Berlusconi si mangia la Corte e spegne il processo: la legge del più… prepotente

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 13:52| Aggiornato il 25 Febbraio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi in tribunale

ROMA – “Ha agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”: su un testo così, praticamente già scritto voterà la Giunta per le autorizzazioni e procedere e poi l’aula di Montecitorio, su un testo così la maggioranza dei deputati alla Camera stabilirà che il processo a carico di Berlusconi deve fermarsi e sparire per manifesta “improcedibilità”. Insomma il potere politico dirà alla magistratura che quel processo non si può e non si deve fare. Accadrà presto, è praticamente deciso e dovrebbe bastare a spegnerlo quel processo “insensato e imperdonabile” per dirla con le parole del premier.

Per altre iniziative “insensate e imperdonabili” della magistratura di provvederà con apposite leggi: l’immunità parlamentare (non si indaga sugli eletti in Parlamento senza l’autorizzazione del Parlamento, oggi indagare si può e l’autorizzazione serve per perquisizioni e arresti), la polizia che indaga sottratta all’indirizzo dei pubblici ministeri, il controllo disciplinare dei magistrati condotto a portata della mano del ministro della Giustizia e, last but not least, la “galera” per chi passa e pubblica le poche intercettazioni telefoniche rimaste dopo il limite a 75 giorni e 10 anni, settantacinque giorni per intercettare e poi basta e mai per i reati che prevedono pena inferiore a dieci anni, quindi i reati di corruzione non si intercettano, nè al telefono nè altrove.

Berlusconi e la sua maggioranza che ingrossa ogni giorno spegneranno il processo che il capo dello Stato indica come luogo di garanzia per le ragioni del premier. E cambieranno definitivamente i connotati al raporto tra giustizia e politica, tagliando le mani all’una e rendendo immune la seconda. Questo l’esplicito e propagandato programma. Ma è il meno, c’è di più. Un di più che fa meno rumore eppure è più fragoroso, un di più che si può battezzare come l’introduzione non della legge del più forte, ma della legge del più…prepotente.

Prepotente…per evitare, impedire, bloccare la “prepotenza istituzionale” ogni Costituzione in ogni paese occidentale istituisce una Corte “Suprema”. Suprema nel senso che non è soggetta al potere politico, sta lì apposta per fare da argine al potere politico, argine e alveo entro il quale il potere politico può scorrere senza esondare. Questa Corte Suprema in Italia è la Corte Costituzionale. Corte che Berlusconi vuole “riformare”. Riformare nell’esplicita direzione di renderla un organo politico. Mille e mille volte Berlusconi ha lamentato che la Corte Costituzionale è “di sinistra”. Vero o falso che sia, questa sua affermazione e convinzione dimostra come Berlusconi non riesca neanche a concepire l’idea di una Corte appunto suprema.

Fosse anche quella che c’è “di sinistra”, forse che se fosse “di destra” allora diventerebbe tanto buona e utile quanto quella attuale è secondo il premier cattiva e dannosa? Riformare introducendo il principio secondo cui la Corte Costituzionale decide solo a maggioranza dei due terzi significa non solo bloccare le decisioni della Corte ma stabilire che quelli non sono giudici supremi ma rappresentanti ed emissari delle forze politiche. Ed è questa letteralmente la “prepotenza”: un potere, quello politico, senza argini e alveo. Non un potere forte, non la legge del più forte, ma la legge appunto del più prepotente. Sarà l’Italia la prima nazione in occidente a ristabilire questo principio caduto e negato da due rivoluzioni evidentemente improvvide: quella americana e francese del secolo diciottesimo.