Super Irpef: la “sporca pattuglia” dei senza santi che la paga comunque

di Sergio Carli
Pubblicato il 30 Agosto 2011 - 17:30 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Devono esser stati di certo i più “cattivi”, devono aver peccato molto in un’altra vita. E adesso infatti la scontano, qui, su questa Terra. Di preciso non si sa quanti sono, ma sono la “sporca pattuglia” dell’appena salvato esercito degli “eroi fiscali” d’Italia. Eroi fiscali: così erano stati senza contestazione battezzati i circa seicentomila italiani che, più per forza di cose che per virtù, affrontano il fisco senza trincea. Dichiarano tutto quello che guadagnano o almeno tutto quello che si vede “alla fonte”. Sono soprattutto lavoratori dipendenti a reddito medio-alto, più alto che medio cui le tasse vengono trattenute “alla fonte” da chi paga loro lo stipendio e fa quindi da “sostituto d’imposta”. Eroi più per caso che per scelta, ma comunque eroi perché pagano sempre. E sembrava stavolta dovessero pagare di più per il solo fatto di aver sempre pagato: il contributo di solidarietà era a carico loro, solo loro, di quei quasi seicentomila. Poi è partita l’operazione “salvate il soldato Ryan”, quello che ha già pagato e la super aliquota Irpef sopra i 90mila euro (48 per cento) e sopra i 150mila euro (53 per cento) è stata cancellata. Soldato Ryan salvo. Tranne la “sporca dozzina”.

Composta dai dipendenti pubblici a reddito alto-medio. Loro, se guadagnano di stipendio più di 90 e 150mila euro pagano sovrattassa dei 5 e del 10 per cento sull’eccedenza di reddito, eccedenza rispetto al limite rispettivamente di 90 e 150mila. Pagano, con trattenute in busta paga, da gennaio 2011. Fanno parte dello stesso esercito degli “eroi fiscali” ma per qualche motivo non “si chiamano Ryan”. Pagano e nessuno prevede non debbano più pagare come accaduto per i commilitoni dello stesso esercito. Devono stare “puniti”, probabilmente perché dipendenti pubblici e quindi per definizione mangia pane alquanto a tradimento.

La “sporca pattuglia” non finisce qui: pagano da agosto 2011 la stessa cifra, subiscono la stessa punizione i pensionati a reddito alto-medio. Devono stare “puniti” perché probabilmente un giorno per loro infausto qualcuno coniò la formula di successo “pensioni d’oro”. Quattromila euro al mese netti di pensione non sono certo pensioni di latta. D’argento sì, ma l’oro è un’altra cosa. Comunque pagano e neanche loro sono “figli di mamma Ryan”. Ora si lamentano, sono partiti i magistrati che minacciano, per deformazione professionale, ricorsi alla Corte Costituzionale. Devono stare attenti a non spargere la lacrima sbagliata. Con il contributo da pagare non vanno né in miseria né in mezzo a una strada. Cento, duecento euro al mese in meno non sono per loro la fame. Anche se ai pen sionati a reddito alto-medio è stata bloccata anche la rivalutazione delle pensioni e quindi tra lucro cessante e danno emergente il meno ogni mese comincia a fare trecento che anche per loro non sono proprio bruscolini. Ma devono stare attenti perché non hanno santi in paradiso al governo: Brunetta e sacconi quando sentono parlare di dipendenti pubblici mettono mano alla pistola, Berlusconi quando sente parlare di magistrati…

La lacrima giusta, anzi niente lacrime. Accettino serenamente e perfino con sprezzo del dolore di tasca loro inferto di essere trattati da cittadini di serie inferiore. Se ne facciano un vanto di essere gli unici colpiti: ad andare a pietire ad un governo nemico quelle due banconote da cento al mese loro sottratte ne perdono di dignità. Subiscono ingiustizia, palese e clamorosa anche se non letale. Ciò che li deve offendere è il metodo e non il merito. E si levino il lusso e lo sfizio di sbatterle in faccia al governo, e anche al vicino di casa e al bottegaio sotto casa, quelle due, tre banconote da cento.