Maledizione, i freni non tengono: l’Europa slitta verso il double dip

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Agosto 2011 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Maledizione, i freni non tengono: l’Europa slitta verso il double dip. Litorale italiano, Ferragosto pieno. Sulle spiagge di Ostia, Fiumicino, Anzio, Nettuno, Fregene,  l’Agenzia delle Entrate, insomma quelli delle tasse, hanno fatto una decina di “verifiche” più o meno a caso. E hanno trovato che i gestori di stabilimenti, quelli di sdraio, ombrelloni, docce, panini, bibite e spaghetti ai bagnanti in media dichiarano 18mila euro incassati ogni 86mila intascati. E allora? Dov’è la notizia? Non si attendono sorprese dalle altre 44 verifiche in corso. Scenario italiano, affaccio sul davanzale del prossimo campionato di calcio: Adriano Galliani a nome delle società di calcio solleva questione che sarebbe comica non fosse tragica: “Il contributo di solidarietà, insomma l’Irpef al 48 per cento, la devono pagare i calciatori e non le società, altrimenti scioperino quanto gli pare”. Non è che Galliani sia diventato Quintino Sella, deve essere che i calciatori hanno fatto sapere di voler essere pagati comunque “al netto” e che la nuova tassa la paghino dunque le società. Infatti, portando a casa milioncini di euro l’anno rischiano di dover dare al fisco qualche decina di migliaia di euro ciascuno: ne va della tranquillità e concentrazione in campo. Ma ormai sono episodi, istantanee sociali di retroguardia: scintille, lampi di una potenziale “guerra civile” sulle tasse, di qua chi paga, di là chi non paga. Sarebbe comunque una lotta, una battaglia di retrovia. Perché, maledizione, i freni non tengono.

Non tengono quelli italiani alla prima frenata: dopo la grande manovra del governo gli spread dei Btp italiani sui titoli tedeschi tornano a salire. La manovra sta portando soldi in cassa ma non semina fiducia, non sull’Italia almeno, non al primo colpo almeno. Perdiamo altro terreno sulla Germania, su una Germania che si sta fermando. Il Pil tedesco ha rallentato nell’ultimo trimestre fino quasi a fermarsi. La Bce solo a Ferragosto ha comprato 22 miliardi di titoli italiani e spagnoli. Eppure il Btp arretra in fiducia e avanza in tassi di interessi richiesti da chi lo compra. Appesi alla Bce, ma se la Bce dovesse domani girarsi a guardare, a proteggere anche la Germania? Se si ferma il Pil tedesco si ferma il Pil europeo. E, se si ferma il Pil europeo, è double dip, è la seconda recessione economica dopo quella del 2008. La prima è stata assorbita, con perdite, dalle società europee e da tutto l’Occidente. La grande spugna che ha assorbito è stato il debito pubblico: gli Stati e i governi hanno garantito e pagato in forma di deficit e debito la possibile insolvenza e fallimento delle banche. Ma la spugna non può più assorbire. Perchè gli europei e gli americani ripaghino il debito, anzi perchè riescano a vivere più o meno come prima, anzi con qualche robusto taglio di spesa e reddito rispetto a prima, occorre che ci sia la “crescita”, ovvero l’aumento del Pil. Se non c’è crescita e Pil, la seconda recessione non taglierà spese e redditi, cancellerà spese e redditi.

Maledizione, i freni non tengono: Angela Merkel e Nicolas Sarkozy tengono una sorta di consulto di guerra. La Francia ha troppa spesa, rischia di essere sfiduciata anch’essa dai mercati. La Germania va ancora ma si sta fermando. La Bce tiene in piedi Italia e Spagna ma si sta sfiancando nella fatica. L’ultima diga, proprio l’ultima, è mastodontica e imponente. Si chiama eurobond e vuol dire che tutta l’Europa, soprattutto l’Europa del Nord, garantisce per i debiti di tutta l’Europa, soprattutto l’Europa del Sud. Erigere l’ultima diga non è facile: in molti in Germania e nella “area tedesca” recalcitrano a mettere la propria garanzia di pagatori di ultima istanza sull’Europa “latina”. Nell’Europa “latina” in molti proprio non capiscono: Bossi che si sente furbo e scaltro nel pensare che la lettera della Bce all’Italia sia stata scritta in Italia per “fregare” Berlusconi e Bossi stesso. E’ la Lega delle scarpe ormai fini e del cervello ormai grosso, il contrario del vantato proverbio. Fare la diga degli eurobond non sarà facile perché il cantiere che dovrebbe erigerla è allo stato una Torre di babele dalle molte lingue e dalla scarsa competenza. Ma è l’ultima diga: imponente, solidissima. Che però ha un punto di frattura. Non reggerebbe neanche quella se non c’è il “cemento” del Pil europeo che cresce. E, non dovesse reggere quella diga, allora double dip e ogni Stato e popolo europeo ognuno per la sua strada e che dio l’assista. Sarebbe disoccupazione, niente salario, altro che tagli sul salario. Sarebbe banche che saltano, altro che rivalutazioni delle pensioni che saltano. Sarebbero pensioni che saltano e qui qualcuno fa festa e vanto di ave salvato le pensioni di anzianità. Potrebbe averle salvate alla memoria. Maledizione, i freni non tengono: il treno Europa slitta verso il double dip e nel vagone Italia i passeggeri si affannano a fregare con destrezza la merenda al vicino e, quando ci riescono, si congratulano al motto “deragli pure, io addento”.