Coronavirus, la Campania chiude le scuole d'infanzia Coronavirus, la Campania chiude le scuole d'infanzia

Lombardia, duello a distanza con la Campania. Covid, chi ha fatto peggio?

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha cantato troppo presto vittoria sul Covid-19. 

Forte della scarsità di contagi nella sua regione, Vincenzo De Luca ha criticato più volte e pesantemente la Lombardia. In quanto epicentro e irradiazione della pandemia in Italia (e non solo). Da vari giorni però la Campania è con il Lazio e la solita Lombardia la regione con più nuovi casi quotidiani di contagi.
 
Motivo per cui De Luca ha dovuto far ricorso a  nuove restrizioni in tutta la Campania. Attirandosi così non solo le accuse del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, secondo il quale le restrizioni consegnano i locali pubblici alla mafia.

De Luca passa la palla alla Lombardia

Ma anche fornendo al governatore della Lombardia Attilio Fontana e al suo assessore al Welfare, ovvero alla Sanità, l’occasione per (tentare di) rifarsi una verginità. E di (tentare di) far dimenticare i propri gravi errori e ritardi in quella che loro stessi chiamavano “guerra” contro il dilagare del coronavirus cavallo di Troia del Covid. 
 
Fontana infatti il 29 settembre in Regione durante il convegno “Covid-19, il virus ignorante” ha dichiarato con nonchalance:
“Sono stati fatti degli errori nella gestione dell’emergenza Covid in Lombardia, ma la sanità ha saputo dare risposte eccellenti”. 
Risposte eccellenti della Sanità lombarda, vale a dire di Gallera. Che a sua volta s’è tolto dalla scarpa due sassolini. Il primo se l’è tolto il 2 ottobre, montando in cattedra per dichiarare in tv:
“La situazione del Lazio e della Campania è molto più preoccupante della Lombardia”
Per poi passare a togliersi il secondo sassolino due giorni dopo, quando il 4 ottobre ha esibito magnanimità dichiarando:
“La Lombardia è pronta ad accogliere pazienti dal Sud”.

Il veleno di Gallera

Magnanimità condita col veleno. Gallera infatti ha aggiunto di non avere dimenticato
“il compiacimento sadico di molti quando il Covi colpiva duramente il Nord [leggi Lombardia, ndr]. Abbiamo fermato lo tsunami con le mani, oggi stiamo meglio di altre Regioni”.
Con le mani, ma soprattutto con oltre 10 mila morti per i vari enormi ritardi lombardi. Morti dei quali l’ottimo Gallera non fa mai la minima menzione. Così come non fa mai la minima menzione del fatto che a Bergamo e provincia dilaga il disagio psichico di molti sopravvissuti e familiari dei morti per il Covid. Un’epidemia di dolore e mali psichici strascico della pandemia. 
 
Il tentativo di rimonta ed oblio di Fontana e Gallera, ribattezzati da non pochi gli Stanlio e Ollio della Regione, cozza anche contro un’altra realtà, della quale pure non amano parlare. Se in Italia le scuole con almeno un caso di coronavirus sono oltre mille e oltre cento i focolai, sta di fatto che la maggior parte dei casi si trova proprio nella Lombardia del trionfale duetto Stanlio e Ollio. 
 
Il duetto tace anche su un’altra brutta assurdità. È ormai chiaro che i vaccini antinfluenzali, potenziati con un aiuvante per garantire una maggiore risposta anticorpale, che negli ultra 65enni di solito è debole, arriveranno non prima di fine ottobre/primi di novembre.
 
E prima arriveranno quelli per chi ha meno di 65 anni e solo dopo quelli potenziati per gli over 65, che ne avrebbero invece chiaramente bisogno prima.

Esodo di medici in Lombardia

Come se non bastasse, si profila uno stuolo di pensionamenti di medici di medicina generale, cioè non ospedalieri. Perché la loro età media è piuttosto alta. Ma per una serie di motivi, economici ed organizzativi, che meglio sarebbe dire disorganizzativi, è molto difficile che vengano rimpiazzati in numero significativo da medici più giovani. 
 
Se Fontana e Gallera tacciono e giocano la carta dell’oblio, c’è invece chi continua a ricordare tutto e a denunciare ad alta voce. Per esempio, il comitato Noi Denunceremo, nato il 22 marzo per iniziativa di alcuni familiari dei morti di Covid di Bergamo e provincia, arrivato ad avere oltre 70 mila iscritti.  
 
Assistito dall’avvocato Luca Fusco ha sporto centinaia di denunce alla magistratura, e dopo le azzardate interviste di Fontana e Gallera si appresta a depositarne in tribunale altre 125 il 15 di questo mese.
L’avvocato Fusco parla chiaro, senza peli sulla lingua: 
“Ci siamo stancati. A tutto c’è un limite. Vogliamo un faccia a faccia televisivo con Fontana. C’è un limite a tutto. Assistere da settimane ad un presidente di regione che millanta successi nella gestione del coronavirus.

