Papa Francesco: “Sovranismo porta alle guerre. Sento discorsi come Hitler nel 1934”

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 9 Agosto 2019 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA
Papa Francesco, intervista a La Stampa: "Sovranismo porta alle guerre. Sento discorsi come Hitler nel 1934"

Papa Francesco con la spilla “aprite i porti” (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Il sovranismo “porta alle guerre” e i discorsi dei sovranisti europei “assomigliano a quelli di Hitler nel 1934”. E’ un Papa Francesco preoccupato per il futuro dell’Europa quello che viene fuori da un’intervista a La Stampa. Il Papa ha parlato di sfide per l’Europa, un’unità storica e culturale che “va salvata”, i pericoli legati al sovranismo e ai populismi, l’accoglienza dei migranti, l’emergenza ambientale, il prossimo Sinodo sull’Amazzonia.

“L’Europa non può e non deve sciogliersi. È un’unità storica e culturale oltre che geografica – dice – Il sogno dei Padri Fondatori ha avuto consistenza perché è stata un’attuazione di questa unità. Ora non si deve perdere questo patrimonio”. Con gli anni “si è indebolita” ma “bisogna salvarla. Dopo le elezioni, spero che inizi un processo di rilancio e che vada avanti senza interruzioni”. Il Pontefice è contento che sia una donna (Ursula von der Leyen, ndr) a presiedere la Commissione europea anche perché “le donne hanno la capacità di accomunare, di unire”. L’Europa “ha radici umane e cristiane – aggiunge – è la storia che lo racconta. E quando dico questo, non separo cattolici, ortodossi e protestanti”.

Per il Papa “la globalizzazione, l’unità non va concepita come una sfera, ma come un poliedro: ogni popolo conserva la propria identità nell’unità con gli altri”. Il sovranismo invece “è un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934”.

Il sovranismo, secondo Bergoglio “è un’esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre”. Pericolosi anche i populismi: “una cosa è che il popolo si esprima, un’altra è imporre al popolo l’atteggiamento populista. Il popolo è sovrano (ha un modo di pensare, di esprimersi e di sentire, di valutare), invece i populismi ci portano a sovranismi: quel suffisso, ‘ismi’, non fa mai bene”.

Sul tema dei migranti, Bergoglio ritiene che nell’accoglienza vadano “seguiti dei criteri. Primo: ricevere, che è anche un compito cristiano, evangelico. Le porte vanno aperte, non chiuse. Secondo: accompagnare. Terzo: promuovere. Quarto integrare. Allo stesso tempo, i governi devono pensare e agire con prudenza, che è una virtù di governo. Chi amministra è chiamato a ragionare su quanti migranti si possono accogliere”.

Un processo nel quale è fondamentale “il dialogo con gli altri Paesi”. Il Papa torna poi sulla necessità di proteggere l’ecosistema al centro anche del prossimo Sinodo sull’Amazzonia. Oggi, sottolinea , c’è “una situazione di emergenza mondiale. E il nostro sarà un Sinodo di urgenza. Attenzione però: un Sinodo non è una riunione di scienziati o di politici. Non è un Parlamento: è un’altra cosa. Nasce dalla Chiesa e avrà missione e dimensione evangelizzatrici. Sarà un lavoro di comunione guidato dallo Spirito Santo”. Ci si concentra sull’Amazzonia perché “insieme agli oceani contribuisce in maniera determinante alla sopravvivenza del pianeta”. La deforestazione “significa uccidere l’umanità”. Bergoglio riflette anche sul ruolo della politica, che deve “eliminare le proprie connivenze e corruzioni” e vede un segnale positivo “nei movimenti di giovani ecologisti, come quello guidato da Greta Thunberg”. (Fonte La Stampa).