“Quanto sei bella Roma”, cantava Claudio Villa: ora non è più, cambiano i sindaci, il risultato è sempre peggio

“Quanto sei bella Roma”, cantava  Claudio Villa: ma ora non è più, cambiano i sindaci, si inseguono le promesse ma il risultato è uno solo, sempre peggio

di Bruno Tucci
Pubblicato il 25 Dicembre 2022 - 09:13 OLTRE 6 MESI FA
“Quanto sei bella Roma”, cantava Claudio Villa: ora non è più, cambiano i sindaci, il risultato è sempre peggio

“Quanto sei bella Roma”, cantava Claudio Villa: ora non è più, cambiano i sindaci, il risultato è sempre peggio

“Quanto sei bella Roma a prima sera”, cantava  Claudio Villa tanti anni fa. E ora? Non si potrebbe ripetere questo ritornello perché la città è radicalmente cambiata.

In peggio? Certamente si, se si va indietro con la memoria. Non tanto per il traffico e la confusione che c’è in strada, ma perché è mutato il clima, la solidarietà, il rapporto fra coloro che magari vivono in uno stesso quartiere.

Trastevere, ad esempo, non è più quello di una volta, perché oggi è invaso di turisti che hanno voluto comprarsi una casa nel luogo più caratteristico della Capitale. Non senti più le piccanti risposte in romanesco, memori delle Pasquinate, e nei ristoranti spesso si parla in inglese e chi è vecchio non capisce più dove abita.

A Testaccio, altro quartiere tipico degli anni che furono, il ritornello è identico. Sono scomparsi i valori di un tempo, anche i tifosi di Roma e Lazio sono mutati. Una volta “comandava” il colore giallorosso perché è proprio qui che nel vecchio campo di legno furoreggiavano i campioni di quegli anni.

Se qualcuno si azzardava a dire che era della squadra rivale si pensava ad uno scherzo o ad una persona che si era trasferita senza saper nulla della zona in cui viveva. La piazza principale, appunto Piazza Testaccio, si chiamava fino alla fine dell’ottocento, in altro modo. Era conosciuta con il nome di Mastro Giorgio e fu la volontà popolare nel 1900 a “ordinare” che si chiamasse diversamente. Si voleva frenare l’urbanizzazione a tappeto della zona! Figurarsi un paragone con oggi: farebbe impallidire un uomo che ha superato gli ottanta.

Ma non è solo questo l’aspetto che provoca tristezza fra coloro che rammentano i tempi passati. Diciamo la verità: che cosa non va oggi nella Capitale? Sarebbe più facile elencare le cose che vanno. Si impiegherebbero pochi minuti, anzi pochissimi.

Parliamo ad esempio  del traffico. Certi giorni non se ne po’ più e si perde giustamente la pazienza. E’ logico che non si può fare un raffronto con il tempo che fu quando si arrivava al centro e si poteva comodamente parcheggiare la macchina. Però, qualche iniziativa la si potrebbe prendere. Invece, chi è alla guida della città, siede magari in Campidoglio e non si rende conto di quel che avviene fuori.

Circolazione a parte, sarebbe indispensabile una maggiore vigilanza, ad esempio, con la raccolta delle immondizie. Non solo nelle periferie, anche in centro le cose non vanno. Ci dovremmo vergognare con i turisti che affollano la città. Che cosa penseranno quando vedranno i rifiuti per la strada, fuori dai cassonetti, con un odore certo non gradevole? Quali racconti faranno, tornati in Patria, ai  loro genitori, figli, nipoti?

Non parliamo del servizio pubblico: c’è da impallidire anche se si fa un raffronto con le altre città italiane, ad esempio Milano, Torino, Bologna. Autobus e tram arrivano quando possono, le “preferenziali” sono poche e spesso vengono intralciate abusivamente dalle macchine private. “Non possiamo fare altrimenti”, rispondono. “Non ci si può mettere un tempo infinito per andare da un quartiere all’altro.” Quindi le “preferenziali” mutano in quelle che molto ironicamente si trasformano in quelle che “uno preferisce”.

La verità è che il traffico è spesso caotico, perché in molte zone di Roma sono spariti i vigili urbani. Volatilizzati. Il rapporto con la gente è cambiato radicalmente. E’ preistoria raccontare i giorni in cui le pedane dei vigili (allora presenti negli incroci più intasati) venivano riempiti di pacchi dono nella ricorrenza della Befana.

I parchi pubblici? Si dovrebbe aprire un capitolo a parte perché le magnifiche ville di un tempo non si riconoscono più per quanto sono sporche e dimenticate da quello che una volta si chiamava l’assessorato ai giardini.

Passano i mesi, cambiano i sindaci, la situazione rimane la stessa. Il ritornello è sempre uno: in campagna elettorale si promette un svolta, quasi una rivoluzione, che dovrebbe dare un volto nuovo (quello di una volta?) alla bella Roma che cantava Claudio Villa.

I nomi sono diversi, le ideologie mutano, destra e sinistra si inseguono. Si dibatte e si litiga in Campidoglio con un unico risultato: quello che i romani continuano a soffrire ed i più vivono di ricordi.