Raggi: “Su mio corpo guerra fazioni M5S”. E l’oro dei rifiuti

Raggi: "Su mio corpo guerra fazioni M5S". E l'oro dei rifiuti
Raggi: “Su mio corpo guerra fazioni M5S”. E l’oro dei rifiuti

ROMA – Virginia Raggi, sindaca di Roma, stando almeno alla cronaca del La Stampa ( articolo d Ilario Lombardo) ha avuto un comprensibile momento non di scoramento ma di fatica accumulata. Fatica anche e soprattutto politica: “Su di me e sul corpo di Roma si sta combattendo una guerra tra fazioni del M5S”.

E’ una constatazione, il constatare l’evidenza. Se lo dice la stessa Raggi che quanto accade intorno a lei e intorno al Campidoglio è in gran parte la conseguenza di “una guerra di fazioni M5S”, bisognerebbe darle credito di sapere di cosa parla. Insomma se lo dice perfino lei che le cose stanno così, ottuso oltre l’immaginabile appaiono i tentativi di negare, la voglia pazza di dire che è tutta colpa di “altri”.

Ma agli atti risulta che non tutta la brutta farina che fuoriesce dal sacco viene appunto dalle “fazioni”, dal loro contrapporsi dentro il Movimento per diversità ideologiche, culturali, di cordata, corrente…No, in questa storia romana stando alle cronache, e intrecciandole appena un po’ tra loro, c’è un filo che se non ancora spiega merita però di essere seguito per vedere dove porta.

Non solo “fazioni” politiche in battaglia ma anche battaglia per l’oro dei rifiuti. Sullo smaltimento rifiuti di Roma ci sono, in dieci anni, due miliardi di euro in più, in sovra costo rispetto a quanto il sevizio dovrebbe costare alla collettività. Duecento euro a tonnellata di costo pagato a fronte dei cinquanta euro che dovrebbe costare. Va avanti così da molti anni, ogni anno almeno duecento milioni di spesa in più del dovuto. Duecento milioni che qualcuno incassa.

Ovviamente intorno all’oro dei rifiuti romani si sono creati interessi, alcuni pienamente legittimi, altri legittimi solo all’interno del caos, altri un po’ oscuri. In stringata sostanza Roma non smaltisce e brucia i suoi rifiuti, li porta lontano coi camion, ad altri che si fanno pagare il trasporto, lo smaltimento, l’incenerimento e ci guadagnano pure. Nessuna forza politica o governo locale ha avuto il coraggio per spiegare alla pubblica opinione che gli impianti smaltimento non sono l’inferno ma la soluzione migliore economica e sanitaria. E in questo mare di soldi buttati naviga vasta fauna imprenditoriale.

Imprenditoriale e non solo: perché Stefano Vignaroli M5S che con Roma e la Giunta nulla c’entra accompagna Paola Muraro perfino alle riunioni in Comune appunto sui rifiuti? La domanda non è nostra ma della Commissione parlamentare sulle Ecomafie. Perché sempre Stefano Vignaroli avrebbe caldeggiato in ogni luogo l’allontanamento da Ama di Alessandro Filippi direttore generale?

Vignaroli è il grande sponsor dentro M5S di Paola Muraro “ministra” dell’ambiente di Raggi. Paola Muraro consulente di Ama per una decina di anni e consulente per qualche anno anche di Bioman la società di Pordenone che riceve i rifiuti romani. E Paola Muraro sin dai suoi primi giorni da “ministro” ha battagliato perché fosse fatto ripartire il tritotovagliatore di Rocca Cencia, inutilizzato dal vertice Ama prima di lei. Inutilizzato perché sotto inchiesta. Inutilizzato perché, diceva il vertice Ama prima di lei, inutile, dannoso e utile in funzione soprattutto alla proprietà, riconducibile ovviamente a Manlio Cerroni, il dominus dell’ora dei rifiuti a Roma, dei rifiuti così come sono, capaci cioè di generare surplus.

Paola Muraro è anche, dice la Raggi, l’unica vera tecnica che ci capisce qualcosa. Ed è anche il “ministro” cui raggi non vuole rinunciare nonostante sia risultata sotto indagine. E raggi e Muraro ribaltano sui critici l’accusa di favorire interessi sul ciclo dei rifiuti. Come sia oggi non si può dire, come che sia…seguire il filo dell’oro dei rifiuti e certamente ne sapremo prima o poi qualcosa in più della politica, vecchia e nuova, a Roma.

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