Una Woodstock per il Grillo ‘cantante’ che spaventa la sinistra. 3.6% nei sondaggi, un favore a Berlusconi?

Pubblicato il 16 Settembre 2010 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA

Beppe Grillo

Non è ancora neppure ufficialmente candidato e già l’ultimo sondaggio gli attribuisce il 3,6%. I numeri del ‘comico – politico’ Beppe Grillo, adesso, iniziano a far paura non solo al Partito Democratico ma anche al principale “amico” di Grillo, il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Ma il primo “politico” della rete va avanti dritto per la sua strada. Prima era il Vaffa day, poi le liste a Cinque Stelle: ora l’ultimo step prima della definitiva consacrazione nella pubblica agorà, la Woodstock di Cesena. L’appuntamento è per il 26 settembre all’ippodromo: un mega happening con tante parole e tanta musica dal cui successo dipenderà la linea politica di Grillo nell’immediato futuro.

La discesa in campo del comico, in ogni caso, fa venire il mal di pancia soprattutto a sinistra. E’ la vecchia questione della torta: Grillo prende consensi quasi esclusivamente a sinistra, non ne aggiunge di nuovi, soprattutto in un Paese come il nostro dove la mobilità elettorale è relativamente ristretta e gli indecisi, quasi tutti moderati, non scelgono mai le ali estreme. Al contrario: la presenza di candidati forti, troppo schiacciati a destra o sinistra, di norma, tende a far confluire il voto, come forma di “cautela” sullo schieramento opposto. Risultato: le fette della torta sono sempre meno, e dai dipietristi fino all’ultimo dei partitini della galassia comunista fanno gli scongiuri. Qualcosa, probabilmente, Grillo toglie anche al Pd; meno però di quanto rischia un Di Pietro che coltiva il sogno dell’8%.

L’ultimo sondaggio, quello realizzato dalla Demos & Pi lo conferma in modo chiaro: Grillo è al 3.6%. Allo stesso tempo l’Italia dei Valori in un mese passa dall’8.1 al 5.5%. Facile capire, quindi, da dove arrivino i voti del comico. A dire il vero, però, non c’è nulla di più nebuloso delle intenzioni di voto espresse a distanza “ignota” dalle urne. Ad oggi non è dato sapere se il governo terrà e se e quando si tornerà alle urne. Gli umori degli italiani, quindi, oscillano con la facilità del disimpegno: due giorni prima dell’indagine Demos, secondo l’Istituto Crespi il movimento di Grillo era all’1.6% e Di Pietro al 6.5%.  Andando indietro di un’altra settimana un’indagine della Lorien Consulting dà Grillo al 2.1& e l’Idv al 6.9%. Fluttuazioni amplie che si spiegano, probabilmente, col fatto che le urne sono percepite come lontane e si può cambiare idea ogni giorno.

A fregarsi le mani è però soprattutto Silvio Berlusconi: il Pd è debole di suo, e la presenza di liste che tolgano forza all’Italia dei Valori è un grosso vantaggio. Per capirlo basta dare un’occhiata al modo in cui i giornali vicini al centro destra danno spazio alle iniziative del comico: tanta ironia e poco astio. Sui giornali vicini al centrosinistra, invece, Grillo esiste a malapena.

Il mal di pancia è palpabile soprattutto nell’Idv. Blog per blog, l’analisi più preoccupata viene da Massimo Donadi che definisce il comico la “polizza a vita di Berlusconi”: “Poco conta che Grillo dica cose giuste e denunci nefandezze. La cosa che più conta è che la sua lista, fuori dall’alleanza di centrosinistra, disperderebbe un patrimonio di voti, togliendoli ad una coalizione con reali chance di vincere le elezioni”. Secondo l’esponente Idv “con questo sistema elettorale, ogni voto tolto al centrosinistra è un voto regalato a Berlusconi. In questo scenario, Berlusconi benedirebbe Grillo come il suo più fedele alleato. Più di Bossi”.

Ad alimentare i “pruriti” dipietristi c’è anche un altro sondaggio, pubblicato dal Fatto Quotidiano. Si parla di eventuali primarie per scegliere il candidato premier del centrosinistra ed esce fuori una classifica “tafaziana”: il preferito è Antonio di Pietro (33%), tallonato proprio da Beppe Grillo (29%). Terzo, staccato, Nichi Vendola (19%) mentre il candidato reale, Pier Luigi Bersani, si ferma al 6%. Sembra un gioco a farsi del male, come se l’elettore di centrosinistra pensasse : “Voto il candidato che mi dà maggiore certezza di perdere le politiche”.

Il dato politico, però, è che Grillo è un elemento di disturbo non da poco. Alle ultime primarie “vere” del Pd, quelle che hanno incoronato Bersani, per non farlo candidare si sono mobilitati tutti e alla fine ci sono riusciti. Alla luce di quello che sta succedendo oggi, sembra una strategia un po’ miope: Grillo non avrebbe vinto, il Pd avrebbe fatto la figura del partito “veramente” democratico e forse qualche elettore scontento si sarebbe riavvicinato.

Grillo va avanti per la sua strada, ripete continuamente che non si candiderà in prima persona e sul suo blog, nei confronti di Di Pietro continua ad usare toni amichevoli. Tra 10 giorni, però, c’è la Woodstock di Romagna. Un maxi evento compresso in 48 ore e interamente finanziato da Grillo e dalla Rete. Su questo aspetto ironizza Il Giornale di Feltri secondo cui la raccolta fondi è stata un flop e Grillo deve prepararsi a “staccare un assegno a cinque zeri”.

Su Facebook, però, l’evento ha già 15.000 partecipanti confermati e probabilmente saranno molti di più. Non è solo merito della politica e dell’antipolitica: sul palco allestito da Grillo si esibiranno decine di artisti di grido. Solo per fare qualche nome: Fabri Fibra, Daniele Silvestri, Max Gazzè, Bud Spencer Blues Explosion, Sud Sound System, Samuele Bersani, Stefano Bollani, Marracash, Tre allegri ragazzi morti, Teatro degli orrori, Marta sui Tubi, Francesco Baccini, The Niro, Dente, Flavio Oreglio, Perturbazione, L’invasione degli omini verdi  e Leo Pari.