Grecia, l’accordo si infosca. Tsipras grida al boicottaggio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Giugno 2015 - 13:25 OLTRE 6 MESI FA
Grecia, l'accordo si infosca. Tsipras grida al boicottaggio

Alexis Tsipras con Angela Merkel (foto Ansa)

ROMA – Alexis Tsipras, premier greco, incrina se non proprio rompe il fragile idillio, la favola bella di una strada liscia e spianata verso l’accordo ormai soltanto da scrivere e firmare. Tutt’altro, alla vigilia del vertice tra i capi di governo europei, l’aria intorno all’accordo si infosca. Sono le opposte politiche, oltre ai numeri che ancora non tornano, a fare attrito, scintille e notizia.

Prima notizia: Tsipras che dice, praticamente denuncia, “c’è chi non vuole l’accordo”. Vero, un accordo alla Tsipras non lo vogliono in parecchi: la Spagna, la Polonia, i paesi baltici, l’Irlanda, il Portogallo…Paradossalmente, ma il paradosso e la sorpresa sono solo per quelli che seguono la vicenda greca come fosse un fumetto storico con assegnate le parti del buono e del cattivo, chi l’accordo lo vuole più di tutti è la cancelliera tedesca Angela Merkel che molto ha concesso finora a Tsipras rispetto a quanto a Tsipras e al governo greco non avrebbero concesso gli altri governi europei.

Seconda notizia: il Fmi ha svelato l’arcano che poi arcano non era. Il piano Tsipras non prevede nessun taglio o modifica di spesa in patria, il piano contiene solo nuove tasse. Tasse peraltro dalla improbabile riscossione. Ma quando anche fossero davvero riscosse, con la stessa dinamica della spesa pubblica e con più tasse l’economia greca non è che si rimette in salute, anzi.

Terza notizia: Tsipras vuole quello che quasi nessuno gli può dare senza suicidarsi politicamente. Tsipras vuole di fatto e de iure una sostanziale cancellazione del debito greco. Chiamarla ristrutturazione cambia solo il nome non la sostanza. Ma ai greci gli altri governi e opinioni pubbliche ed elettorati possono dare l’allungamento perfino di decenni dei termini di pagamento, la riduzione degli interessi da pagare a quasi zero. Ma la cancellazione del debito no, questo no. Perché gli spagnoli e gli irlandesi e gli italiani e i portoghesi e…Tutti un attimo dopo, elettorati e governi, chiederebbero analoghe operazioni sul proprio di debito. E allora non resterebbe che sciogliere non l’euro ma l’intero sistema comunitario. Partirebbe inarrestabile e via via selvaggio ognun per sé, dio o la fortuna per tutti e peggio per chi gli va male.

Quarta notizia: Tsipras ha i suoi guai in patria. L’alleato di governo, il partito della destra nazionalista, non vuole tagli alle spese militari e neanche la fine dell’Iva super bassa nelle isole. Là dove regna il nero fiscale non si viole sia introdotta la sconosciuta tassa. Buona parte di Syriza non vuole sia mantenuta la tassa sulla casa, parte di Syriza vuole che i creditori, Ue, Bce, Fmi, rinuncino ai crediti e basta. A Tsipras serve, anzi non può fare a meno di portare a casa e sventolare una forma di cancellazione del debito. Altrimenti rischia grosso di andar sotto in Parlamento e di portare la Grecia a quella specie di giudizio di dio che sarebbero nuove elezioni o referendum sul sì o no all’Europa.

Quinta notizia: qualunque popolo avrebbe in questa circostanza fatto come loro, ma i greci non aiutano l’interesse collettivo del paese portando via dalle loro banche miliardi su miliardi per esportarli all’estero o tenerli in casa. Le banche greche stanno in piedi solo con il “liquido” della Bce, quindi dei contribuenti degli altri paesi europei, dalla Bce sono venuti finanziamenti pari al 70% dell’intero Pil greco. Ma i greci fanno finta di non saperlo questo e qui va detto che non tutti i popoli si cullerebbero in altrettanta comodo amnesia.