso ospedale romano, che di fatto fa capo al Vaticano.
R – L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Nel Bilancio Sociale 2018 dell’Ospedale Bambino Gesù, pag. 85 …”L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è destinatario di un contributo annuale in considerazione – come espressamente previsto dalla Legge 3 agosto 2009 n. 102 – dell’unicità che assume la struttura nell’ambito e per le riconosciute caratteristiche di specificità e innovatività dell’assistenza fornita. Politiche nazionali di contenimento della spesa hanno inciso sensibilmente sull’entità di detto contributo a partire dal 2015. L’importo riconosciuto con riferimento al 2018 è stato pari a 42,8 milioni di euro.” 
 
D – Ma tutto ciò, cioè queste leggi comode che regalano quattrini pubblici, avviene con colpi di mano o facendo leva su eventuali leggi di riferimento? Che lei annovererebbe tra le leggi comode…
R – Non sono eventuali, ci sono davvero. E sono comode, anzi comodissime. Le porto un esempio per Il Bambin Gesà. Leggi di riferimento: 30.12.2004 n.311, art.1 comma164 e Legge 3 .08.2009, n.102, art.22 comma 6. Quest’ultimo comma così recita:
 
“6. Per la specificità che assume la struttura indicata dall’articolo 1 comma 164, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, nell’ambito del sistema sanitario nazionale ed internazionale e per le riconosciute caratteristiche di specificità ed innovatività dell’assistenza, a valere su apposito capitolo di spesa dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze e’ istituito un fondo di 50 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009 per l’erogazione, a favore della medesima struttura sanitaria, di un contributo annuo fisso di 50 milioni di euro. Conseguentemente, per il triennio 2009-2011 il finanziamento del Servizio sanitario nazionale cui concorre ordinariamente lo Stato, di cui all’articolo 79, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è rideterminato in diminuzione dell’importo di 50 milioni di euro. Al medesimo articolo 79, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, le parole da: «, comprensivi» fino a: «15 febbraio 1995» sono soppresse”.
 
L’Ospedale in questione fa parte della galassia degli IRCCS con un finanziamento da parte del Ministero Salute pari a 5.933.582,91 euro. Come se il Policlinico di Milano o l’Umberto I di Roma non avessero medesime caratteristiche di eccellenza. E se non andiamo errati – ciò vale anche per i Policlinici Universitari non statali – si tratta di IRCCS che godono di fondi per la ricerca da parte del competente Ministero Salute.
 
D – Ci sono altri esempi?
 
R – Che il cittadino-malato sia diventato cittadino-cliente lo si evidenzia da questa tabella del Gruppo di ricerca CREMS dell’università Carlo Cattaneo, che mostra i tempi delle liste d’attesa. Sconvolgente vedere che per una colonscopia, che di solito si fa non per piccole infezioni intestinali,  ma per sospetti di cancro del colon, si passi da 2 a 8 mesi. Per un esame radiologico da 2, 5 a 4 mesi., Tempi triplicati in genere. E si fa in tempo a morire.
 
Con tutto rispetto per l’ottimo attore che interpreta quella pubblicità, il lancio della sanità privata è già arrivata sui teleschermi ed è un esplicito invito a  contrarre assicurazioni. Pubblicità certo rivolta a chi può permetterselo, altrimenti come dicono a Milano “ chi si ammala è cretino”.
 
D – Ma i diritti negati e le leggi comode ci sono solo nel campo della salute pubblica o welfare che dir si voglia?
 
R – No. Ci sono anche le leggi sull’energia. Sono particolarmente odiose quando per ogni contraccolpo finanziario ci si attrezza tassando i carburanti che tutti i cittadini utilizzano, non certo solo per fare le gite fuori porta ma per lavoro del terziario che richiede mobilità e flessibilità. 
 
Le accise che riguardano provvedimenti urgenti sono poi rimaste nell’ordinario delle Leggi di Bilancio. È stato il 2011 l’anno peggiore per gli aumenti delle accise sui carburanti con le seguenti Leggi: n.10 del 26.2, n.75 del 26.5, n.214 del 22.12 con importi che vanno da un minimo di 0,0073€ ad un massimo di 0,0821€. Seguono le Leggi n.122  del 2012, e nel 2013 le Leggi 98, 112 , 124 e 147 Legge di Stabilità. Altre due leggi del 2014, la Spending Review n.89 e la Competitività n.91 con decorrenze derogate agli anni a venire (2017-2019).
 
D – Ma il prezzo del greggio non è piuttosto elastico, mutevole nel tempo?

R – Vero. Il consumatore italiano però non avverte l’elastico divenire del prezzo del greggio. Non lo avverte grazie alla costante presenza delle accise, che, con relativi aumenti, ammortizzano le possibili riduzioni.

 
Lo spread energetico con l’Europa, mediamente sui 22 centesimi, è destinato ad aumentare per effetto degli aumenti in vigore dal 1°gennaio 2015 (D.lgs 2013) e stimati sui 2.5 centesimi. Diverse clausole di salvaguardia contenute nelle varie Leggi di Stabilità sin dal 2013 prevedono aumenti fino al 2021 per un ammontare totale di oltre 3.2 miliardi di euro (al  netto dell’Iva anch’essa destinata ad aumentare). Segno che sui carburanti non cesserà il peso fiscale.
 
Al netto di tutte le clausole, l’aumento complessivo previsto si aggirerebbe sui 10/12 centesimi euro/litro. Si può agire dunque per calmierare i prezzi, riducendo la filiera, non certo a “Km 0” come voleva Mattei (gas e petrolio estratti dal suolo italiano), ma importando con il minimo delle intermediazioni possibili che poi sono alla base dei rincari. Servono poi per mascherare rincari straordinari da filiera. 
 
D – Tutto ciò non finisce con l’ingessare il mercato italiano?
R – Veda un po’ lei! Tutto ciò indica due fenomeni importanti per il mercato italiano:
– l’aumento delle accise sui carburanti, parametro quasi fisso
– e l’aumento del profitto nell’ambito della filiera, dalla produzione al dettaglio, variabile indipendente e poco controllabile. Con la presenza di “manine” e “manone” non sempre pulite. 
 
Accise e tasse gravano sul prezzo alla pompa nella misura del 68% per la benzina e 67% per il gasolio contro medie europee del 58% e 51% rispettivamente. Come scrive Rizzo sul Corriere, sulle accise, tasse statali, viene applicata l’IVA, per un totale di 84.31 cent (67.4%) almeno per il gasolio. Della serie le tasse sulle tasse (S. Rizzo, Corriere della Sera, 23.01.2016).
 
Con un parlamento ridotto nei ranghi, e quindi con parlamentari ancor più sottoposti a pressioni e controlli dei propri partiti, chi avrà tempo, voglia e capacità di metter mano a questa marea dispersiva di rivoli di danaro pubblico e privato? Con il guinzaglio in mano ai partiti ancora più stretto chi si opporrà alle leggi comode? Comprese le prossime…
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