Il 50% dei decessi da covid in Lombardia

“Quando quasi il 50% dei decessi per coronavirus a livello nazionale è avvenuto proprio sul territorio da lui amministrato è inaccettabile. Deve dirci in faccia, guardandoci negli occhi, che aveva fatto preventivamente stock di dispostivi di protezione individuale.
 
“Che la Regione Lombardia è quella che durante l’emergenza ha effettuato il più alto numero di tamponi. Che avevano un piano pandemico attuativo regionale aggiornato. Che ha promosso e non rimosso Luigi Cajazzo dal ruolo di direttore della Sanità lombarda per evitare imbarazzi.
 
“Che chiudere Nembro e Alzano era competenza esclusiva del Governo. Che il sistema di sorveglianza epidemiologica lombardo ha funzionato alla perfezione. E pure che Salvini non ha offeso a più riprese la sensibilità dei cittadini da lui stesso amministrati con continue e riprovevoli esternazioni negazioniste.
 
“Mentre dice tutto questo ci deve guardare dritto negli occhi e ce lo deve pure dimostrare. 
 
“La gestione Fontana ha umiliato i lombardi e la Lombardia. Minandone la credibilità a livello nazionale ed  internazionale. Un buon amministratore che ha a cuore la sua gente avrebbe da tempo chiesto scusa. Sia per come ci si è presentati alla pandemia sia per come la si è affrontata. Ed avrebbe pure rimesso il proprio mandato. 
 
“Spesso mi chiedono cosa penso dell’operato della Regione Lombardia. Come comitato non abbiamo opinioni al riguardo. E non le abbiamo semplicemente perché quando ci esprimiamo lo facciamo sempre a partire da documenti. Sono i documenti ad attestare la malagestione di Regione Lombardia. Noi ci limitiamo a riferire i fatti”.

Un recupero di memoria

Per tentare di far tornare almeno in parte la memoria a Fontana e Gallera il legale del comitato, avvocato Consuelo Locati, mette sul tavolo altri fatti:
“Secondo un’indagine dell’Autorità Nazione Anticorruzione – ANAC –  sugli affidamenti in regime emergenziale di forniture e servizi sanitari connessi al trattamento e al contenimento dell’epidemia da Covid-19, la spesa di Regione Lombardia per l’acquisizione di tamponi e reagenti è stata inferiore a quella di Veneto, Lazio, Campania, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna.
Decima regione per spesa sanitaria emergenziale pro-capite, dietro a Campania e Toscana per volumi d’importo in mascherine acquisite. Cosi come quelli in relazione all’approvvigionamento di ventilatori ed ossigenoterapia. Il tutto mentre era proprio la Lombardia ad essere l’epicentro della pandemia”.

Documenti e fatti

Facile prevedere che di fronte ai documenti e ai fatti, anche se precisi e dettagliati, il lo strano duo della Regione continuerà per la sua strada. Una strada che in comune con le altre Regioni e con l’aborrito governo nazionale con sede a Roma ha un sorprendente e pessimo particolare in comune.
 
Nonostante la marea di morti, allarmi, ordini e contrordini, accuse e contraccuse, polemiche e chiacchiere, fino ad oggi a nessuno è venuto in mente di promuovere una campagna nazionale. E neppure campagne regionali. A base di spot in tv, testimonial famosi e grandi manifesti. Per convincere la popolazione a rispettare le regole anti Covid man mano adottate spiegandole tutto quello che c’è da spiegare.
 
Iniziativa che sarebbe forse utile anche per contenere i deliri dei nagazionisti del Covid. E dei mitomani convinti che la lotta alla pandemia, vaccini compresi, sia solo una prova generale del golpe mondiale per controllare anche biologicamente miliardi di terrestri. 

Vigili solo in fotografia

Non solo in piazza Duomo a Milano militari chissà perché in tuta mimetica continuano a esibire fuciloni e pistoloni d’ordinanza. Come fossero belle statuine, parte dell’arredo urbano, militari che peraltro neppure le turiste degnano d’attenzione.
 
E non solo a Milano i vigili urbani continuano a essere presenti quasi solo nelle foto dei giornali. Nessuno di tutta questa belle gente viene utilizzato come sarebbe utile e necessario da tempo.
 
Vale a dire, per controllare e sanzionare la marea di furbi che, specialmente nei mezzi di trasporto pubblico,  della mascherina se ne fottono o la usano per coprire solo la bocca e spesso solo il mento.
 
È così difficile accorgersi che non c’è solo la movida della sera?
 
 
 
 
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