L’azzardo turco: la flotta, il gas e i muscoli dell’Islam moderato

ANKARA – Dal voler fortemente entrare nell’Unione Europea a minacciare di congelare i rapporti con Bruxelles. Cambia lo scenario geopolitico, complice non ultima la crisi dell’euro che ne ha mostrato la fragilità, e con lei cambiano gli atteggiamenti e le posizioni delle nazioni. La Turchia di Erdogan è passata da essere aspirante membro della Ue a sfidarla apertamente. Il tema del contendere è lo sfruttamento delle risorse presenti nelle acque di Cipro, isola divisa in due stati, uno legato alla Grecia, e uno ad Ankara. Ma la questione cipriota è solo la punta dell’iceberg, sono altre e molte le ragioni che ispirano la politica estera turca oltre alla mai risolta situazione relativa all’isola mediterranea.

In gioco ci sono gli equilibri del mediterraneo orientale, quadro in cui rientrano anche le tensioni tra Ankara ed Israele, la volontà di Erdogan di proporsi come la rappresentazione dell’islamismo moderato e il recente viaggio del premier turco nei paesi appena attraversati dalla primavera araba, primo tra tutti l’Egitto con cui Ankara vuole creare un “asse democratico”. Un azzardo di Erdogan che punta a modificare e rafforzare la posizione del suo paese nel Mediterraneo anche a costo di compromettere i rapporti con l’Europa e con Israele.

Mentre Cipro si prepara ad avviare le esplorazioni di gas al largo delle coste meridionali dell’isola in collaborazione con Israele, i turchi annunciano di volere fare altrettanto nelle acque della greca Kastelorizo con una piattaforma di perforazione scortata da fregate e torpediniere. «Cominceremo molto presto – ha detto il primo ministro turco – può darsi già questa settimana, questi lavori nella nostra zona economica esclusiva (Zee)».

Il contenzioso cronico sulle acque territoriali elleniche e di Cipro non è mai stato risolto, così come ovviamente resta una ferita profonda la divisione dell’isola con la repubblica turca del Nord che vive soltanto attraverso il rapporto ombelicale con Ankara. L’isola venne invasa dalle truppe di Ankara nell’estate del 1974 in riposta al colpo di Stato militare che aveva come obiettivo l’annessione alla Grecia. Da allora i turchi occupano il 37% del territorio e schierano 30mila soldati. I tentativi di ricomposizione sono falliti, così come è naufragato nell’aprile 2004 il referendum dell’Onu per la riunificazione respinto a grande maggioranza dai greci.

I greco-ciprioti che dopo una settimana sarebbero entrati a pieno titolo nell’Unione europea non avevano nessun interesse tangibile ad accettare che lo facesse anche la minoranza turca: fu già allora che Bruxelles si dimostrò “irrilevante”, o peggio. E ora la questione ritorna in uno scenario complicato dallo scontro tra Ankara e Israele, dagli interessi energetici e dalle ambizioni turche di proporsi come Stato-guida dei musulmani nel Mediterraneo. In gioco non c’è soltanto l’Unione: i turchi hanno compreso perfettamente che invece di ampliarsi la Ue si restringe e non ha nessuna intenzione di sobbarcarsi i costi della sua adesione. Ma che ne sarà ora del fianco Sud della Nato di cui la Turchia è membro da mezzo secolo?

«La trivellazione nel Mediterraneo orientale è una provocazione – aveva avvisato due giorni fa il ministro per l’Energia Taner Yildiz – vogliamo che i greco-ciprioti fermino immediatamente il lavoro con la Noble». Ma il presidente cipriota Demetris Christofias ha risposto picche e ha avviato lo stesso le esplorazioni. Spalleggiato, naturalmente, da Atene. II ministro degli Esteri greco Stavros Lambrinides ha subito ribadito che il suo Paese sarà a fianco della Repubblica di Cipro nel caso Ankara decidesse di attaccare l’isola.

Il clima di tensione, accresciuto dalla crisi diplomatica turco-israeliana, si riflette anche sull`Unione Europea di cui Cipro è membro dal 2004. Domenica scorsa il vicepremier turco Besir Atalay ha minacciato di congelare i rapporti con la Ue se dovesse andare avanti col proposito di assegnare alla Repubblica la presidenza di turno nel secondo semestre del 2012. I negoziati sull`unificazione dell’isola sotto egida Onu, iniziati nel 2008, proseguono lentamente. Per i turchi le trivellazioni greco-cipriote sono un sabotaggio del processo di pace. «Se loro hanno un’area dove possono fare quello che vogliono – ha detto il ministro degli Esteri Davutoglu – allora accettano di conseguenza anche Cipro Nord. C`è uno spostamento dall`unificazione alla visione di due Stati».

Nei prossimi giorni Davutoglu incontrerà a New York il segretario generale dell`Onu Ban Ki-moon e cercherà di evitare una crisi diplomatica. Ma di certo la Turchia, forte anche del consenso raccolto da Erdogan nel suo recente tour nordafricano, persegue l`obiettivo di rafforzare il suo peso nel Mediterraneo. «Vogliamo un asse della democrazia con l`Egitto», ha dichiarato il ministro degli Esteri turco al New York Times. «Che non è un asse contro qualsiasi altro Paese», ha aggiunto. Eppure la rottura con Israele c`è stata e quella con la Ue potrebbe non essere così lontana.

 

Gestione cookie