Sarah Jones, la cheerleader che fa tremare Facebook, Google e i giornali online

La cheerleader ottiene 338mila euro di risarcimento da The Dirty, un sito di gossip accusato di diffamazione. Solo che il contenuto giudicato “diffamatorio” viene dal commento di un lettore. Facebook, Google e giornali online preoccupati: “Così censura preventiva”
Sarah Jones, la cheerleader che fa tremare Facebook, Google e i giornali online
Sarah Jones, la cheerleader che fa tremare Facebook, Google e i giornali online

ROMA – Si chiama Sarah Jones, ha 29 anni, ed è una ex cheerleader. Soprattutto è la donna che sta facendo tremare i giornali online degli Usa e non solo. La storia nasce da una sentenza, quella che obbliga il sito di gossip “The dirty” a pagare, proprio alla cheerleader, un maxi risarcimento da 338mila dollari per diffamazione.

Sentenza che ora è in attesa dell’Appello ma che basta a far tremare i giornali online. Perché “The dirty” sulla cheerleader non ha scritto nulla. Tutto nasce da un commento di un utente che il sito, come fanno tanti altri, si è limitato a pubblicare.

Il lettore, semplicemente, aveva scritto che la Jones, da cheerleader dei Cincinnati Bengals (una squadra di football americano) aveva finito per portarsi a letto tutta la squadra di football ricavandone un bel po’ di malattie veneree. Per inciso, sempre Sarah Jones, è finita a processo (ma è altra vicenda) per una presunta storia di sesso con un minore che era suo studente.

Letto il commento la cheerleader ha querelato. Il sito credeva di essere al riparo visto che negli Usa esiste una norma,  Communications Decency Act, che difende i siti dalla diffamazione online. Il giudice ha deciso diversamente e ha condannato. E ora in rete tremano tutti, colossi come Facebook e Google compresi. Perché, scrivono in un documento,

“Se i siti web sono soggetti alla responsabilità per non aver rimosso i contenuti di terzi ogni volta che qualcuno ha qualcosa da obiettare, saranno soggetti al veto preventivo di chi potrebbe ritenersi offeso dandogli un potere illimitato di censura”

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