Putin, lo guardi e capisci perché le “fragili” democrazie occidentali sono l’ultima speranza di civiltà Putin, lo guardi e capisci perché le “fragili” democrazie occidentali sono l’ultima speranza di civiltà

Putin, lo guardi e capisci perché le “fragili” democrazie occidentali sono l’ultima speranza di civiltà

Putin riceve in ordine sparso e snobba i leader delle singole nazioni europee, dichiarando che la “corrotta” democrazia occidentale è “ormai al tramonto”.

La Russia di Putin e la Cina di Xi hanno fatto la pericolosa scoperta di essere avvantaggiate dalla globalizzazione economica perché esse producono secondo i principi del libero mercato ma non devono sopportare i costi della democrazia.

I vantaggi delle autocrazie rispetto alle democrazie sono teorizzati dagli analisti economici russi e cinesi. Eccovene alcuni stralci.

La Cina è diventata il paese con il più alto livello di espansione economica e sta battendo tutti i primati di sviluppo, mentre l’economia occidentale segna Pil annui sempre più risicati. La Cina ha realizzato il più grande processo di riconversione della mano d’opera, nonostante i suicidi di massa dei contadini, “trasformati” in operai in una sola generazione.

Quando il Dipartimento Centrale del partito cinese decide (a porte chiuse) di costruire dieci centrali atomiche, non ha bisogno di indire un referendum.

La stampa specializzata di regime rileva che il più pesante costo della nostra democrazia è il conflitto permanente tra i poteri statuali. Nessuno organo politico o economico può essere gestito da un consiglio di amministrazione rissoso, perché ogni decisione diventa un compromesso.

Il giudizio sull’Europa è impietoso. L’Unione Europea era sorta allo scopo di formare un’area di libero scambio nell’interesse dei singoli paesi membri, per fare “squadra” rispetto ai mercati esterni. Ne è venuta fuori l’Europa delle “patrie” nel cui ambito ciascuno pensa ai problemi di casa propria. E trasforma masse di lavoratori in disoccupati che vivono grazie ai sussidi pubblici. Ciò perché non esiste un governo centrale capace di decidere in campo fiscale, energetico, di politica estera e della Difesa.

Andateci voi dai generali de l’Armée française per chiedere di entrare in un esercito unico europeo.

Nessuno può insidiare il senso di grandeur: prima di tutto l’interesse della nazione.

La Gran Bretagna è uscita dall’Europa per proteggere il posto di lavoro degli operai in fabbrica, insidiato dai lavoratori europei in nome della libera mobilità della mano d’opera.

La Germania trova conveniente esportare la propria produzione industriale nei mercati orientali, senza reinvestire in Europa gli enormi profitti.

Gli analisti economici russo-cinesi dichiarano di ben comprendere gli effetti della globalizzazione. Tutte le Nazioni devono essere in grado di garantire la sicurezza, perché se anche una sola di queste Nazioni interrompe una fornitura, l’intero ciclo industriale si blocca. Non esistono paesi al mondo in grado di dare agli investitori sicurezza economica e sociale più di Cina e Russia.

La debolezza fondamentale dell’Europa sta nella sua dipendenza energetica. La Norvegia se ne guarda bene dall’entrare nell’UE perché dispone di immense riserve di petrolio che passa allo “stoccaggio” e non immette sul mercato. Rinunciare alle forniture russe significa rivolgersi ai paesi nord africani e medio orientali, che hanno un “rischio-paese” insostenibile (integralismo religioso e terrorismo).

Putin sghignazza. Voi europei lo sapete da tempo e state cercando di risolvere il problema energetico attraverso accordi con paesi inaffidabili, sotto la spinta emotiva della guerra ucraina.

La questione energetica è per sua natura un “affare sporco” anche per le democrazie europee che predicano la “trasparenza economica”. Figuratevi per Putin

L’Europa è uno Stato senza identità, che non è in grado di risolvere la crisi energetica dei paesi più sacrificati. Quale sarebbe l’unica decisione sensata per superare questa crisi permanente? Certamente quella di costruire centrali atomiche, come ha fatto la Francia.

I partiti populisti pretendono che i rischi delle centrali atomiche li debbano correre gli “altri” paesi (magari confinanti) e si sono dati programmi di politica “green” senza pratiche soluzioni.

Gli ambientalisti “puri e duri” sono contrari al nucleare, al carbone, al metano e perfino all’energia eolica perché “fa rumore e uccide i moscerini”.

Una questione vitale come la politica energetica è nelle mani di una maggioranza politica che pretende di ottenere risultati economici a spese della collettività senza considerare i costi per il sistema-paese.

Ne sono venuti fuori leader privi di qualità, che aspettano l’esito dei sondaggi prima di assumere una decisione. Una “democrazia” come questa non può certo esprimere una credibile classe dirigente, che ricorre solo al potere di interdizione.

Pensa Putin. Voi europei pensate di avere una stampa libera e dimenticate che le principali testate editoriali sono nelle mani delle “famiglie” che guidano l’economia ed influenzano i governi.

Dopo aver letto queste “esternazioni”, mi sono calato nella situazione ucraina per capire se la democrazia russa sia migliore della nostra. Mi sono chiesto: che senso ha il massacro in atto? Una volta che hai raso al suolo un paese, come lo governi?

E’ evidente che alle prime elezioni (o referendum), quando ci sarà la pace e gli sfollati torneranno in patria, il partito filo russo potrà prendere al massimo il 5% dei voti. Perfino nel Donbass e in Crimea. Uno scenario possibile dopo l’annessione di territori è che si realizzi l’esodo forzato delle popolazioni ucraine verso la Russia e l’occupazione russa dei territori ucraini. Come faceva Stalin con i kulakj, piccoli proprietari terrieri, che vennero sistematicamente massacrati. E come ha fatto la Cina con la “riconversione” dei contadini.

Ho allora capito perché gli ucraini combattono fino all’ultimo uomo, perché la Finlandia chiede di entrare nella Nato, perché è indispensabile accelerare il processo di unificazione europea, perché bisogna rivedere i principi della globalizzazione ed infine perché le “fragili” democrazie occidentali sono l’ultima speranza di civiltà.

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