Sergio Mattarella: rispetto della Costituzione, equilibrio, dialogo, mediazione

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 2 Febbraio 2015 - 09:45 OLTRE 6 MESI FA
Sergio Mattarella: rispetto della Costituzione, equilibrio, dialogo, mediazione

Sergio Matarella, (a sin nella foto Francesco Rutelli) toglie la parola a Matteo Renzi al Congresso del Ppi del 2007

Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog Un sogno italiano col titolo: “Quel che è mancato negli ultimi anni
Sergio Mattarella garante imparziale delle regole costituzionali”

ROMA – Molti commenti sulla stampa hanno accompagnato l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, di vario tenore, improntati al metodo usato dal segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, nella gestione dell’operazione Quirinale ed alle conseguenze che questo ha lasciato nel mondo politico, soprattutto con le gravi lacerazioni che già si registrano a destra, ed alla personalità dell’eletto del quale, già nei commenti che hanno caratterizzato i dibattiti televisivi, si è detto essere un esponente della sinistra democristiana, un uomo della prima Repubblica, un giurista attento alle regole.
Il riferimento alla prima Repubblica ha quasi sempre un significato negativo, ma, in realtà, quella stagione della vita politica italiana è stata caratterizzata, per gran parte, da una positiva espansione dell’economia italiana, da condizioni di vita della nostra gente generalmente buone e da un rispetto delle regole costituzionali che potremmo definire diffuso. Infatti solo con la gestione Craxi il debito pubblico è più che raddoppiato, la corruzione si è estesa si è avviato il tramonto di quella che, appunto, è stata chiamata “prima Repubblica”.
Quanto ai riferimenti personali concernenti la cultura giuridica del presidente Mattarella per la sua rigidità nel rispetto della Costituzione e delle regole non c’è dubbio che si tratti di pregi in un momento nel quale l’esigenza di riforme è stata assai spesso interpretata nel senso di una manipolazione della normativa esistente e della introduzione di disposizioni confuse o inefficaci. Una deriva legislativa che ha raggiunto il suo acme nella riforma costituzionale e della legge elettorale che hanno sollevato più di un dubbio tra i costituzionalisti e le persone di buon senso.
Ed è certo che dai prossimi giorni la presidenza della Repubblica non sarà il luogo dove si appone la firma a qualunque provvedimento proveniente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri.
Voglio dare conto di una mia personale esperienza. Ho conosciuto anni fa Sergio Mattarella quando era presidente del Gruppo parlamentare della Camera dei deputati del Partito Popolare Italiano. Avevo chiesto un appuntamento, nella mia qualità di presidente dell’associazione Magistrati della Corte dei conti per rappresentargli alcune esigenze in relazione a riforme normative che interessavano l’Istituzione. Da quel colloquio compresi subito che il mio interlocutore era la persona capace di ascoltare e di comprendere anche questioni tecniche complesse, di quelle che non si leggono sui libri di scuola ma che spesso sono la ragione del funzionamento delle istituzioni dello Stato, in particolare di una magistratura che applica normative oggetto di interventi legislativi spesso occasionali e alluvionali. E questo, a parte la cortesia personale, il garbo con il quale l’onorevole Mattarella aveva ascoltato le mie considerazioni intervenendo in modo appropriato e propositivo nella discussione.
Ottimo giurista, dunque, e uomo delle istituzioni che non è di tutti coloro i quali rivestono una carica nell’ambito dei partiti, del Parlamento, e del Governo. Uomo delle istituzioni significa avere alto il senso dello Stato e del ruolo rivestito, considerando l’attività politica e legislativa finalizzata non al perseguimento di fini di parte ma dell’interesse generale. L’ho verificato in ulteriori successivi incontri anche quando l’On. Mattarella rivestiva il ruolo di vice presidente del Consiglio dei Ministri, quando la magistratura della corte dei conti ambiva ad una nomina al vertice dell’Istituto attraverso la individuazione di una personalità proveniente dai ruoli dei giudici contabili.
Mi è capitato più volte, al di là delle occasioni che ho ricordato, di incontrare l’on. Mattarella nei dintorni dei palazzi del potere, come spesso accade con tutti coloro che hanno una funzione istituzionale. E l’ho trovato sempre cortese, sorridente nel ricambiare il saluto, con quel sorriso che è stato definito timido ma che in realtà è segno di buona educazione tra le persone.
Ricevuto il verbale della seduta del Parlamento che lo ha eletto presidente della Repubblica ha detto poche parole che attestano della sua personalità, attento ai problemi delle persone, dei “concittadini”, come ha precisato con espressione non consueta. Sentiremo il suo discorso in occasione del giuramento, martedì. E sono certo che certe mie considerazioni sulla personalità del nuovo presidente, sulla sua cultura giuridica e sul suo senso dello Stato saranno confermate quando parlerà del suo ruolo al Quirinale, dove avremo un garante della Costituzione e delle regole, che possono essere certamente modificate ma con il rispetto dei meccanismi che la Carta fondamentale ci ha consegnato a garanzia del buon funzionamento della nostra democrazia.
Sotto questo profilo è certo che la presidenza Mattarella sarà molto diversa da quella del suo predecessore, che in molti casi poco ha fatto per frenare l’irruenza del Capo del Governo che, probabilmente mal consigliato, ha adottato provvedimenti d’urgenza laddove questa non era presente, creando non pochi problemi al funzionamento delle istituzioni senza che quelle preoccupazioni che giustamente hanno colorito le prime parole del nuovo presidente della Repubblica ricevessero l’attenzione necessaria in questo momento di grave crisi economica.
Con Sergio Mattarella gli italiani impareranno presto a capire che al vertice dello Stato c’è una personalità di grande equilibrio, di capacità di dialogo con tutti e di mediazione tra le forze politiche, ma nel rispetto della Costituzione e delle sue regole perché in questo rispetto e in queste regole sta il buon funzionamento dello Stato e la tutela delle libertà individuali e collettive.