ROMA – Corruzione, in Italia di fatto è esen-carcere. I corrotti e corruttori infatti, anche se denunciati, scoperti, processati e condannati, anche se colpevoli alla luce dei fatti e dei Tribunali, in galera non ci vanno, la galera non se la fanno. La prova provata, matematica e sicura è nei numeri: solo lo 0,3 per centro dei detenuti è dentro per reati relativi all’appropriazione indebita e al furto di pubblico e privato denaro. Soprattutto pubblico, ovviamente.
In cella ci sono 126 detenuti per corruzione, 26 per peculato, 11 per concussione: fanno 163. Appunto lo 0,3 per cento della popolazione carceraria, dei detenuti. Dunque, con l’incontestabile conforto dei numeri, ne deriva che la tangente, pagata o ricevuta, la mazzetta, estorta, pretesa, suggerita, incassata o in qualunque altra forma non comportano in Italia pena detentiva. I ladri di pubblico denaro, grandi, medi o piccoli che siano, politici, funzionari, impiegati, professionisti, burocrati, capiufficio, operai, avvocati, periti o uscieri che siano in Italia in galera non ci vanno se non in infima percentuale. Per finire in cella devono essere proprio sfortunati: hanno il 99,7 per cento di probabilità di non conoscere detenzione.
Il miracolo di massa per cui i corrotti e corruttori, anche se denunciati, scoperti, processati, condannati e quindi colpevoli in galera non ci vanno si chiama prescrizione. I corrotti e i corruttori hanno a disposizione una legislazione che consente loro di allungare il brodo dei processi fino a farlo diventare acqua tiepida. Tiri in lungo il processo nei suoi tre gradi (ammesso che non vi siano improprie ma legali moltiplicazioni dei gradi) e per incanto, magia, calcolo e strategia il tempo che passa cancella il processo e la pena detentiva.
Perché succede, perché in Italia c’è una legislazione, una prescrizione che consente di fatti a chi maneggia mazzette e tangenti di essere esentato dalla cella anche se condannato? La risposta è forse in quella classifica mondiale che ogni tanto torna e si aggiorna. Classifica della corruzione: l’ultima dice che siamo dalle parti del sessantesimo posto in una scala dove il numero 1 è il meno corrotto, il più onesto. L’Italia risulta in Europa seconda in corruzione solo alla Bulgaria. Ecco perché abbiamo dunque la corruzione esen-carcere: come forma di autotutela di gran parte della classe dirigente, delle istituzioni, della società civile, della popolazione…