Pearl Jam: “Aprite i porti”. Tifosi del governo li condannano. Libertà di opinione vade retro

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 29 Giugno 2018 - 15:39 OLTRE 6 MESI FA
Pearl Jam a Roma: "Aprite i porti". Tifosi del governo indignati. Non si può esprimere opinione in democrazia?

Pearl Jam: “Aprite i porti”. Tifosi del governo indignati. Non si può esprimere opinione in democrazia?

ROMA – Sono i Pearl Jam il nemico numero uno del governo italiano [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play]. Almeno in questo momento, almeno dopo il concerto del 26 giugno a Roma. La loro colpa è quella di aver esposto sui tabelloni luminosi allestiti sul palco dello Stadio Olimpico le scritte: “Aprite i porti” e “Salvare non è un reato”. Quindi vengono attaccati con veemenza per aver osato esprimere una opinione. Una opinione difforme da quella di chi ci governa. L’apoteosi si è raggiunta con un ex sindaco che chiede l’arresto della band con la grave accusa di essere “complici degli assassini che commerciano carne umana, devono essere imprigionati tutti: giornalisti, artisti, religiosi, pseudopolitici, pseudo uomini di legge, pseudo scrittori. I complici degli schiavisti devono essere arrestati!”. Sempre perché hanno un’opinione diversa.

Tutto è cominciato quando Rita Pavone ha sentenziato su Twitter: “Farsi gli affari loro, no?”. Giusto, sono americani, adesso in America ci sono tanti problemi legati all’immigrazione. E infatti nelle ultime esibizioni Eddie Vedder e soci non sono stati clementi per niente verso il “loro” governo: battute su Trump, la parodia della giacca di Melania portata in scena dalla moglie del cantante e frontman della band.

Il senso dell’intervento di Rita Pavone è il seguente: è giusto che un cantante non italiano esprima opinioni sulla politica italiana? Il punto non è capire se sia giusto o meno, il punto è che la libertà di opinione teoricamente è ancora ammessa in un sistema democratico. Poi possiamo stare a disquisire se il sistema democratico sia giusto o meno, ma questo è un altro discorso. Adesso l’Italia è una Repubblica democratica e alle regole della democrazia dovrebbe attenersi. E tra queste vige (per fortuna o purtroppo, a seconda dei casi) la libertà di espressione.

Matteo Salvini che elogia la Pavone perché “non si è inchinata al pensiero unico” (parole sue) in realtà si contraddice: l’elogio presuppone una aderenza senza se e senza ma alla politica del governo di cui fa parte. Dove chi ha un pensiero diverso dal “pensiero unico possibile” viene attaccato e additato come nemico della patria. Chi ci governa ha preso la maggioranza dei voti e quindi, stanti le regole della democrazia, ha il diritto di governare. Ma questo non vuol dire che il suo pensiero sia “migliore” di quello degli altri. Magari è il più condiviso, il più tifato, il più amato dal popolo. Ma non è l’unico, ci sarà sempre qualcuno che la penserà diversamente e quel qualcuno (secondo la legge attuale) ha il diritto di esprimerlo purché non sfoci in diffamazione o insulto.

I Pearl Jam hanno detto “Aprite i porti”, non hanno invitato il pubblico a prendere d’assalto Palazzo Chigi o a dare fuoco al Viminale, né tanto meno a buttare Salvini in mezzo al Mediterraneo. Hanno espresso una opinione e, piaccia o non piaccia, hanno il diritto di farlo. I Pearl Jam hanno dato voce anche a una parte di italiani che magari non la pensa come il governo. Una parte di italiani che sarà la minoranza, ma che forse andrebbe anche ascoltata anziché bistrattata e condannata a prescindere.

Molti anni fa c’erano dei politici che facevano chiudere i giornali che non la pensavano come loro e rendevano fuorilegge i partiti di opposizione. Ma mi pare non fosse ancora democrazia.